PALERMO – L’informativa finale sullo scandalo all’Ars è stata depositata a luglio. Contiene nuove trascrizioni di intercettazioni.
“Qui la questione è che devi trovare dei fornitori che pagano tutto ma alla fine loro, cioè il costo effettivo che ne so del servizio è 10.000 ma ti devono fare la fattura per 37 o 35, poi a questi si devono fare fatture per 10 quella di Sabrina (la portavoce Sabrina De Capitani ndr), 10 quella mia, 5 quella di Alessandro (Alessandro Alessi ndr) capito… Alessandro si prenderà un compenso di 5.000 euro ma senza fare niente”.
Scandalo Ars, le nuove intercettazioni
A parlare così era Marianna Amato, dipendente della Fondazione orchestra sinfonica siciliana ed esperta del settore della comunicazione. Partendo anche da questa intercettazione la Procura di Palermo avrebbe ricostruito il modus operandi nella gestione dei fondi stanziati dall’Ars e dalla Regione siciliana per organizzare eventi culturali e di beneficenza.
Non dovrebbero avere scopro di lucro ed invece i finanzieri sono convinti di avere scoperto fatture per operazioni inesistenti e costi gonfiati. La conferma arriverebbe dal ritrovamento di alcuni fogli sequestrati lo scorso maggio dal Nucleo di polizia economico-finanziaria a casa di Alessandro Alessi.
Le operazioni avrebbero avuto il benestare del presidente dell’Ars Gaetano Galvagno che – questa è la tesi dell’accusa – metteva a disposizione i fondi della Presidenza oppure si sarebbe prodigato per inserire i finanziamenti nella legge di Bilancio approvata dal parlamento siciliano.
“Io non sono un bancomat”
Il braccio operativo sarebbero stati, in alcuni casi, la Fondazione Dragotto e la srl Al Quadrato Communication con la complicità rispettivamente della vice presidente Marcella Cannariato e del titolare Alessandro Alessi. Che non lo avrebbero fatto gratis. Amato riportava le parole pronunciate da Canarriato: “… io l’operazione la faccio ma voglio come dire avere un tornaconto perché non sono un bancomat”. Bisognava infatti di anticipare le somme necessarie per gli eventi in attesa della liquidazione da parte della Regione.
La “bella figura” di Cannariato
Secondo Giorgia Galvagno, sorella del presidente, non indagata ma al corrente di molti passaggi, nella bilancia andava messo anche un bene sì immateriale ma di grande valore, il ritorno di immagine per Cannariato: “Neanche dall’altro lato dico c’è un bancomat (si sarebbe riferita al fratello ndr) dico comunque la bella figura… appare lei”. Amato concordava: “Certo lei è la Tommaso Dragotto perché lei sta utilizzando le cose… io sicuramente non appaio, Sabrina (Sabrina De Capitani ndr) non appare, Alessandro (Alessi ndr) qua non appare, tu non appari”.
“L’Iva è una m…”
Cannariato per dare forza alla sua posizione avrebbe fatto riferimento ai soldi pagati per l’Iva. “L’Iva è una minchiata, è una partita di giro quindi è inutile che lei fotte su queste cose perché lei si guadagna altri 18 mila euro”, diceva la sorella del presidente.
Qualche rischio in realtà Cannariato correva. Era la stessa Amato a confermarlo: “Perché lei deve provare tutto come Fondazione tu che fattura ci puoi fare a lei… la Fondazione ti fa una fattura a te che servizi hai tu… lei ha un problema di dover recuperare poi questi 15 o quelli che saranno… 15 mila euro”.
Lo schema sarebbe stato attuato per la manifestazione “Un magico Natale edizione 2023”, un doppio spettacolo in teatro, a Palermo e a Catania, per i bambini delle periferie disagiate. Fu un flop, c’era così poca gente che dovettero coinvolgere gli studenti delle famiglie borghesi “con le felpe da 300 euro” per coprire i posti a sedere vuoti.
“Costi reali quanti ne abbiamo…”
A finanziare l’evento fu l’assessorato regionale alla Famiglia: 80 mila euro più Iva. “Di costi reali quanto abbiamo”, chiedeva Giorgia Galvagno. Amato rispondeva che “rimarrebbero circa, tolti dieci e cinque, dovrebbero rimanere all’incirca 40 mila euro poi alla fine Alessandro si prenderà un compenso di €5000 ma senza fare niente”.
È sempre Amato ad ammettere la differenza fra i soldi veramente spesi e quelli presentati in fattura: “Sono 100, questi sono i costi che noi abbiamo presentato alla Famiglia, quelli reali 37 sono”.
“Tutti soldi buttati”
In realtà sulla base di una conversazione di Cannariato il costo complessivo sarebbe stato addirittura inferiore: “Sai quanto è costato tutto questo spettacolo tra Catania e Palermo sono 26, sai quanto si pigliano 100”. “Tutti i soldi buttati”, affermava l’interlocutrice della imprenditrice.
Il 31 gennaio 2024 Alessandro Alessi è stato intercettato mentre ricordava a De Capitani i termini dell’accordo: “Facendo tutti i conti cioè con i soldi che si devono dare alla fondazione perché noi avevamo fatto un accordo dieci dieci dieci dieci trenta loro”. Da qui la decisione di perquisire la sua abitazione.
Nell’informativa finale consegnata un mese fa alla Procura e depositata assieme all’avviso di conclusione delle indagini i finanziari ricostruiscono che il contributo pubblico di 80 mila euro più Iva erogato dalla Regione siciliana alla Fondazione Dragotto è stato interamente girato alla “Al Quadrato Communication riconducibile ad Alessi e da questa utilizzato per pagare costi dell’evento per complessivi 20.000 euro, trasferire 12.000 euro a Marianna Amato e consegnare 4.760 a Sabrina de Capitani”. Le direttive sarebbero arrivate da Galvagno.
I fogli sequestrati
Il riscontro arriverebbe da “alcuni documenti manoscritti e della relative fatture rinvenuti e sequestrati il 23 maggio 2025 presso l’abitazione di Alessi. A fronte di un contributo pubblico di euro 100.000 concesso dalla Regione siciliana alla fondazione Tommaso Dragotto le spese effettive sostenute ammontano a circa 47.000 euro per cui si è registrato un utile totale di 34.940″.
Cifra per la quale, nell’appunto trovato a casa di Alessi, vengono ipotizzate due suddivisisioni: 50% ciascuno per “A” (Al Quadrato srl) e “Fond” (Fondazione Dragotto, anche se i legali di Cannariato, Vincenzo Lo Re, Daniele Livreri e Giada Traina, smentiscono: “La stessa finanza ha analizzato a fondo i conti della società di Alessi, che aveva interamente incassato il contributo pubblico, non riscontrando spostamenti di denaro in favore della Fondazione Dragotto e non evidenziando prelievi in contanti”). Oppure, così c’è scritto nell’altro appunto: 10 mila euro alla Al Quadrato e 24 mila alla Fondazione.

