PALERMO – L’appuntamento è fissato per il 2 dicembre alle 14, l’opposizione tenta la strada della ‘parlamentarizzazione della crisi’ del governo regionale: una mozione di sfiducia con Renato Schifani in Aula.
La Vardera confida che è in corso il dialogo con “un deputato di FI e un altro di FdI”. Cateno ha assicurato i voti di Sud chiama Nord. Ne mancherebbero otto all’appello. Ma la calendarizzazione a soli 7 giorni dal deposito fa circolare, anche tra alcuni firmatari, il dubbio – insistente – che il governatore stia puntando su una doppia vittoria in poche settimane: ottenere la fiducia dall’Aula e varare una manovra con stanziamenti di rilievo, anche trattenendo le due deleghe revocate, agli esponenti Dc, per sé. Un messaggio diretto a Roma che partirebbe dal cuore di palazzo dei Normanni.
Sfiducia, l’opposizione ci prova
“Il dato politico è sicuramente che noi, con la presentazione della mozione di sfiducia, stiamo parlamentarizzando la crisi. È chiaro che faremo tutte le dovute interlocuzioni affinché venga votata da 36 deputati e si stacchi la spina a questo governo”. Nuccio Di Paola, deputato del M5s, non ha dubbi pochi minuti dopo la capigruppo che ha fissato la mozione di sfiducia al governatore siciliano. Ventitré i firmatari, 15 contestazioni al governatore, 3 voti di Sud chiama Nord e l’obiettivo di arrivare a 36. Ma niente voto segreto.
“Stiamo cercando, ciascuno di noi, di interloquire con alcuni deputati di maggioranza. Gli scontenti sono molti – aggiunge Di Paola – lo abbiamo visto con la manovra quater”.
Di Paola affila le armi, nel mirino c’è una seconda data, il 9 dicembre, “entro cui Schifani deve nominare gli assessori alle Autonomie locali e alla Famiglia, visto che nel 2020 abbiamo approvato una legge, può trattenere le deleghe al massimo per 20 giorni. Stiamo vivendo una situazione rocambolesca e siamo convinti che giorno 2 qualche sorpresa possa esserci”.
La Vardera: “Dialogo in corso con due deputati di maggioranza”
“Sto dialogando personalmente – spiega Ismaele La Vardera, leader di Controcorrente, a LiveSicilia – con un esponente di Fratelli d’Italia e un altro di Forza Italia, potrebbero votare la sfiducia. Ma il dato politico è che Schifani finalmente potrà venire in aula ad ascoltare i suoi disastri e sapremo chi vorrà salvare questa Regione. Ci sarà una linea di demarcazione netta, è l’unico atto che abbiamo a disposizione. Ciascuno si assumerà la responsabilità del mantenimento dello status attuale”.
Safina (Pd): “Schifani dovrebbe dimettersi”
Dario Safina, esponente del Pd, ribadisce che “con la mozione di sfiducia, vista la fuga di Schifani dall’Aula, c’è la possibilità di metterlo davanti alle sue responsabilità; c’è una crisi di governo ed è un modo per parlare di quello che non è stato fatto in questi tre anni di legislatura”.
“Per noi – insiste ancora Safina – Schifani dovrebbe dimettersi. In Sicilia il consenso si forma con l’amichettismo, se sei amico di qualcuno ottieni qualcosa e in cambio bisogna dare il voto. L’amichettismo tiene conto solo dell’appartenenza. Mi auguro che ci siano dieci responsabili all’Ars che sfiducino Schifani”.
La maggioranza fa quadrato
“È una mozione velleitaria”, commenta Giorgio Assenza, il capogruppo di FdI all’Ars, che risponde a Di Paola: “Quale sarebbe la sanzione per la mancata nomina degli assessori entro il 9 dicembre?”.
Gli esponenti della maggioranza ostentano sicurezza: “Se la sfiducia si votasse col voto segreto – dicono a microfoni spenti – scomparirebbero anche i voti di chi l’ha proposta, per mantenere il posto all’Ars”.
Il presidente dell’assemblea Gaetano Galvagno non si sbilancia, ma conferma un elemento, Schifani non teme l’Aula. “Dopo neanche due ore – dice il presidente dell’Ars a LiveSicilia – che le opposizioni hanno presentato la mozione di sfiducia, è stata fatta la capigruppo e do il merito al presidente della Regione Renato Schifani, che ho sentito, di essere stato tempestivo nel fissare una data che è quella di martedì prossimo”.

