PALERMO – Dalle riforme non approvate alle inchieste giudiziarie, sono 15 i punti al centro della mozione di sfiducia depositata da Pd, M5s e Controcorrente nei confronti del presidente della Regione Renato Schifani. Sarà discussa, secondo quanto fissato dalla riunione dei capigruppo, il prossimo due dicembre alle 14.
“Ora la si porti subito in Aula per la discussione prima della Finanziaria. Schifani sarà costretto finalmente a ritrovare la strada per Sala d’Ercole che ha smarrito da tempo”, avevano commentato Antonio De Luca (M5S), Michele Catanzaro (Pd) e Ismaele La Vardera (Controcorrente).
Ars, depositata la mozione di sfiducia
Un doppio deposito, la mozione di sfiducia è stata inserita dalle opposizioni sul portale online, ma consegnata anche nel formato cartaceo, con le 23 firme in calce.
Non ci sono – ancora – i nomi dei deputati regionali di Sud chiama Nord, ma Cateno De Luca ha assicurato il sostegno alla sfiducia del proprio gruppo all’Ars.
I 18 punti del documento
La premessa della mozione di sfiducia riguarda le “numerose iniziative dell’autorità giudiziaria che
coinvolgono esponenti politici della maggioranza, che sostiene il Presidente della Regione componenti
del Governo regionale esoggetti da essi nominati ai vertici della sanità regionale, della burocrazia e degli
enti collegati, suscitando profondo sconcerto e indignazione nell’opinione pubblica regionale e nazionale”.
L’opposizione accusa Schifani di non avere “ritenuto di rendere comunicazioni tempestive all’Assemblea regionale siciliana, fuggendo al necessario confronto istituzionale sulla rilevanza politica e amministrativa dei fatti oggetto d’indagine e sulle loro ricadute sull’azione di governo”.
I deputati rilevano che molte proposte del governo regionale sono state respinte dall’Aula, “evidenziando una significativa frattura all’interno della maggioranza parlamentare; nonostante ciò, il presidente ha imputato tali difficoltà ai deputati dell’Assemblea, senza esercitare in modo efficace la propria funzione di direzione politica della coalizione”.
E ancora, “nei tre anni di attività del governo – si legge nella mozione – non sono state avviate riforme capaci di affrontare le criticità strutturali della Regione, con comparti ancora paralizzati e gravi disfunzioni nella gestione del servizio idrico e del sistema dei rifiuti”.
Tra le contestazioni, anche le vicende relative all’assessorato al Turismo, “che hanno coinvolto esponenti della maggioranza e che hanno ulteriormente minato la credibilità dell’azione amministrativa”.
Indagini e sanità
Indagini giudiziarie e sanità rappresentano il cuore della mozione di sfiducia, dopo le premesse le opposizioni sostengono che “le indagini giudiziarie hanno fatto emergere episodi corruttivi in diversi settori dell’amministrazione regionale, in particolare nell’ambito sanitario, con il coinvolgimento di funzionari per alcuni dei quali risultano dichiarazioni di ammissione di condotte corruttive”.
Un passaggio anche sulle “anomalie nella gestione degli appalti in ambito sanitario” e sui “pronto soccorso in costante emergenza”. E ancora, “liste d’attesa fuori controllo e una insufficiente vigilanza sui direttori generali nominati dal presidente, nonostante gli impegni assunti in ordine alla loro valutazione”.
Lea e mobilità passiva
I deputati regionali puntano l’attenzione sui dati “sconcertanti” della mobilità passiva e sui “ritardi e le carenze nell’attuazione dei LEA, la totale assenza di riscontri concreti alle pur annunciate iniziative volte ad arginare le liste d’attesa, nonché i drammatici esiti dei ritardi nella consegna dei referti istologici da parte dell’ASP di Trapani”.
L’opposizione parla del “fallimento dell’azione dell’esecutivo in materia sanitaria, improntata all’improvvisazione e caratterizzata dalla palese mancanza di conoscenza delle reali condizioni del sistema”.
L’inchiesta su Cuffaro
La mozione contiene un passaggio sul “principio di garanzia per gli indagati”, ma subito dopo arriva l’affondo sull’indagine che coinvolge Totò Cuffaro “che ha ulteriormente compromesso l’immagine dell’esecutivo. In tale contesto, il provvedimento di revoca degli assessori espressi dalla Democrazia cristiana – pur non indagati – non è stato accompagnato da alcuna attività di verifica sui soggetti nominati dallo stesso partito in posizioni apicali della sanità e degli enti controllati, determinando una evidente disparità di trattamento e un difetto di coerenza dell’azione governativa”.
L’opposizione ritiene che si sia determinata una “progressiva e irreversibile compromissione del rapporto fiduciario tra il Presidente della Regione e questa Assemblea, nonche un grave pregiudizio alla credibilità dell’amministrazione regionale”.
Le prossime mosse
“Si vota per appello nominale – spiega Nuccio Di Paola, deputato del M5s a LiveSicilia – ciascun deputato verrà chiamato con nome e cognome e dirà se è favorevole o contrario”.
Appuntamento in aula il 2 dicembre alle 14.

