“Se non sono morto io, non muore più nessuno”. Umberto Scapagnini non ha perso l’antico umorismo, spinto fino all’estremo limite dell’ironia, dello scherzo perfino sul suo corpo che si stava dissolvendo, bruciato da un terribile male. Umberto, il suo organismo e il suo spirito hanno attraversato la valle oscura della morte, per uscire dall’altra parte. Ora, per l’ex sindaco di Catania, il buio di una lotta contro il tumore è quasi (si dica per scaramanzia partenopea) un brutto sogno, secondo il registro di esami recenti e speranza. L’onorevole – ma lui preferisce il termine “Professore” – è tornato alla Camera, dopo una lunga sommersione clinica, ed è stato accolto da uno scrosciante applauso. Un segno d’affetto trasversale che non è da tutti. Il proseguimento di un’attenzione diffusa – dai colleghi all’uomo comune – che ha accompagnato il decorso della malattia. Umberto Scapagnini racconta la strada e lo sbocco a Livesicilia.
Professore, cosa ha provato quando è stato avvolto da quell’applauso interminabile?
“Un’esperienza fantastica, come uno che torna alla vita. Sono stato dieci mesi in clinica, in coma pre-mortale. Ho ricominciato come un bambino, da zero. Ho dovuto imparare a camminare, a respirare, a digerire”.
Cosa è successo?
“Succede che esiste una stretta correlazione tra tumore e stress, lo metta in risalto per cortesia. Ho passato anni faticosi. Così, le difese immunitarie si abbassano e il male ha il sopravvento. Le cure sono state pesanti. Sono entrato in clinica con valori incompatibili con la vita. E – lo ripeto – sono tornato alla vita”.
Una buona e dura battaglia. Come ha trovato la forza di combatterla?
“Io sono un uomo di scienza, ma anche di fede. Sono devoto di Padre Pio. Questo mi ha aiutato, mi ha dato la carica positiva. Devi crederci, devi coltivare la speranza in condizioni difficili. Se ti lasci andare è finita. Avevo una voglia fortissima di tornare. E’ stata fondamentale. Devo fare troppe cose che ho lasciato in sospeso”.
Cosa?
“La legge sulle cure palliative è farina del mio sacco, modestamente, e di altri colleghi. Ci ho lavorato moltissimo, trovando consensi trasversali. La terza fase della vita è importante. E’ giusto che le persone vengano accompagnate e assistite secondo umanità e dignità. E poi non si può mai dire. Intendo occuparmi di una riforma generale della sanità”.
Lei è stato circondato da tanto affetto.
“Sono cresciuto enormenente dal punto di vista spirituale, grazie all’amore delle persone. Le preghiere hanno creato una grande energia. Mi hanno salvato”.
Professore, sono lieto di averle parlato. Come persona, non solo come giornalista.
“E’ stata una bella chiacchierata pure per me”.
Il suo è un racconto di speranza.
“Scriverò un libro. Le farò leggere qualche passo. Risentiamoci”.
E Umberto Scapagnini ride con la sua nuova voce. Dentro, c’è la gioia sconfinata di un bambino che ha appena imparato a camminare.