Scelte green per un vino democratico: l'azienda resiste alla pandemia - Live Sicilia

Scelte green per un vino democratico: l’azienda resiste alla pandemia

La cantina Judeka, immersa tra i vigneti della zona del calatino.

CALTAGIRONE – Un’azienda green a tutti gli effetti. Una realtà che ha fatto dell’ecosostenibilità una mission e una scommessa. Vinta, a quanto pare, almeno di fronte la pandemia. La cantina Judeka, immersa tra i vigneti della zona del calatino, tra il golfo di Gela e i Monti Iblei, è riuscita a superare quasi indenne la crisi innescata dall’emergenza sanitaria, riuscendo a raccogliere i frutti di investimenti mirati al rispetto dell’ambiente, mission dei fratelli Nicodemo, Valentina e Cesare, fondatori della cantina. 

L’ecosostenibilità

“Judeka nasce eco-sostenibile sin dall’inizio – racconta Valentina. Abbiamo creduto che avrebbe dovuto lasciare alle future generazioni un mondo migliore e abbiamo cercato di dare il nostro contributo al rispetto dell’ambiente sin da quando, nel 2017, abbiamo realizzato tutta la struttura – continua, mentre ci mostra i filari della vigna, in un’assolata mattina di autunno. 

Il sole, fonte di energia

E il sole, d’altronde, è un elemento fondamentale per l’azienda. La struttura è dotata di pannelli fotovoltaici che, con una produzione di 130 kilowatt, soddisfano tutto il fabbisogno energetico della cantina. “In questo modo, abbiamo raggiunto due obiettivi importantissimi – prosegue Valentina: uno è attingere dal sole l’energia pulita è l’altro, fondamentale sotto l’aspetto commerciale, abbiamo abbattuto i costi energetici riuscendo ad abbassare i prezzi”.

Il vino democratico

“Grazie al contenimento della spesa energetica, abbiamo dato vita a un vino che abbia un prezzo democratico – afferma ancora la titolare. Abbiamo voluto pensare all’intera filiera e al prezzo finale. Volevamo che il vino fosse alla portata delle famiglie e presente quotidianamente sulle tavole. Ci siamo dotati di strumenti che ci hanno permesso di ridurre i costi e produrre un vino per tutte le tasche”. 

Le acque depurate

Per depurare le acque sono stati realizzati dei laghetti di fitodepurazione. “In chiave di ecosostenibilità abbiamo realizzato questi due laghi, che si chiamano laghetti di depurazione, nei quali andiamo a depurare tutti i reflui della lavorazione e quindi le acque che vengono utilizzate per lavaggi e quant’altro”. Le acque passano prima attraverso tre pozzi di decantazione sotto i quali ci sono dei sassi che hanno un diverso spessore in modo da fungere da filtro. “Una volta che l’acqua è stata filtrata – prosegue Valentina – passa nel primo lago dove ci sono delle canne che attivano il processo di fitodepurazione . A quel punto, l’acqua passa nell’altro invaso: attraverso i raggi UV vengono eliminati gli ulteriori batterie l’acqua scende a valle pulita”..

La cantina

Quattro i soci di Judeka, Valentina e fratello Cesare, Maurizio Nicolosi e Stefano Finocchiaro. Sono circa 45 gli ettari di impianti, per una produzione di 400.000 bottiglia ogni anno di cui, la metà, vendute all’estero, in particolare in Giappone, Russia e in Germania. I dipendenti sono  16 dipendenti e, da marzo, non hanno smesso un attimo di lavorare.

L’impatto con la pandemia

I lavori nella cantina Judeka non si sono fermati mai. Neanche durante il lockdown di primavera. “La quarantena l’ho trascorsa in vigna – ci dice Valentina. Devo dire che a marzo e aprile abbiamo lavorato e non abbiamo messo in cassa integrazione nessuno, anche perché i lavori in vigna andavano completati”. Questo non vuol dire che l’azienda non abbia subito contraccolpi dovuti all’emergenza coronavirus: in particolare è il mercato dell’export ad aver subito danni, così come quello della ristorazione.  

Di necessità virtù

“L’impatto con pandemia per noi è stato brutto, tangibilmente – afferma Valentina – ma è stato anche un momento di grande riflessione per capire come dobbiamo affrontare il nostro futuro da un punto di vista produttivo ma anche commerciale. È un momento di grande selezione, dove i più forti, che non vuol dire i più ricchi ma quelli con più tempra, potrebbero vedere delle opportunità. E ripeto, ci sarà una selezione naturale, anche di ristorazione.

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