Sul palco è andata bene. La convention di Forza Italia, al Politeama, è stata una riuscita e autoreferenziale celebrazione. Gli ingredienti c’erano tutti. C’era il nuovo acquisto, Giancarlo Cancelleri, transitato dal grillismo alla moderazione, con relativa abiura. Non poteva mancare Edy Tamajo, sfolgorante nella consapevolezza della sua potenza elettorale che lo rende il forzista più forzuto che c’è, con le sue truppe disseminate in platea.
Ha riscaldato tutti il giusto e affettuoso pathos per il leader, Silvio, ammaccato, ma in ripresa (auguri), capace di unire davvero il sentimento di una comunità slabbrata in più punti. E c’era, soprattutto, la voglia di voltare pagina, in Sicilia, e di mostrarla agli infedeli. Archiviati i dissensi – a Miccichè saranno fischiate le orecchie – sistemate le questioni interne, eccoci qui, eccoli là. Siamo – sono – noi di Forza Italia, questo appariva il suggestivo messaggio, alle prese con una stagione di governo che darà lustro al centrodestra, superando l’esperienza precedente. Perché si sa, anche se non si dice, che il confronto con il predecessore, Nello Musumeci, è sempre un argomento delicato, dalle parti di Palazzo d’Orleans.
L’incoronazione di Schifani
Si potrebbe dire che, in quella sede, sia avvenuta l’incoronazione di Renato Schifani. Non come presidente, ma come leader. Un monarca democratico, acclamato nel suo regno, in un tempo che si vuole annunciare di pace e prosperità. Il governatore berlusconiano che è giunto al traguardo, ma non secondo lo schema dirompente del primato forzitalista pensato da Gianfranco Miccichè, arcinemico suo e di Nello. Con una meccanica diversa, più suadente, con la benedizione di Ignazio La Russa. Infatti, l’ex presidente del Senato ha pronunciato parole nette riguardo all’attuale inquilino di Palazzo Madama: “Da parte del gruppo di Forza Italia fu un errore non votare Ignazio La Russa alla presidenza del Senato. Poi è stato eletto, i rapporti sono poi cambiati. Io so di potere contare sempre su La Russa”.
Le spine sul sentiero
Certo, le spine sulla strada lastricata di ipotetica gloria sono in agguato. Gli ‘evviva’ in questa Forza Italia che viene da giorni molto difficili possono essere sinceri, almeno alcuni. Altri potrebbero somigliare a una presa d’atto dell’uomo in sella del momento, in attesa di una controffensiva. La qualità maggiore di Schifani, dal punto di vista tattico, sta, tuttavia, nella sua capacità di schivare i colpi e di battere l’avversario grazie alla guerriglia, più che alla guerra politica in senso stretto. Il caso Miccichè ha fatto scuola.
Nessuno diventa la seconda carica della Repubblica, se non possiede anche la caratura sufficiente per scansare gli agguati. E’ pur vero che, negli anni, gli scenari sono cambiati, mentre non muta il culto dell’inossidabilità del potere. Sul tema si è esibito, con il suo ironico e candidamente perfido aculeo, un pungente Diego Cammarata, già sindaco di Palermo: “Se qualcuno avesse voluto scrivere la storia della nascita e della crescita di Forza Italia in Sicilia, che naturalmente non fa parte di questa narrazione, che la sfiora in maniera solo superficiale e, spero, divertente, avrebbe dovuto scegliere il genere narrativo del teatro dell’assurdo”. Qui si può leggere il resto.
Tra palco e realtà
Poi, oltre il palco, c’è la realtà. Renato Schifani la conosce e l’ha elencata, in chiave propositiva, nel suo discorso della corona. Ecco alcuni passaggi. “A Salvini ho detto che servono interventi anche sulla viabilità, come la Palermo-Catania, e all’Anas abbiamo detto che non siamo più disposti ad aspettare, vogliamo rispetto”. “Davanti a certi atteggiamenti bisogna essere decisi, la scelta di Ryanair su Comiso è un fatto grave”. “Troveremo i fondi per i forestali, per i piani antincendio ma posso garantire che quello che è successo non succederà più: utilizzeremo i fondi senza parcellizzarli, recuperandoli con la prossima programmazione e puntando su grandi temi per non perdere i soldi dell’Europa e risolvere i grandi problemi della Sicilia”.
Basterebbero siffatte brevi citazioni su mobilità, Ponte, soldi e Finanziaria impugnata per comprendere, nel rovescio della medaglia dell’ottimismo, quanto sarà complicato unire i puntini, una volta spente le luci della kermesse. Le incoronazioni sono gratificanti. Ma la Sicilia resta un problema.