I sacchi in fondo al mare |"Penale di 100mila all'impresa" - Live Sicilia

I sacchi in fondo al mare |”Penale di 100mila all’impresa”

Ad alcuni mesi dalle ultime promesse istituzionali, oltre 400 sacchi e big bags restano sul fondale antistante il lido Bellatrix; pesca illegale e altre devastazioni ambientali continuano intanto nella zona. VIDEO FOTO

CATANIA -Il Comune ha addebitato una penale da 100mila euro all’impresa che ha depositato in fondo al mare centinaia di sacchi contenenti interti lavici. Un caso sollevato da Livesicilia un anno fa, adesso arriva la presa di posizione dell’ingegnere Luigi Bosco, assessore alla Protezione Civile che spiega:  “Abbiamo avviato un’istruttoria, quei sacchi non possono stare in fondo al mare, per questo abbiamo addebitato una penale da 100mila euro al consorzio di imprese che si è aggiudicato l’appalto del collettore fognario”. L’impresa ha accettato di rimuovere i sacchi a proprie spese evitando così la penale. I lavori inizieranno, assicura Bosco, dopo il 30 settembre.

IL REPORTAGE- Lo sbocco esterno interrompe la linea della scogliera poco oltre le strutture del lido Bellatrix; circa 150 metri al largo e 30 sott’acqua, il collettore continua a riversare liquami. Nei primi metri l’acqua è trasparente ma non limpida, mostrando chiaramente gli effetti dello scarico fognario. Il galleggiante che segna il punto appare a circa 18 metri di profondità, evidenziato da un grappolo d’uova di calamaro; nel sorvolarla, la distesa di big bags sembra invariata dallo scorso novembre.

I sacchi di sabbia e inerte lavico giacciono ammucchiati attorno al collettore fognario; se ne intravedono anche all’interno, ma la maggior parte si accumula a coprire il condotto. Sulla parte scoperta poggia anche un contrappeso in cemento, nel quale è infissa una lunga sbarra metallica. Poco più avanti i sacchi sono ulteriormente accatastati fino al termine del breve pendio, alla quota di -28 metri: ce n’è almeno cinquanta nuovi.

Il fatto che una striscia di sabbia lavica sia stata lasciata libera davanti allo scarico, suggerirebbe una procedura di “sacchettamento”: livellamento e adattamento del fondale mediante accumulo dei materiali di riporto, in vista della posa di un altro tratto della condotta. Ciò, tuttavia, non sembra giustificare la dispersione dei sacchi nell’area circostante, definita scempio ambientale anche da operatori tecnici subacquei istruiti sulle opportune procedure di lavoro.

Intanto, nell’attesa che il materiale venga rimosso –così come l’amministrazione aveva assicurato alla fine del 2014- questi contenitori plastici sono esposti a degrado e colonizzati da fauna e flora marina: è facile trovare ricci e stelle marine intricate in mezzo ai fili di nylon, mentre piccoli branchi di pesci cercano nutrimento in mezzo allo strato di alghe che ricopre la plastica.

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Ma non è l’unica forma di abuso cui è sottoposta l’area. Risale allo scorso Aprile la segnalazione, da parte degli operatori dell’associazione “Pro Natura Mare Nostrum”, del passaggio di alcuni pescherecci a brevissima distanza dalla riva, a pesca di novellame (rigorosamente vietata) mediante reti di circuizione. La stessa associazione, che si occupa appunto di tutela ambientale, ha recuperato 100 metri di rete da posta poggiata su un fondale di -45 metri, in mezzo a un giardino di gorgonie già parzialmente sradicate.

Alle azioni distruttive si accompagna la “quieta immobilità” già riscontrata in altri siti lungo la costa: così molti tratti sabbiosi del fondale si rivelano, osservati da vicino, composti da un impasto di sabbia, involucri plastici e soprattutto mozziconi di sigarette; altra “specie” ricorrente sono i copertoni, talvolta utilizzati come tane dalle murene o riferimenti per i subacquei. Eppure il luogo esigerebbe più di una tutela: più persone raccontano di reperti archeologici in profondità, oltre la zona delle gorgonie: vasellame e, pare, il carico di un relitto ormai consumato.

Più oltre, presso il sito delle Grottazze (già Area Marina di reperimento), si sono avvistati anche dei pesci luna; ma lungo la franata, fino a oltre i -50 metri, è facile imbattersi in ampie reti, conzi e soprattutto nasse metalliche abbandonate in mucchi. Impegnativi i recuperi a tali quote. Peraltro, da un paio di settimane, lo specchio d’acqua accanto al lido Bellatrix –noto anche come “Scoglio del Gabbiano”- risulta ufficialmente interdetto alla navigazione e alle attività subacquee, ad esclusione di un centro immersioni catanese che sembra aver ricevuto permessi specifici. L’interdizione non è però elencata tra le ordinanze pubblicate sul sito della Direzione Marittima; un’idea –ancora da confermare- è che i lavori di rimozione dei sacchi siano prossimi ad iniziare o già in corso.

 

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