CALATAFIMI-SEGESTA (TRAPANI) – Sono 35mila le piante di canapa indiana che i carabinieri di Alcamo hanno scoperto essere coltivate in un’area di 15 mila metri quadrati, nascoste tra coltivazioni di mais e alberi di ulivo, nelle campagne di Calatafimi, in contrada Bernardo, a ridosso della famosa area archeologica di Segesta. Il blitz è scattato ieri e oggi i militari dell’Arma hanno reso noti i particolari dell’operazione condotta assieme ai carabinieri del 9° elinucleo di Palermo. E’ stato arrestato chi si prendeva cura della piantagione, un pastore di 56 anni, calatafimese, Salvatore Li Bassi. L’uomo con piccoli precedenti si è giustificato con i carabinieri dicendo che credeva di coltivare piante aromatiche. Poi si è chiuso nel silenzio più assoluto.
A sentire i carabinieri però non era gradevole l’aroma che veniva fuori da quelle piante, forte e fastidioso l’odore che era facile avvertire nella zona. Insomma l’uomo era perfettamente consapevole di ciò che stava facendo crescere in quel terreno e aveva creato una serie di dissimulazioni per non fare scoprire la piantagione, cresciuta in 276 filari ben sistemati protetti anche da un muro di balle di fieno altro tre metri. Le piante erano alte tra un metro e due metri e mezzo. La raccolta sarebbe stata imminente, in soldoni il blitz dell’arma ha mandato in fumo un affare da 35 milioni di euro, tanto avrebbe fruttato quella piantagione all’organizzazione criminale che certamente stava alle spalle. Le indagini infatti continuano perché, come ha sottolineato il capitano Salvino Capodivento, comandante della compagnia dei Carabinieri di Alcamo, non è credibile che il solo pastore sia il responsabile.
Quella scoperta è una tra le più estese piantagioni di canapa indiana scoperte negli ultimi 10 anni in Sicilia. Il territorio di Calatafimi per le proprie caratterizzazioni ambientali e climatiche si presta a questo genere di coltivazione, solo che quest’anno l’assenza di piogge ha ritardato la maturazione delle piante. Un ritardo che ha favorito il blitz dell’arma. I carabinieri da tempo setacciavano il territorio e alla fine hanno avuto ragione delle loro ricerche. Vicino al terreno coltivato per la produzione di marjuana è stato trovato anche un casale all’interno del quale erano tenute attrezzatture e concimi usati dall’arrestato. Ieri i carabinieri hanno anche avviato l’opera di estirpazione delle piante, operazione che cominciata alle 10 è terminata alle 22, 12 ore di intenso lavoro nonostante l’uso di una ruspa.