L’Amia è sull’orlo del fallimento, sommersa dai debiti, eppure intende rinunciare ai crediti che vanta dalla Pea, la società Palermo energia e ambiente che avrebbe dovuto realizzare uno dei termovalorizzatori in Sicilia. La Procura ne ha chiesto il fallimento. E proprio nel corso dell’udienza fallimentare i rappresentanti della Pea si sono presentati con una nota in cui i commissari dell’Amia dichiarano di rinunciare a 14 milioni di euro, o giù di lì. In sostanza, l’azienda che si occupa dello smaltimento dei rifiuti a Palermo andrà all’incasso solo se la Pea dovesse vincere la causa con la Regione contro lo stop alla realizzazione dei termovalorizzatori. Una posizione, questa dell’ex municipalizzata, che la Procura definisce inaccettabile.
E così il pubblico ministero Geri Ferarra ha chiesto al giudice Gabriella Giammona di accertare se i commissari dell’Amia – Sebastiano Sorbello, Francesco Foti e Paolo Lupi – abbiano il potere di rinunciare al credito e se siano stati autorizzati dal Tribunale e dal ministero dello Sviluppo economico che li ha nominati. Anche la posizione dei commissari ora è al vaglio della Procura.
La Pea, i cui soci di maggioranza sono la Falck e l’Amia, partecipata del Comune, ha debiti per oltre 44 milioni di euro ed è in stato di insolvenza. Al crack economico della società si aggiungono due inchieste. Una per falso in bilancio che vede indagati sette ex amministratori dell’Amia. E l’altra per una presunta bancarotta fraudolenta. La Procura ha, infatti, chiesto il fallimento della Palermo Energia Ambiente e nel frattempo – il codice lo prevede – ha avviato l’inchiesta penale per la quale è indagato anche l’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao. Il reato di concorso in bancarotta si concretizzerà solo nel caso in cui la Pea dovesse essere dichiarata fallita. Il destino dei due procedimenti – penale e fallimentare – è, dunque, incrociato.
Il nome dell’attuale assessore fa parte dell’elenco dei creditori della società che allo studio Armao si rivolse, tra il 2006 e il 2009, per alcune consulenze legali. “La questione attiene all’attività di assistenza legale che ho svolto in passato in codifesa con numerosi ed autorevoli legali di fama nazionale in favore della citata società – spiegò Armao -. Ogni attività legale in questo caso, protrattasi per anni ed in molti ricorsi in più gradi di giudizio sino in Corte costituzionale, come i relativi compensi si sono definiti prima dell’assunzione della responsabilità di Governo e con essa non hanno attinenza alcuna. Divenuto assessore – concluse – ho rinunciato a decine di incarichi professionali, rimettendoci in prima persona (come sanno tutti) per lavorare per la mia terra a tempo pieno”.
La Pea nasce dall’associazione temporanea di imprese che, nel 2004, vinse la gara e si aggiudicò la convenzione con la Regione per la costruzione dell’impianto di smaltimento dei rifiuti a Bellolampo. Ma nel 2007 la corte di Giustizia Europea annullò la gara per un difetto di pubblicità. Nel 2009 il nuovo bando che, però, andò deserto. Nel 2010 la Pea, che aveva esaurito il suo scopo, venne messa in liquidazione. In 6 anni l’unica opera realizzata dalla società, a fronte di oltre 44 milioni di euro spesi per studi di progettazione e consulenze legali, è stato lo sbancamento dell’area destinata al termovalorizzatore mai costruito.
Nelle scorse settimane si è fatta avanti pure la Falck, manifestando la volontà di pagare i debiti tranne quelli contratti con i soci, la rinuncia agli interessi sui crediti e l’intenzione di ricapitalizzare la società. Una proposta che non ha convinto del tutto la Procura.