Semaforo Rosso è un film che vuole raccontare tanto, e che vuole fare riflettere tanto. È un film vero, fatto da ragazzi ventenni che hanno creduto in un progetto a detta di molti “irrealizzabile” e che hanno voluto urlare alla gente che invece “sì, si può fare”. È la storia di Enea, Maria e Nadia, e di un’amore che intrappola e che non lascia via di fuga, di un ragazzo che si è smarrito dentro di sé e non sa come salvarsi.
Guglielmo Brancato è il regista e la mente dietro a tutto questo, un ragazzo di ventitré anni che aveva un’idea in testa e ha fatto di tutto perché si realizzasse, un po’ prendendo in giro chi non crede in queste cose, un po’ ispirandosi a grandi nomi come Lars Von Trier e Malick, e un po’ con l’aiuto di chi ha creduti in lui (come il co-produttore Alessio Calestani).
“È un film doloroso, ma voglio che sia anche un po’ noioso” commenta “perché secondo me nella noia sei costretto a pensare e noi non lo facciamo più. Il pubblico vorrei che riflettesse sul fragile, su chi è solo e chi non riesce a parlare. E voglio che si rifletta un sacco sull’amore, su come il tradimento non sia fatto per fare del male, ma viene fatto perché nasconde un dolore intimo e precedente” commenta Brancato. “Il titolo nasce dal fatto che i fragili in quest’epoca non hanno uno spazio per vivere. Enea, come il viaggiatore, fonda uno Stato morendo, uno Stato per i deboli e i non ascoltati.”
Accanto a lui, davanti alla telecamera, ci sono tre ragazzi che nell’arte e nelle sue sfumature hanno trovato la loro passione, e sono Paolo Catalano (Enea), Federica Palmeri (Maria) e Cecilia Minutoli (Nadia).
“La storia è molto più semplice di come sembra. E’ la storia di un ragazzo che vuole lasciare la sua ragazza, ma non può farlo. Enea è una parte che c’è in ognuno di noi, infatti trovarlo non è stato troppo difficile: è quello che siamo noi davanti alle difficoltà” dice Paolo Catalano. “E’ un film particolare perché non c’è un’evoluzione del personaggio, Enea è debole e resta debole. Esiste dentro di lui la voglia di emergere (come si vedrà), ma non ce la fa.”
Attorno Enea, come già anticipato, ruotano due figure profondamente differenti ed egualmente influenti nella vita del protagonista.
“Maria esercita una sorta di controllo su Enea, frutto delle sue insicurezze, che nascono dalle sue esperienze pregresse. Più Enea si distacca, più la sua insicurezza cresce” racconta Federica Palmeri “Penso che all’interno del cinema si tende a stereotipare i personaggi femminili, mentre con Semaforo Rosso cerchiamo di descrivere i vari aspetti della femminilità che non sempre emergono nei film, e che invece possono accomunare molte donne”.
“Nadia è un personaggio posato, soddisfatto della propria vita pur avendo una routine frenetica, fortemente legato alla musica. E’ un po’ il punto di chiusura del film, la via di uscita di Enea” dice Cecilia Minutoli. “Per quanto riguarda alcuni ruoli femminili e alcuni modi di apparire, ci sono tante questioni che entrano in gioco. L’idea di esporsi in un film crea delle situazioni difficili, e questo anche per colpa della società. Una donna non deve svestirsi per forza per essere bella.”
Il film, che si gira a Palermo, uscirà probabilmente a novembre, nella speranza di una visione “normale”, una cosa a cui il regista tiene particolarmente.