Caro Angelino,
Un giorno il miracolo accadrà. Su una qualunque strada del mondo, incontrerai un vero elettore, uno in carne e ossa. Uno che vota e che non ti ha mai votato. Vi scruterete, con reciproca e infinita meraviglia. Tu gli sorriderai – con quella scintillante dentatura mediterranea, ripassata da un odontoiatra accurato – e gli spalancherai le braccia, già pregustando il ricongiungimento familiare, da raccontare nel salotto di Maria De Filippi.
Lui ti sorriderà di rimando, per cortesia. Tu, Angelino, stupito di quel cenno d’assenso – come cavolo fa questo a conoscermi?, ti domanderai – allargherai ancora di più le braccia, pronto a tuffarti in quelle sue. L’elettore ignoto, ti guarderà stranito, a quel punto. Poi, educatamente, ti chiederà: “Scusi, ma lei chi è? Mi pareva preciso preciso a mio zio Pippo, invece visto da vicino…”. E Maria De Filippi si dissolverà con una lacrimuccia catodica.
Caro Angelino, poteva mai mancare la letterina di Capodanno, dopo avertene spedite tante che, sicuramente, non avrai manco degnato di uno sguardo? Ma non importa se non le hai lette. Resta il fatto che noi perdutamente ti ammiriamo e abbiamo cercato di dimostrartelo in tutti i modi possibili. Perché tanta ammirazione? Presto detto. Sei un mito. Sei l’unico che sia riuscito ad avere tanto recente spazio, in regime democratico, senza mai avere incontrato un voto, se non in tempi lontanissimi.
Cioè, tu non sei Kim come si chiama, il cicciottello che ammazza i dissidenti a cannonate in Corea (e per forza che di oppositori se ne trovano sempre meno). Non sei Putin, non sei Erdogan. Sei un avvocato agrigentino che ha capito evidentemente come funziona la segreta alchimia, riassumibile in una facile equazione: zero consenso = più poltrone.
No, non sei un dittatore sanguinario tu. Piuttosto, uno che ha saputo navigare sulla rotta del mare color della prebenda, fino a instaurare una dolcissima – per te – dittatura dell’incarico e della presenza. E i riconoscimenti non mancano: interviste sul ‘Corrierone’, foto con la posa da statista, pensosi commenti sul nulla… Una leggenda sei.
Fu Berlusconi a sdoganarti, ripescandoti nell’interregionale – eri una brillante promessa sui campetti desolati della politica siciliana – per lanciarti in Nazionale. Lo ripagasti con un morso politico alla mano del benefattore, con un tiro mancino, che ha fatto cronaca, epoca e costume. E poi – anche stavolta senza battere ciglio, ché deve essersi atrofizzato – hai assistito al tracollo di Letta, sfottuto da Renzi, che è caduto a sua volta, prima di tornare, indossando il parrucchino, sotto le spoglie di tale Paolo Gentiloni. E stai sempre lì.
E non sei nemmeno Andreotti che almeno mostrava quel guizzo sulfureo che ci piace assai, quell’afrore di sottobosco e di intrighi che riconosciamo come unico profumo del potere. Lo amiamo, anzi, ne andiamo pazzi, anche se poi urliamo davanti allo specchio: “Onestà, onestà, onestà”.
Né ti sfregiano i motti di spirito, le battutacce, i tweet corrosivi, a bersaglio, come la frecciata web degli splendidi Ficarra e Picone che – all’indomani della tua nomina nel Gentiloni Primo, detto anche Renzi Bis – si scatenarono: “Se devi acquistare una nuova poltrona, rivolgiti a chi da anni è leader nel settore. Poltrone e Alfà, gli artigiani della dignità”. Tu te ne fotti, con rispetto parlando. E giustamente. Ridano, ridano pure. Ride bene chi ride Alfano.
Alla faccia del prossimo. Alla faccia di Salvuccio e Valentino. Alla faccia di ‘Report’ e di tuo fratello Alessandro che lavora alle Poste, premiato con un mega-stipendio, crucciato da più di un sussulto di rabbia popolare. Non c’è satira, né scandalo mediatico, né indignazione che possa indispettirti. Alla faccia dello scrittore Stefano Benni che ti ha cucito addosso il suo sarcasmo, per la tua nota perizia nell’inglese, immaginando una tua traduzione della carola natalizia ‘White Christmas’.
(Eccola: I’m dreaming of a white Christmas. Just like the ones. I used to know. Where the tree tops glisten. And children listen. To hear sleigh bells in the snow. I’m dreaming of a white Christmas. With every Christmas card. I write. May your days be merry and bright. And may all Your Christmases be white”. Trad: “Io ho il dramma di un bianco Natale. Giù un like a uno lo usa o no. Dove i tre topi glissano. E rimbambiscono. Due anni dormono belli nella neve. Io ho il dramma di un bianco Natale. Con Every un Natale caldo avrai. Ma tu dai, Mary, e sbrigati. E maiale! È bianco il tuo Natale).
Tu sei l’uomo senza quid, come ti definì il tuo ex mentore – ma sempre sull’onda del Uaind – che non ha bisogno di niente per scalare il successo. Infatti, sei lassù, invitto, invincibile, inalfanibile, a gestire il sacramento dei potenti: l’indifferenza che li rende impermeabili.
Perciò, non c’è dubbio. Per noi sei il siciliano dell’anno e forse perfino del secolo.
Sei Angelino, uno, trino. Non possiamo fare altro che riconoscerlo – ammettendo il fallimento di tutte le nostre più appuntite critiche e delle inutili buone ragioni, perfino delle salaci annotazioni sul tuo illustre e postale congiunto – con l’ennesima letterina che tu non leggerai, se non per sfottere, a tua volta, gli sfottò.
Buon 2017 a te, dunque. E soprattutto a noi. Ogni giorno avrà il suo Alfano, anche nell’anno che verrà.