CATANIA – L’amore per la toga può costare la vita: il ricordo di Serafino Famà. Sono passati ventuno anni dall’omicidio del penalista catanese ordinato dal boss mafioso Giuseppe Di Giacomo. Le motivazioni della sentenza di condanna fotografano in maniera limpida la passione civile di Famà, uomo e penalista. “Il movente dell’omicidio va individuato esclusivamente nel corretto esercizio dell’attività professionale espletata dall’avvocato Famà”.
Per questo fu ucciso Serafino Famà dopo una vita passata in trincea. Parafrasando il nome del documentario che ne tratteggia la figura: l’avvocato che visse tra due fuochi. Perché il 9 novembre a Catania si ricorda allo stesso tempo l’uomo Serafino Famà e l’avvocato. Troppo spesso il penalista è guardato con sospetto sia dai clienti perché ritenuto troppo vicino ai giudici sia dalla comunità che, a torto, lo considera complice della persona che difende.
Una visione miope coltivata da chi, troppo spesso, dimentica il ruolo di primaria importanza proprio degli avvocati: garantire il diritto alla difesa. Anche oggi la Camera Penale ricorderà l’esempio e la dedizione alla toga di Serafino Famà e allo stesso tempo il ruolo prezioso dei penalisti. “Il diritto alla difesa e la passione civile degli avvocati”, come recita il titolo del convegno che si svolgerà oggi pomeriggio alle 15.30 presso la Sala delle Adunanze del Palazzo di Giustizia. La tavola rotonda, moderata dagli avvocati Flavia Famà ed Enrico Trantino, vedrà tra i relatori l’avvocato Nicola Canestrini, del foro di Trento, responsabile per l’Unione delle Camere Penali del progetto “Avvocati Minacciati”, e l’avvocato Francesco Strano Tagliareni del foro di Catania.
Una “particolare attenzione” sarà riservata alla situazione degli avvocati turchi. “A dimostrazione dell’attualità e delicatezza del tema, – scrivono gli organizzatori- dovevano intervenire dalla Turchia l’avvocato Selçuk Kozağaçlı, e dall’Egitto l’avvocato Malek Adly, che da tempo si battono per la tutela dei diritti di difesa e libertà nei loro Paesi, e che in passato hanno patito, per questa causa, misure detentive. Entrambi, in procinto di partire, hanno subito il ritiro del passaporto e sono stati così costretti a rimanere nei loro confini”.
Alle 18:30 invece l’avvocato Famà sarà ricordato con una Messa nella chiesa Cuore Immacolato di Maria in Viale Vittorio Veneto, a pochi passi dallo spiazzo, dove fu assassinato ventuno anni fa. Un luogo della memoria a lui intitolato come ricorda la targa sotto la quale ieri pomeriggio Famà è stato ricordato dal primo cittadino Enzo Bianco.