Travaglio, la lite, la spazzolata | E il difetto di nascere a Palermo - Live Sicilia

Travaglio, la lite, la spazzolata | E il difetto di nascere a Palermo

L'ex premier in diretta televisiva. Battute al veleno e rissa nel finale, con Santoro che difende Travaglio. Berlusconi parla pure di Dell'Utri, e afferma: “Ha un solo difetto: è nato a Palermo”.

'Servizio Pubblico'
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Michele Santoro sbotta ed alza la voce. Interrompe così Silvio Berlusconi che leggeva una lettera al veleno rivolta al grande accusatore Marco Travaglio. “Così non va. Abbiamo perso un quarto d’ora di trasmissione. E lei non è stato ai patti che avevamo concordato con i suoi collaboratori”. Una telecamera inquadra in primo piano il braccio destro Paolo Bonaiuti. Dei dettagli dei patti nessuna notizia. Poco dopo salgano i toni: Berlusconi cerca di stringere la mano a Santoro che si scansa, poi va a sedersi nella sedia in cui stava seduto Travaglio. Esce dal taschino un fazzoletto e con questo la pulisce. Si conclude così il momento più acceso del dibattito.

La trasmissione si era aperta in tutt’altro modo, con quasi due ore in cui l’ex premier aveva avuto ampio spazio per segnare la propria riscossa. “Servizio pubblico è di tutti, anche di Berlusconi”. Quasi a giustificarsi dopo un breve editoriale apre così la trasmissione Michele Santoro che ospita l’ex primo ministro. Servizi brevi, domande articolate e risposte corpose, spesso accompagnate dall’ironia del giornalista, che supplisce così l’idea di inseguire con domande incalzanti i ragionamenti dell’ospite.

Berlusconi è ospite unico di una serata dedicata. In studio ci sono Marco Travaglio, Luisella Costamagna e Giulia Innocenzi. Apre la trasmissione un documentario che racconta la crisi economica del profondo nord, con storie di operai e imprenditori. “Io il voto a Berlusconi non glielo dò, anche se sono di destra”, recita un muratore. Gli fa eco poco dopo il proprietario di un’azienda lombarda.

La prime domande sono sulla nascita della crisi e sull’Imu. Il fondatore di Forza Italia risponde dicendo che il ritorno in politica non era nelle sue intenzioni. “Avevo già deciso che avrei costruito ospedali per bambini nel mondo ed avrei formato un’università della politica. Gli insegnanti sarebbero stati Putin, Bush, Clinton e Chirac”. E sulla crisi risponde che “si stava bene” fino a quando governava lui. E che il suo governo non ha “nessuna responsabilità”. Santoro conduce senza fare domande, tenendo la regia e lasciandosi andare a velati sfottò.

Il tema su cui insiste Berlusconi è quello dell’ingovernabilità. “Bisogna cambiare la Costituzione, e va fatto prima di qualunque altra cosa”. Insiste: “La crisi è stata curata male dai professori”. E l’Imu? “Quella pensata da noi era diversa. L’abbiamo votata perché in Parlamento c’era una situazione particolare”. A quasi vent’anni dalla discesa in campo riprende il leitmotiv dello spauracchio comunista. “Anche Scalfaro lo era, lui anzi era il peggiore”, sottolinea. Iniziano i siparietti con Santoro, si stuzzicano prendendosi poco sul serio. Ed il conduttore riprende la battuta dell’avversario che accusa il giornalista di aver fatto “le scuole serali”. B. ribatte: “Siamo per caso da Zelig?”. Quando Giulia Innocenzi riepiloga le puntate di quello che l’ex premier ha chiamato un disegno di matrice europea per scalzarlo dalla guida del governo regna la confusione. E nella confusione si sublima lo show.

Marco Travaglio ha soltanto due spazi. Non fa domande, non intervista. Con la parlantina accelerata che fa perdere puntate a chi lo ascolta riepiloga prima la vicenda delle Olgettine, poi quelle dei legami con personaggi non limpidi a suo dire. Inizia con Mangano, passa da Dell’Utri, Previti e Ruby, conclude con “er Batman” Fiorito. Berlusconi reagisce e difende a spada tratta proprio Dell’Utri. “E’ perbenissimo, cattolico ed un grande bibliofilo. Ha quattro figlie, ed un solo difetto: è nato a Palermo. Lì ha fondato una squadra di calcio per portare via ragazzi dalla strada, così ha incontrato certe persone”. Poi si siede nel posto di Travaglio, e legge una lettera a lui rivolta, aggettivandolo come un “diffamatore professionista”. Monta la bagarre, Berlusconi spazzola la sedia su cui si era seduto Travaglio, quasi un esorcismo. E poco dopo scorrono i titoli di coda.


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