PALERMO – È la storia di una ragazza di sedici anni e di una miriade di persone pronte a pagare per il suo corpo. Gente facoltosa che sborsava fino a 300 euro a prestazione.
Una decina sono già finiti sotto inchiesta. Una minima parte dei quaranta uomini di cui ha parlato la minorenne. Senza contare gli oltre mille potenziali clienti che facevano la fila in chat per prenotare un incontro. Le pagine Facebook e le bacheche virtuali dei siti hot erano cliccatissime. “Walter e Naomi” e “coppietta monella” suscitavano parecchio interesse.
È per lo più on line che Dario Nicolicchia, l’uomo arrestato dalla polizia per sfruttamento della prostituzione, procacciava i clienti. Altri, i più assidui, usavano una linea telefonica riservata. Le indagini della Squadra mobile sono popolate di incontri a domicilio. I rapporti sessuali venivano consumati nello studio di dentisti e avvocati, oppure nelle stanze di un bed & breakfast dove ad attendere Naomi, così si faceva chiamare la ragazza, c’erano i titolari di noti ristoranti e pizzeria della città. Ed ancora gli appuntamenti venivano fissati al parcheggio della cittadella universitaria di viale delle Scienze, in piazzale Giotto o al posteggio Emiri.
Signori incravattati, rappresentanti di abbigliamento, medici, imprenditori e negozianti arrivavano a bordo delle loro belle macchine. Consumavano i rapporti, pagavano e andavano via con la complicità del buio. Era Dario ad accompagnare la ragazza. Si appartava e aspettava, a volte chiuso nel bagno della stanza dove la “sua merce” stava riscuotendo il successo che si aspettava. Naomi per lui altro non era che merce pregiata. C’erano anche i clienti dalle richieste particolari: “Siamo andati in un piccolo appartamento… ci siamo spostati in camera da letto e ho avuto un rapporto sessuale con Dario mentre l’uomo guardava e successivamente ho avuto un rapporto con l’avvocato…”.
Tutto è iniziato un anno fa “quando Dario ha cominciato a volermi fotografare in pose sexy, a volte mi faceva indossare completini intimi particolari che compravamo al sexy shop e poi foto di nudo”. Dalle foto ai film amatoriali pornografici il passo fu breve. Le immagini sarebbero divenute un formidabile mezzo di ricatto: se la ragazza avesse spifferato il loro segreto Nicolicchia avrebbe divulgato in rete il materiale che conservava nel suo computer.
Gli esperti che hanno valutato il profilo psicologico della ragazza parlano di testimonianza attendibile resa da una persona “pervasa dal dolore, dal senso di angoscia e dai sensi di colpa”. E sono stati proprio i sensi di colpa, qualche mese fa, a convincerla a confidarsi con la madre con la quale fino ad allora non c’era stato un buon rapporto. Non si fidava più di quell’uomo che l’aveva convinta a vendere il suo corpo con la promessa di raccogliere i soldi per fuggire insieme in Giappone. Quando ha visto Nicolicchia arrivare in sella ad una fiammante motocicletta da sette mila euro ha capito quale fosse il suo reale obiettivo. Fare soldi. I soldi che facoltosi professionisti sono stati disposti a pagare. Cosa rischiano? Una condanna da uno a sei anni di carcere a meno che non riescano a dimostrare di non avere saputo che la ragazza fosse minorenne. D’altra parte, ha raccontato la ragazza, “Dario mi raccomandava di non dire il mio nome vero e soprattutto dicevo di avere 19 anni”.
Intanto sono sotto inchiesta e potrebbero essere convocati dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dal sostituto Claudio Camilleri. Nei prossimi giorni ci sarà l’interrogatorio di Nicolicchia che sarà sentito dal giudice per le indagini preliminari Lorenzo Matassa che ne ha firmato l’ordine di arresto eseguito dagli agenti della Squadra mobile. Sono stati loro a raccogliere la denuncia della madre. Dall’interrogatorio di Nicolicchia potrebbe arrivare un contributo di verità. Sono tanti i protagonisti senza identità della triste vicenda. La voce si era sparsa. Naomi riscuoteva successo e di molti clienti non ricorda neppure il nome: “Ho avuto rapporti sessuali con il dentista che a sua volta mi ha fatto conoscere un suo amico non so come si chiama, né tanto meno dove abita, perché nonostante sia andata a casa sua era sera…”.