Settore moda a rischio: "I fondi non basteranno" - Live Sicilia

Settore moda a rischio: “I fondi non basteranno”

Tutte le criticità

CATANIA – Un settore, quello della moda italiana, da sempre simbolo di eccellenza in tutto il mondo e che si trova, però, in difficoltà come non mai a causa della pandemia e degli interventi, pochi e tardivi, del governo. Al punto da non vedere oggi prospettive all’orizzonte. A lanciare l’allarme è Lorenzo Costanzo, segretario confederale CIDEC Catania e consigliere nazionale ITALIA MODA, che nella recente intervista ha spiegato come nemmeno i fondi stanziati dal Dl Rilancio basteranno a salvare le tante aziende in difficoltà.

Parla Costanzo

“Le nostre attività, coinvolte in linea diretta dai Dpcm poiché ubicate in zona rossa o arancione, non possono stare aperte senza prospettive. Vanno aiutate – ha spiegato Costanzo – perché se non supereranno questo momento, il problema non sarà solo il nostro ma di tutti coloro che ad esse sono strettamente legate.  Anche per i negozi nelle zone gialle servono contributi a fondo perduto, liquidità dalle banche, sospensione degli affitti o una rimodulazione del canone spronando i proprietari ad un abbassamento, riducendo le imposte sugli immobili, condono tombale sui versamenti tributari e contributivi e la sospensione delle fatture delle utenze di luce, acqua e gas”.

“Per il settore – ha chiesto Costanzo – è indispensabile detassare o rottamare le rimanenze di magazzino, così come sono urgenti e improrogabili sono la sospensione dei mutui e dei leasing bancari e la prosecuzione della CIGD fino a tutto il 2021. La moda non può essere affossata né tantomeno le occasioni fieristiche e gli expo possono essere totalmente cancellati senza avere forti ripercussioni sull’economia nazionale. Il nostro appello trae fondamento in una crisi profonda del settore che si avverte dalle tangibili chiusure che giorno dopo giorno crescono a dismisura. I negozi di moda hanno una grande particolarità rispetto a gran parte del resto del mercato: vivono di collezioni stagionali, che vengono ordinate otto mesi prima dell’arrivo dei prodotti in store e hanno investito ingenti capitali in merce che, a questo punto e con ogni probabilità, resterà in giacenza negli scaffali”.

Fosche previsioni

Il futuro che si staglia all’orizzonte sembra ancora peggiore: “Le nuove stime riferite al comparto moda e tessile per il 2021 prospettano esiti ancora peggiori: si prefigura la chiusura di 20mila punti vendita (dai 17mila previsti con le stime di marzo), con 50mila addetti in meno e una perdita di 20 miliardi di euro di business. Il Decreto Rilancio prevede risorse per 45 milioni destinate al sistema moda e alla filiera, ma la somma è totalmente insufficiente, deve essere moltiplicata almeno dieci volte per essere efficace. Null’altro è previsto nel Dl Ristori per noi esercenti del comparto Moda. La visione sempre più elitaria di questi provvedimenti si riscontra ogni giorno: l’ultima proviene dal Dl Ristori bis che contiene i sostegni per le attività chiuse in zona rossa o arancione, dai quali sono stati esclusi i negozi di calzature per adulti ‘colpevoli’ di avere lo stesso codice Ateco di quelli per bambini che possono rimanere aperti. Fare riferimento ai meri codici Ateco, anziché guardare alla grave crisi del comparto nel suo complesso, è un errore clamoroso a cui si deve subito porre rimedio per evitare di soccombere in numeri e cifre vorticistiche che poco restituiscono della drammaticità del momento. È difficile digerire questi provvedimenti quando i commercianti hanno investito importanti risorse per andare avanti rispettando protocolli e linee guida”.

Così conclude Costanzo, invocando l’intervento di autorità nel settore e delle istituzioni affinché si possano prendere al più presto dei provvedimenti che blocchino l’affossare di piccole e medie imprese che del 2021, al momento, non sembrano intravedere un futuro.

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