PALERMO – Proseguono le tensioni sul fronte sanità in Sicilia. Questa volta a scendere in piazza sono stati i lavoratori della Seus, il cosiddetto 118, per chiedere risposte concrete sul fututo professionale dei dipendenti e delucidazioni in merito al piano industriale della società che il governo intende portare avanti.La società, infatti, è a capitale interamente pubblico (Regione, socio di maggioranza, e aziende sanitarie provinciali).
Un piano “di cui non conosciamo nulla – dicono gli operatori sanitari – nessuno ha avuto la decenza di convocarci e, ad oggi, non sappiamo che piega prenderà il nostro futuro. Abbiamo famiglie e bimbi sulle spalle, basta giocare con la vita delle persone”. E così, a distanza di tre anni dall’ultima manifestazione, gli operatori Seus sono tornati in strada. Circa trecento provenienti da tutta l’Isola si sono riuniti nella zona antistante l’assessorato alla Salute di piazza Ottavio Ziino, a Palermo.
“Siamo stanchi dei soliti proclami, di essere tartassati quotidianamente per non essere poi considerati – dichiara Domenico Amato dell’Ugl -. Non chiediamo molto, solo chiarezza. Ma al momento ci troviamo trincerati dietro un muro di silenzio e incertezza”. “Siamo stati costretti ad autoconvocarci con l’assessorato – spiega invece Carlo Alagna -, in quanto lo stesso non ha mai preso in considerazione le nostre sollecitazioni”.
Nessun lenzuolo bianco o cartello contro il governo, come spesso accade, era presente questa mattina alla manifestazione. A primeggiare erano invece due gigantografie della foto che ritrae insieme Falcone e Borsellino, divenuta celebre. Sotto le immagini due scritte a effetto: “Il silenzio è mafia” e “Senza legalità non c’è futuro”. Una stoccata, dunque, indirizzata proprio alla titolare dell’assessorato di piazza Ziino, figlia del giudice antimafia ucciso da Cosa Nostra nel ’92. “Non si tratta di strumentalizzazione – precisa Alagna -, ce ne guarderemo bene. Non indendiamo scherzare su chi per la legalità nella nostra terra ci ha rimesso la vita. Crediamo in questi valori per lo spirito che ci porta a svolgere la nostra professione e vogliamo solo ribadire delle frasi che sono scolpite nei cuori di tutti e per le quali pretendiamo trasparenza da chi ci gestisce”.
“Abbiamo sempre cercato di trovare le soluzioni più idonee – dicono ancora i manifestanti -, adesso però è arrivato il tempo di trovare i colpevoli”. I lavoratori, nel corso del sit-in, hanno più volte chiesto di incontrare la Borsellino. Nessuna risposta, tuttavia, è stata data loro. “Nonostante i nostri problemi – concludono -, il servizio è garantito. Non escludiamo però, se il silenzio proseguirà, di indire forme di protesta più incisive. Ci dispiace ma è l’ultima spiaggia e, purtroppo, saremo costretti a ridimensionare anche le ambulanze operative sul territorio”.