CATANIA – Una sfida all’ultimo voto. Uno scontro che potrebbe portare al ridimensionamento politico o alla consacrazione definitiva del campione dei consensi delle ultime consultazioni regionali, Luca Sammartino. Perché, è innegabile che nel collegio uninominale di Misterbianco la sfida è quella del deputato regionale. Contro tutti. Sta a lui dimostrare di avere ancora il supporto che a novembre scorso ha lasciato sbalorditi anche i suoi alleati, e mantenere saldo il ruolo di leader del Pd, non catanese ma siciliano.
Una competizione affatto scontata: Sammartino potrebbe trovare uno scoglio insormontabile in un altro esponente politico non certo sprovveduto, che ha ricoperto il ruolo di assessore nel governo di Rosario Crocetta, per poi sbattere la porta a pochi mesi dal voto regionale, in aperta polemica con l’ex sindaco di Gela. E che oggi rappresenta il candidato di quel centrodestra galvanizzato non solo dall’aver conquistato la Regione, ma anche dai sondaggi che lo danno avanti praticamente in tutta Italia, Sicilia compresa, collegio misterbianchese incluso.
Qui il vento soffierebbe proprio a favore del centrista, già membro del governo Crocetta,’e proprio Pistorio potrebbe conquistare il seggio per la camera. Con un buon vantaggio, potrebbe essere lui ad aggiudicarsi lo scontro diretto dell’Uninominale. Luca Sammartino si piazzerebbe solo secondo, staccando di pochissimo la candidata a Cinque Stelle, Simona Suriano.
Un distacco che potrebbe essere rimontato, con il candidato recordman di voti alle regionali al terzo; d’altronde, la candidata pentastellata, dal buon curriculum politico, nome speso alle ultime elezioni europee, attivista inserita all’interno del gruppo parlamentare M5S all’Ars, sembrerebbe avere un buon seguito.
Uno scenario che, comunque vada, non rappresenterebbe certo una tragedia per l’esponente del Pd, la cui presenza in chiave trascinamento di consensi al partito, il ruolo di portatore d’acqua, resta importante se non fondamentale. Una sorta di locomotiva per l’intera coalizione che beneficerebbe del consenso ottenuto da Sammartino che, non attestandosi primo, non avrebbe neanche la necessità di scegliere se lasciare il seggio all’Ars per occuparne uno a Montecitorio.