Sfuma il sogno di un investimento della Intel in Sicilia

Sfuma il sogno di un investimento della Intel in Sicilia

Commenti

    sono stati i piemontesi a fregarsi tutto o la proposta siciliana era campata in aria!

    Avevate dubbi?? Io no, in Sicilia mancano tutte le condizioni politiche, istituzionali nonchè infrastrutturali per investimenti del genere. E poi c’è la burocrazia nonchè le richieste di questo o quel politico

    Gli investitori in visita, al rientro in aeroporto hanno bucato tutte e quattro le ruote lungo il percorso.
    Si sono resi conto delle infrastrutture fatiscenti.

    Questo è il rilancio tanto sbandierato dalla politica nazionale per la Sicilia, è chiara la responsabilità di un governo nazionale che ha orientato la scelta verso le terre del nord con la complicità dei partiti a trazione nordista.
    Se avessero un briciolo di dignità tutti i parlamentari siciliani dovrebbero coalizzarsi e dare un segnale chiaro a Roma. Basta Sicilia intesa come colonia, basta mamme che piangono la mancanza dei propri figli. Subito un partito del sud, subito un partito dei siciliani.

    risultato scontato grazie a politici inadatti al ruolo. Assolutamente indimenticabile la proposta che aveva fatto il comune di Catania (oggetto di un servizio RAI) mettendo in campo un lotto di terreno che era assolutamente inadatto come dimensioni alla richiesta di Intel (le classiche cose che si fanno solo per far vedere che qualcosa si era fatta) e che sorgeva sulla vecchia discarica di Catania degli anni 50 . Penso che Intel avesse già rinunciato a quei tempi perchè l’amministrazione comunale non aveva capito nulla di come gestisce un rapporto con una multinazionale pensando di avere a che fare con i torronai o con bassa politica. Compliementi a Pogliese ed al suo gabinetto

    Patto di riservatezza nel non divulgare lo stato di arretratezza che hanno trovato in questa Regione e che ne ha determinato l’esclusione!

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E allora? Dov'è la notizia se tutto rientra nella norma. Ebbene, questo è il mese dell'ipocrisia (avete presente la valanga di "auguri" urbi et orbi?), quindi ci sta tutto e calza a pennello lo stupore per il "caro voli" che, invece è un fatto ordinario e ricorrente. Che Natale sarebbe senza l'albero, il presepe, il panettone e i politici che si stracciano le vesti per il caro voli? E, ovviamente, l'informazione che torna a battere sugli stessi tasti, stavolta con la piccola variante del concorso. Ok, tranquilli, passerà. Ma tornerà puntualissimo a Pasqua, insieme alla colomba e alle uova. Insomma, qual è la novità?

Dopo quarant’anni di precariato strutturale, presentare l’aumento delle giornate lavorative come una “svolta storica” appare non solo insufficiente, ma profondamente offensivo per migliaia di lavoratrici e lavoratori forestali. Portare le giornate da 151 a 174, da 101 a 124 e da 78 a 101 non è una riforma: è l’ennesimo rattoppo su una ferita che la politica regionale sceglie consapevolmente di non curare. Si continua a parlare di “passo avanti” e di “gestione sostenibile del territorio”, ma si evita accuratamente di affrontare il nodo centrale: la stabilizzazione di chi da decenni garantisce la tutela dei boschi siciliani in condizioni di precarietà permanente. Migliaia di operai che ogni anno vengono richiamati al lavoro, formati, utilizzati e poi rimandati a casa, senza certezze, senza dignità, senza futuro.Dopo 40 anni, non è accettabile che la Regione Sicilia consideri un aumento di qualche settimana lavorativa come una concessione straordinaria. Non è rispetto, non è valorizzazione del lavoro, non è programmazione. È solo il rinvio dell’ennesima riforma annunciata e mai realizzata.Si parla di sostenibilità ambientale, ma non esiste sostenibilità senza sostenibilità sociale. Non si può difendere il territorio continuando a tenere in ostaggio chi quel territorio lo cura ogni giorno. La vera riforma sarebbe uscire definitivamente dal bacino del precariato, riconoscendo diritti, stabilità e dignità a lavoratori che hanno già ampiamente dimostrato il loro valore.Dopo quattro decenni di attese, promesse e sacrifici, questo emendamento non rappresenta un traguardo: rappresenta l’ennesima occasione mancata. E soprattutto, una grave mancanza di rispetto verso chi chiede solo ciò che gli spetta.

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