PALERMO – Bufera su Vittorio Sgarbi. Sul critico d’arte, assessore ai Beni culturali in Sicilia, piovono richieste di dimissioni per via della sua replica alla figlia di Gino Strada, Cecilia, che in un post Facebook aveva invitato non “scopare con i fascisti per non farli riprodurre”. Parole che non sono andate giù a Sgarbi, che ha scelto la stessa strada ‘social’, ma con un linguaggio più aspro, per rispondere alla figlia del fondatore di Emergency: “Può stare tranquilla – le parole del critico – non troverà fascista che voglia fare sesso con lei, e tanto meno riprodursi in lei; non vorranno darle una gioia, sacrificandosi”. E ancora: “La figa è un’altra cosa, e non ha orientamento politico. Per questo faticherà a trovare anche comunisti disposti a fare sesso con lei. Diciamo che la questione non è politica, e finirei qui”.
Un duello andato in scena ieri, ma che oggi ha avuto la sua prosecuzione con la levata di scudi di Claudio Fava, deputato regionale del gruppo Misto, e del Movimento cinque stelle che in coro chiedono la testa del critico d’arte a distanza di cinque anni da un’altra battuta che costò il posto a un altro assessore siciliano, Franco Battiato. Il calendario segnava marzo 2013 e il cantautore, in un intervento a Bruxelles, pronunciò la fatidica frase sulle “troie in Parlamento che – disse – farebbero qualsiasi cosa”. Il vortice nato da quelle parole finì col travolgere l’assessore al Turismo dell’poca, scelto da Rosario Crocetta per far partire con slancio la sua esperienza di governo a Palazzo d’Orleans. “Fui silurato per tornare al passato”, commentò in seguito il cantautore.
Oggi sulla graticola finisce Sgarbi, che ha spiegato così la sua risposta a Cecilia Strada: “Io ho semplicemente commentato una dichiarazione grottesca che è stata criticata da tutti, la signora non può fare la razzista, il sesso non si basa sull’ideologia. Lei non vuole stare con i fascisti e allora io dico che non c’è nessun comunista che starebbe con la Strada – ha aggiunto Sgarbi -. Ma siamo a livello di battute, non capisco perché non posso farle io, quella di Strada è infelicissima, la mia è fatta apposta per dire che l’argomento non esiste. Non vedo cosa c’entri questa mia battuta”. C’è spazio anche per la controreplica della figlia del fondatore di Emergency, che però stempera i toni: “Ma è ovvio che era ironia, non è che posso andare a consigliare veramente alla gente con chi andare a letto e con chi no, su! Non è un tentativo di pulizia etnica come qualcuno ha commentato”.
Strada ha poi voluto spiegare il perché di quel post: “Io credo nell’ironia come arma per i momenti duri, questo è un momento duro di clima italiano. Io mai mi sarei immaginata di vedere nel 2018 gente che rivendica i vessilli della Decima Mas, le foto del Duce, che dice ‘vi spazzeremo via il 4 marzo’. Davanti a tutto questo ho reagito con una battuta ‘Non fate sesso con i fascisti’. Sgarbi? Non ha neanche detto una cosa originale, ha detto quello che centinaia di commentatori avevano già scritto sulla mia bacheca da due giorni. Rispondere sulle qualità fisiche mie non è una risposta competente da un punto di vista intellettuale”. Fava e il Movimento cinque stelle, tuttavia, si rivolgono al governatore Nello Musumeci: “Decida, o ritira la delega all’assessore Sgarbi oppure, se non è libero di farlo, si dimetta lui”, le parole del deputato regionale. Secondo i Cinquestelle “la questione è tutta politica. Vittorio Sgarbi ricopre un ruolo istituzionale in Sicilia e ha superato ogni limite – è la posizione del gruppo parlamentare all’Ars -. La dialettica politica è una cosa, gli insulti coordinati e continuativi altro. Musumeci chieda scusa a nome del governo e gli ritiri oggi stesso la delega di assessore regionale alla Cultura”. Secondo i grillini il critico “recita una parte” ma ciò “non lo autorizza a mancare di rispetto alle persone”.
Il diretto interessato, intanto, annuncia comunque che il suo incarico potrebbe concludersi presto, all’indomani del voto per le Politiche: “Sarà un tempo tempo breve quello dedicato al mio mandato, ma non tanto breve da non dare delle linee guida – ha affermato Sgarbi -. Queste sono le mie ultime volontà, dopo il 4 marzo avremo un limbo, ma qualunque sarà il mio destino penso di sopravvivere come assessore almeno fino a metà maggio, poi si capirà se mi dovrò separare dalla Regione”.