Siccità, l'acqua c'è ma gli agricoltori restano a secco - Live Sicilia

Catania, l’acqua c’è ma gli agricoltori restano a secco

Il paradosso dell'irrigazione in Sicilia: buone riserve ma reti colabrodo

CATANIA – Un paradosso: l’acqua c’è ma i campi restano a secco, come quando c’è la siccità. È la situazione in cui si trovano gli agricoltori della piana di Catania, che nei giorni più caldi dell’anno lamentano difficoltà nelle forniture d’acqua per i propri agrumeti e campi di cereali. Legate però alle reti idriche: “Il problema più grande sono tubi e canalizzazioni vetuste” dice Gabriele Bellamacina, presidente del Comitato spontaneo agricoltori della piana di Catania.

Siccità e riserve d’acqua

Il dato più rassicurante della torrida estate 2023 è che le riserve d’acqua non rappresentano un problema per gli agricoltori: “Le piogge dei mesi di aprile e maggio racconta Bellamacina – per gli agricoltori sono stati manna dal cielo, in tutti i sensi. Hanno permesso di irrigare i giardini in maniera copiosa e garantire una trentina di giorni di irrigazione non meccanica ma naturale. In più le piogge hanno riempito gli invasi principali. Questo ha dato vita alla stagione irrigua in data 3 luglio da parte del consorzio di bonifica”.

Le tecnologie

A questo si somma l’innovazione nelle tecniche di irrigazione messa in atto negli ultimi anni. Messi di fronte a siccità e cambiamenti climatici, gli agricoltori catanesi si sono gradualmente spostati su sistemi di stoccaggio e irrigazione più efficienti: “Una volta utilizzavamo sistemi a farfalla o a baffo – dice ancora Bellamacina – che comportavano un grande spreco d’acqua. Oggi invece siamo passati a sistemi a goccia, un’irrigazione molto più di precisione e dunque abbiamo risparmiato. In più, molti imprenditori agricoli si sono dotati di invasi privati”.

La rete idrica

Di fronte a tutto questo, l’acqua continua a essere un grande problema per gli agricoltori della piana di Catania. Il motivo è strutturale e slegato dall’andamento delle siccità e delle precipitazioni. Spiega ancora Bellamacina: “Il problema principale e cronico è quello della rete distributiva, perché abbiamo sia nella rete canalizzata che in quella tubata infinite perdite e infinite rotture e guasti. Non si sa dove mettere le mani, al punto che si fa una riparazione e si rompe subito altro. La rete ha 60 anni e non è mai stata manutenuta a dovere e le cose si spaccano o si rompono. Questo è il problema principale che affrontiamo, e parlo per esperienza personale: lo scorso 4 luglio hanno immesso acqua nella mia azienda e subito si sono rotte delle canalette e sono scoppiati dei tubi, con l’allagamento dell’agrumeto”.

Dunque gli agricoltori si trovano nella situazione in cui anche di fronte a buone riserve non riescono a ottenere il quantitativo ottimale d’acqua. Per Bellamacina, “che ci sia o meno negli invasi, per noi l’acqua non c’è mai. Il nostro problema è la rete distributiva vecchia, vetusta, da cambiare da cima a fondo. Va fatta una ricostruzione, non una riparazione, perché altrimenti si spendono soldi ed energie per problemi che rimangono, e invece va ricostruito tutto con nuovi materiali e tecnologie.”


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