Alto Adige: "Mobbizzata in 'casa mia', mi sento una straniera”

Dalla Sicilia all’Alto Adige: “Mobbing in patria, mi sento straniera”

Parla la dottoressa di Avola, Corrada Rita Ambrogio: "Costretta a lasciare Gais, parlano in dialetto tedesco"

AVOLA (SR) – “Discriminata, calunniata e mobbizzata in ‘casa mia’. Mi sento una straniera”. È stanca Corrada Rita Ambrogio, la dottoressa di 43 anni, originaria di Avola, nel Siracusano, che nel 2018 ha “sposato” l’Alto Adige dopo essersene innamorata da piccola durante le vacanze.

Apostrofata come “neofascista, che appoggia la premier Meloni” e accusata di lasciare l’Alto Adige perché “non conosce il tedesco”, Corrada Ambrogio è finita così sulle prime pagine dei quotidiani. Ma “è tutto falso”, spiega a LiveSicilia la dottoressa siciliana che, ora, è “costretta” a fare i bagagli e a gettare via le chiavi del suo ambulatorio medico a Gais, in Trentino-Alto Adige, dove, negli ultimi anni, ha vissuto, stringendo legami importanti.

“Dopo le ingiustizie, le calunnie e la mole di notizie errate uscite sul mio conto, le persone e soprattutto i pazienti devono sapere la verità e il reale motivo per cui voglio andar via”.

Vuol dunque fare chiarezza Corrada, che ammette, non senza amarezza, di dover lasciare il posto che l’ha “stregata” nel 2003, e che negli ultimi cinque anni l’ha vista impegnata “anima e corpo” nello studio medico di Villa Ottone, un piccolo paese di un migliaio di abitanti – il 97,05% di madrelingua tedesca – tra Brunico e Gais in Val Pusteria.

“Conosco molto bene la lingua tedesca, ho un livello alto, ovvero C1, conseguito a Vienna”. Un risultato ottenuto non senza difficoltà. “Ho speso circa 50mila euro, tra affitto di casa e scuola. Ho fatto molti sacrifici, ma non sono serviti a nulla”. Così come a nulla sono valsi i tirocini svolti a Bressanone e Bolzano conclusi con successo.

Sogni e progetti in frantumi. Per Corrada Ambrogio la delusione è tanta: “Vado via non perché non conosco la lingua, come è stato più volte scritto, ma perché qui non parlano né tedesco, né italiano, ma solo il dialetto. È assurdo come siano state manipolate le informazioni. Mi hanno chiamata “fascista”. Ma non ho mai fatto politica. Mi è stato detto che “non rispetto le tradizioni e non accetto la cultura del posto”. Che “gli italiani qui sono ospiti, e non possono stare”. Mi hanno intimato di farmi le valigie e di tornare al Sud della Sicilia”.

Lo studio della dottoressa Corrada Rita Ambrogio è stato più volte vandalizzato “ma non dai miei pazienti, come è stato raccontato – tiene a precisare – bensì da ignoti. Qualcuno ha cestinato e manomesso più volte i fogli appesi fuori dalla porta dello studio, inserendo il logo politico “SVP”, Südtirol Volkspartei, il Partito Popolare Sudtirolese, che rivendica l’autonomia dell’Alto Adige”.

Nel corso della telefonata, Corrada ogni tanto si ferma, fa un lungo sospiro. “La verità è che qui gli italiani non sono ben accolti e accettati”. Quindi ad Aprile le dimissioni da medico di base. “Non ce la faccio più. Lavorerò in ambulatorio fino al prossimo 16 maggio. Mi dispiace per i miei pazienti: hanno organizzato una raccolta firme, vogliono che rimanga qui”.

Il rapporto di Ambrogio con i suoi pazienti, infatti, è tutt’altro che conflittuale. “Mi hanno pregato di restare. I pazienti con me sono sempre stati affettuosi, mi hanno coccolato, fatto regali, scritto lettere. Il problema non sono loro quanto i vertici, le istituzioni. Che influiscono negativamente sul modo di pensare della comunità”. Tanto che “a Brunico – spiega la dottoressa – non vogliono pazienti italiani: circa 500 assistiti, tra italiani e siciliani, hanno cambiato medico per essere curati da me”.

È da quasi un anno che sopporto la qualunque – si sfoga ancora Ambrogio -. Mi hanno obbligata a lavorare in sala operatoria come secondo chirurgo, pur non potendo farlo e non avendo nemmeno la copertura assicurativa adatta. Se non ho denunciato subito è solo perché non volevo sollevare polemiche. Volevo essere lasciata in pace, vivere tranquillamente”.

Adesso, la data cerchiata in rosso è il 16 maggio. “Domani avrò una conferenza stampa a Bolzano. Mi hanno chiesto di presentarmi per fare chiarezza sull’accaduto. Sono un po’ tesa”. Il consigliere provinciale di Fratelli d’Italia, Marco Galateo, oggi ha annunciato che sulla vicenda presenterà un’interrogazione urgente al presidente della Provincia, Arno Kompatscher (Svp). Lo scopo è quello “di sollevare la questione delle gravi accuse di mobbing e vandalismi subite dalla dottoressa Corrada Ambrogio nel corso della sua attività professionale come medico di base a Gais“.

“Mi sembra un incubo -dice Corrada-. Io, mobbizzata nel mio Paese, che non sa accogliere neppure i suoi connazionali. Qui, in Alto Adige, è vietato dire che siamo in Italia”. Corrada non nasconde la rabbia, la delusione. “Mi sento offesa, discriminata, calunniata. Mi sento come i militari che mettono la croce nel calendario ogni giorno che passa. Non vedo l’ora di andar via …”.


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