Dovrebbe essere un concetto che non ha bisogno di troppe spiegazioni: è incoerente mettere accanto, nello stesso pensiero più o meno inespresso, la rabbia di tanti per la Sicilia arancione e la scelta di non vaccinarsi. A prescindere dalle valutazioni che si possono fare sulle scelte cromatiche, una verità risulta lampante: ogni speranza di ritorno alla normalità è legata alla campagna vaccinale. Prima ci immunizzeremo, prima scaleremo la montagna del Covid, stoppando l’eventuale nascita di varianti più rischiose. La ‘punturina’ è l’alleato più potente contro la catastrofe umanitaria e la crisi economica che viaggiano insieme, per quanto una lettura parziale, con picchi di assurdità, tenda a separarle e a considerarle inversamente proporzionali.
Perché la Sicilia è arancione
Dunque, l’appuntamento con la zona gialla è rimandato di una settimana. A rigore di numeri, perché l’abbassamento richiesto – che pure c’è stato – sotto la soglia prescritta dell’indice Rt di contagiosità deve essere consolidato per due settimane. Poi c’è da considerare che possono avere pesato nella decisione anche i ritardi nelle somministrazioni delle dosi. Secondo il report nazionale aggiornato a ieri pomeriggio siamo ultimi nella percentuale tra inoculazioni e tesoretto disponibile, con il 76,4 per cento. Una performance legata soprattutto al rifiuto di AstraZeneca che incide pesantemente.
“Dobbiamo vaccinarci”
Risuonano le parole di un medico autorevole come il professore Antonello Giarratano: “Cosa sappiamo, secondo le statistiche dell’Iss? Che quelli che rischiano di più, che finiscono ricoverati e che, purtroppo, muoiono, sono soggetti da cinquanta a novant’anni, oltre i fragili. Se noi copriremo questa fascia d’età, sarà possibile sconfiggere il Covid e trattare la pandemia come una pesante influenza. Ci sono delle difficoltà perché molti over sessanta rifiutano AstraZeneca. Fanno male e dovrebbero correre a vaccinarsi. Il presidente Musumeci ha fatto benissimo ad aprire ai cinquantenni che rappresentano un segmento critico. E non si toglie neanche una dose agli anziani, nelle nostre condizioni. Se riprenderemo a correre con le vaccinazioni, potremo essere ragionevolmente ottimisti”. Vogliamo sottrarci alla tenaglia del Coronavirus e preparare un’estate che sia un viatico non effimero verso la serenità? Non c’è scelta. Lamentarsi delle restrizioni e non mettersi in fila per la somministrazione è una contraddizione in termini, sullo sfondo di un paesaggio di lacrime e povertà.
La carica dei cinquantenni
Molto dipenderà da come andranno le vaccinazioni dei cinquantenni. Informa una puntuale nota di ieri: “Prime immunizzazioni dei cittadini tra i 50 e i 59 anni: è iniziata oggi, in Sicilia, la campagna vaccinale di questa fetta di popolazione. Da stamattina alle 8, orario di apertura al pubblico della Fiera del Mediterraneo, un flusso ordinato di persone in questa fascia di età si è messo in fila per ricevere la prima dose di siero anti-Covid. Si tratta, in particolare, dei cinquantenni con alcune patologie”. “Invitiamo tutti i cittadini in target a venirsi a vaccinare – dice Renato Costa, commissario Covid della Città metropolitana di Palermo -. Più lo facciamo, più rapidamente possiamo allontanare l’incubo della pandemia. Stiamo già raccogliendo i frutti della campagna vaccinale: oggi Palermo, per la prima volta dopo molte settimane, è scesa sotto quota cento positivi. Anche il numero dei ricoveri si sta riducendo: siamo sotto i 150 posti di terapia intensiva occupati in tutta la regione”. Sarà, a occhio e croce, la decima volta che il dottore Costa lancia un appello condiviso alla vaccinazione. Il Covid è una bestia feroce, il nemico da affrontare, che sorprende sempre chi pensava che toccasse agli altri. Dopo tanta tribolazione, almeno questo dovremmo averlo capito.