PALERMO – Tangenti e rifiuti: una pen drive potrebbe contenere l’archivio segreto delle mazzette. C’è qualcosa che legherebbe Marcello Miraglia e Marcello Asciutto. Il primo è il funzionario della Città metropolitana di Palermo morto suicida mentre la settimana scorsa gli notificavano l’ordine di arresto per corruzione e rivelazione di segreto di ufficio. Il secondo è l’ex funzionario regionale in servizio all’assessorato regionale all’Energia a Palermo, finito nei guai giudiziari un anno e mezzo fa.
I due dipendenti pubblici
Asciutto è accusato di avere intascato una tangente da 30 mila euro per agevolare le pratiche di Vito Nicastri, il ‘re del vento’ la cui ascesa imprenditoriale nelle energie rinnovabili è marchiata Matteo Messina Denaro, che su decisione della Cassazione dovrà tornare a difendersi dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
La trappola
Erano gli stessi indagati dell’indagine segnata dalla tragedia del suicidio a collegare Miraglia ad Asciutto. Ed è un collegamento che va oltre il fatto che il dipendente dell’ex Provincia di Palermo fosse stato convocato dai pm e sentito come persona informata sui fatti nell’inchiesta su Asciutto.
Cos’altro c’è da scoprire? “A mia mi rovinano, io rovino a tia (a te)”, disse Miraglia definendo “trappola” le vicende del dipendente regionale.
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“Io dovrei pagare il conto?”
Miraglia si paragonava a Salvatore Pampalone, dirigente regionale della Commissione Valutazione Impatto Ambientale, tirato in ballo nella vicenda di Nicastri e di Paolo Arata, professore ed esperto nella Lega in materia ambientale. Oggi Arata è sotto processo a Palermo.
“Per tutto quello che ha fatto Pampalone è ancora ddà… e tutto quello che hanno fatto i peggio merda e ora io dovrei pagare il conto?”, diceva Miraglia. Mostrava una certa sicurezza parlando con la moglie anche lei indagata: “Quando avrai il filmino che io mi prendo buste di soldi per qualche cosa allora ti dico: avevi ragione tu, andiamo a fare questa galera”.
Gli investigatori sono convinti che Asciutto e Miraglia sarebbero stati pedine di un sistema molto più ampio a radicato quando c’era da concedere nulla osta e licenze che hanno a che fare con lo smaltimento dei rifiuti.
Altre imprese ai raggi X
Gli imprenditori indagati sono otto, ma ce ne sono un’altra dozzina su cui sono in corso degli approfondimenti. Si parte da alcune consulenze sospette che rimanderebbero, certificandolo, al sistema di favori: bastava pagare per non avere intoppi.
Piccoli e grandi favori: casse di vino, riparazione di veicoli, incarichi e consulenze ai congiunti della vittima, soldi in contanti. Il tutto per mettere a posto le pratiche degli imprenditori, spingere l’autorizzazione al trattamento dei rifiuti e avvisarli di eventuali ispezioni.
Un sistema molto più ampio
Il giudice per le indagini preliminari Rosario Di Gioia parla di “sistema” che va avanti da anni. Di “comportamenti né occasionali, né limitati ad alcuni imprenditori”. Uno di loro, minacciato di subire ritorsioni, ha deciso di denunciare. Ha raccontato di avere sottostato alle richieste per oltre 20 anni poi ha detto basta e si è rivolto alla magistratura.
La denuncia dell’imprenditore
Il titolare di una impresa di Bagheria colloca l’inizio dei rapporti con Miraglia quando gli disse “che era necessaria una perizia giurata riguardante gli automezzi per la mia richiesta di rinnovo dell’autorizzazione ambientale. Mi disse anche che ci avrebbe pensato lui a risolvere la problematica, tramite un suo tecnico di fiducia che avrebbe emesso la perizia”.
Poi arrivano le richieste di denaro: “Mille e cinquecento euro da pagare a lui e non al professionista. Rimasi sorpreso per l’alto costo, gli chiesi almeno la fattura, per poterla scaricare per conto dell’azienda. Miraglia mi rispose che era impossibile, facendomi intendere che il pagamento doveva avvenire in nero”.
I soldi servivano anche per evitare altri tipi di intoppi. Miraglia annunciò l’imminente arrivo in azienda della polizia provinciale: “Gli chiesi per controllare cosa, mi rispose: ‘Tanto quelli qualcosa la trovano sempre’”.
Le indagini dei finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria hanno ricostruito il sistema. Agli imprenditori che non si piegavano venivano messi i bastoni fra le ruote.
Ci sono uffici, dalla Regione siciliana alla Città metropolitana di Palermo, divenuti centri di potere perché il controllare sigla un patto illecito con il controllato sapendo che nessuno, o quasi, vigilerà.
Tangenti e rifiuti: l’archivio segreto
Su tangenti e rifiuti si continua a indagare. Secondo il gip, Miraglia doveva essere arrestato perché c’erano “specifiche e inderogabili esigenze attinenti alle indagini”. In particolare “presso la residenza potrebbero essere celati dati di estremo rilievo investigativo. Nel corso delle indagini è emerso che Miraglia ha un archivio segreto all’interno di una pen drive”.