Un’unica Zona economica speciale per tutto il Sud. Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei e il Sud, svela in anteprima il nuovo progetto del Meridione sposato dall’Unione Europea. Che parte dal superamento, in Sicilia, delle due Zone economiche speciali esistenti. La nostra intervista.
L’annuncio di un’unica zona economica speciale per il Mezzogiorno sembra un’opportunità, se non fosse per alcune questioni che abbiamo rilevato con le nostre analisi sulla Sicilia. La prima, che potrebbe essere cruciale, è: tutti i Comuni entreranno a far parte della Zes del Sud a differenza di quelli selezionati per le due Zes isolane?
“La nostra proposta prevede che tutti i comuni del Mezzogiorno saranno inseriti nella Zes. Non esisteranno più richieste, pareri e istruttorie, ma con la nostra proposta ogni territorio sarà messo in condizione di svilupparsi e attrarre investimenti. Lo Stato sosterrà questo con risorse che favoriranno lo sviluppo infrastrutturale necessario a sostenere il rilancio dei territori mediante strumenti di attuazione rafforzata che diano certezze alle imprese. Il nostro obiettivo è stabilire tempi certi per tutti e soprattutto definire le responsabilità di tutti i soggetti coinvolti. In caso di inerzia e inadempimento sarà attivato il potere sostituivo”.
Altro interrogativo è quali saranno gli strumenti principali che permetteranno di attuare gli investimenti di cui parla e rendere queste zone particolarmente competitive? E quali i vantaggi concreti che consentiranno di abbandonare la logica assistenziale che ha caratterizzato il passato?
“La proposta mira ad estendere a tutto il Mezzogiorno le misure di semplificazione e accelerazione nonché riduzione dei tempi delle procedure autorizzative e le norme di sostegno alle imprese previste per le Zone Economiche Speciali. Il tutto tenendo conto della recente evoluzione della politica della Commissione europea in materia di aiuti di Stato – e a questo proposito voglio sottolineare la positiva interlocuzione con il Vice-Presidente e Commissario per la Concorrenza Vestager – nonché delle altre decisioni prese a livello europeo su impulso del Governo italiano in termini di flessibilità nell’utilizzo delle risorse e della proposta di nuovi strumenti come Step (la nuova piattaforma per le tecnologie strategiche per l’Europa). Inoltre, si mira ad estendere su un orizzonte temporale più ampio gli strumenti di agevolazione fiscale e contributiva sia automatici sia a sportello già in essere, così come ad attivare ulteriori misure di incentivazione per le imprese operanti nei settori strategici. Sul piano operativo, si estende a tutto il Mezzogiorno l’autorizzazione unica per l’avvio delle attività produttive e la riduzione di un terzo dei termini di conclusione dei procedimenti. Trasparenza ed efficienza dell’intero processo saranno assicurate attraverso uno Sportello Unico Digitale. Credo che tutto questo possa rappresentare una buona base di partenza per contribuire a disegnare un contesto economico-sociale differente, non basato su una logica assistenziale, ma caratterizzato da una visione di crescita, sviluppo e competitività”.
Il divario Nord – Sud, come conferma l’ultimo rapporto Istat, è in costante aumento. L’Unione Europea ha accolto la sua proposta. Cosa succederà adesso?
“Innanzitutto, credo che siano d’obbligo due premesse: la prima che conferma come il Sud sia tra le priorità del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con una logica diversa rispetto al passato, spesso caratterizzata da interventi a pioggia e frammentati senza visione strategia di sviluppo e rilancio competitivo. La proposta di una Zes unica, così come anche il lavoro che stiamo portando avanti con le regioni sulle risorse europee e nazionali vanno nella giusta direzione; la seconda premessa è che tutti gli indicatori economici e sociali, nonché l’ultimo rapporto, l’ottavo, della Commissione europea ci dicono che i divari tra le regioni del Mezzogiorno e il resto delle regioni d’Italia, ma anche delle altre regioni del continente europeo, sono cresciuti nell’ultimo decennio. Quindi, è fondamentale cambiare l’approccio e il paradigma di decenni di politiche per il Mezzogiorno che spesso non hanno funzionato. Nelle prossime settimane prepareremo la nostra proposta che riguarderà una serie di misure che dovranno rappresentare fattori efficienti di attrazione per gli investimenti, di misure in grado di formare e valorizzare il capitale umano, e creare un tessuto economico, produttivo e sociale in grado di sostenere la coesione sociale ed economica”.
Rendere strutturale la ‘Decontribuzione Sud’, sostenendo l’occupazione, rappresenta un vero cambio di passo? Come fare per assicurarsi che gli investimenti siano effettivamente duraturi e produttivi, per evitare il ripetersi di passate esperienze e cattedrali nel deserto?
“‘Decontribuzione Sud’ è l’esempio di misura efficace e funzionale al sistema economico e produttivo del Mezzogiorno. Una misura per la quale ci siamo battuti quando eravamo all’opposizione, che appena insediati al Governo abbiamo, attraverso un dialogo con la Commissione, prorogato fino al 31 dicembre 2023, e che ora abbiamo l’obiettivo di rendere strutturale. Gli esperimenti del passato spesso sono stati il frutto di politiche spot, ora Giorgia Meloni e il nostro Governo vogliamo dare visione e strategia ad un disegno di lungo periodo, valorizzando il ruolo e la posizione del Mezzogiorno al centro del Mediterraneo. In questi giorni sto leggendo che queste misure non saranno risolutive rispetto ad alcune criticità come la crisi demografica e lo spopolamento del Sud, così come l’impoverimento socio-educativo-culturale. Credo che non bisogna rassegnarsi a questa narrativa, ma occorra invece lavorare per invertirla e credo che questo Governo lo stia facendo in un’ottica che, mi piace ribadire, vuole caratterizzarsi per visione e strategia”.
Come sarà possibile consentire un’adeguata suddivisione delle risorse e delle opportunità di crescita in base ai nuovi criteri territoriali?
“Le risorse saranno a disposizione di tutto il Mezzogiorno e saranno assegnate nel rispetto dei criteri di riparto. Il criterio di finanziamento delle singole iniziative risponderà a precisi impegni e garanzie che i singoli investitori assumeranno con lo stato attraverso gli strumenti agevolativi attualmente previsti. Non vi saranno più fortini, ma sarà data a tutti la possibilità di crescita. La nostra intenzione è premiare le migliori iniziative mediante precisi criteri e soprattutto attraverso una strategia integrata di sviluppo.”