Di Maio: "Siciliani, votate sì al referendum per cambiare" Live Sicilia

“Siciliani, andate a votare Sì|Cambiamo ora o mai più”

Intervista a Luigi Di Maio. "Il taglio del numero dei parlamentari è una riforma che il Paese attende da troppo tempo".

Luigi Di Maio lancia un appello ai siciliani per il Sì al referendum: “Se non cambiano adesso non cambieremo mai – dice il ministro degli Esteri grillino -. È un’occasione storica per tutti noi”.

Ministro, perché gli italiani dovrebbero votare Sì per confermare la vostra riforma che taglia di un terzo il numero dei parlamentari?

“Per avere l’ultima parola su una riforma che il Paese attende da troppo tempo. In Italia, del taglio del numero dei parlamentari, ne hanno parlato tutti e da decenni, ma nessuno l’ha mai concretizzato. Il MoVimento 5 Stelle ha avuto l’ambizione e la forza di portarlo nelle aule parlamentari e di farlo votare in modo trasversale e condiviso. Ma in realtà è una sfida che appartiene a tutte le forze politiche e a tutti i cittadini. Il 20 e il 21 settembre gli italiani voteranno nel loro primario interesse, per avere un Parlamento in cui le leggi vanno più speditamente. Un Parlamento quindi più snello, produttivo ed efficiente. E – non dimentichiamolo – meno costoso. Voglio fare un appello anche ai siciliani: votiamo SÌ al taglio dei parlamentari. Se non cambiano adesso non cambieremo mai. È un’occasione storica per tutti noi”.

Era davvero necessario un taglio così drastico?

“Si tratta di una riforma mirata, che produce un effetto migliorativo della funzionalità delle Camere senza stravolgere la Costituzione. In termini quantitativi questo taglio ci allinea agli standard europei: adesso abbiamo il numero di parlamentari eletti più alto in tutta Europa, con il SÌ al referendum rientreremo nei ranghi europei. Il voto referendario è l’ultimo passaggio di un percorso condiviso. La riforma è stata votata praticamente all’unanimità in Aula. E tutti i leader delle forze politiche di maggioranza e opposizione hanno ribadito il si al referendum”.

Non crede che ridurre il Parlamento a una questione di cifre e di risparmi sia un rischio per la democrazia? Domani qualcuno potrà dirci che risparmieremmo ancora di più abolendo del tutto il Parlamento…

“Beh, con la stessa logica qualcuno potrebbe proporre di portare il numero dei parlamentari fino a duemila, per ‘raddoppiare la democrazia’. Non scherziamo, niente di tutto questo. Circa mezzo miliardo di risparmio a legislatura è una cifra di tutto rispetto, che potremo reinvestire nell’interesse comune. Le ragioni del SÌ sono tante e ben solide. Ad esempio, faccio notare che rispetto al passato il contributo degli enti locali è maggiore e più corposo. Le risposte ai bisogni delle persone arrivano da parte di più soggetti, in modo condiviso e a partire dal livello istituzionale più vicino al cittadino. Anche questo rende eccessivo il numero di deputati e senatori”.

Qualcuno nel fronte del NO ha obiettato che se si voleva risparmiare sarebbe bastato ridurre lo stipendio dei parlamentari. Lei ha rilanciato dicendo che volete fare anche questo. Pensate di riuscirci?

“Attenzione, le due cose non sono alternative. Gli stipendi vanno tagliati pure, possiamo iniziare a farlo anche dal 22 settembre. I portavoce del MoVimento lo fanno da sempre, ora rendiamola una regola comune a tutti. Invito gli elettori a diffidare dei politici che sostengono il contrario: temo lo facciano solo per difendere uno status privilegiato e non – come predicano – per portare avanti istanze democratiche. C’è anche chi vive in Lombardia e si candida in Sicilia, lei pensa che in questo modo si possa rappresentare come si deve un territorio? Secondo me no, con il taglio potremo contrastare anche questa pratica”.

Ha fatto una certa impressione vedere in televisione le tribune politiche disertate dalle forze che si schierano per il Sì. Perché nessuno o quasi vuole metterci la faccia secondo lei?

“Non commento le scelte e le strategie altrui. So solo una cosa, semplice: l’ultima volta alla Camera il taglio è passato addirittura con il 98% dei voti favorevoli. Questo dimostra che attorno a questa riforma c’è la più ampia condivisione possibile da parte delle diverse forze politiche. Adesso tocca ai cittadini, in questi giorni ne sto incontrando a migliaia in giro per l’Italia e mi sembrano entusiasti di questo traguardo che adesso è a un passo da tutti noi”.

L’esito del referendum e soprattutto quello delle Regionali potranno condizionare la vita del governo Conte?

“Il referendum è una partita a sé, le regionali un’altra ancora. Con la prima, votando SÌ, potremo dare un volto finalmente moderno al nostro Parlamento. Con le regionali i cittadini dei territori al voto sceglieranno chi li rappresenterà. Io mi auguro che la scelta ricada sui candidati del MoVimento 5 Stelle: rappresentano l’unica vera alternativa a politici che stanno da decenni su quella poltrona e che di nuovo hanno ben poco. Quanto al governo, non ci sarà nessun effetto dall’esito di queste consultazioni. Davanti a questo esecutivo e a tutto il Paese ci sono ancora tante sfide importanti da affrontare, come il miglior impiego possibile delle somme del Recovery Fund”.

Un’ultima domanda su un tema politico: il vostro rapporto con il Partito democratico malgrado le dichiarazioni di intenti, soprattutto del Pd, fatica a decollare sui territori. È così nelle regioni dove si vota e anche in Sicilia, dove alle amministrative Pd e M5S sono alleati solo in due comuni. Come vede lei questo percorso?

“Su questo tema nel MoVimento c’è stato un voto chiaro da parte degli iscritti. Per le prossime amministrative la strada da seguire, dove ci sono le condizioni, è quella delle coalizioni con forze politiche e civiche che condividono le nostre battaglie. Ripeto: la prima e ultima parola l’avranno sempre i territori, ma con un indirizzo generale potremo mirare al buon governo delle nostre realtà locali”.


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