"Silvio Berlusconi mi chiamava la quercia d'oro" - Live Sicilia

“Silvio Berlusconi mi chiamava la quercia d’oro”

Ex senatore e dominus per lungo tempo degli azzurri della Sicilia orientale, Pino Firrarello si commuove parlando del Cavaliere.

CATANIA. “Il momento più bello è stato quando…” Pino Firrarello, ex senatore azzurro e, oggi, sindaco di Bronte, ha bisogno di riprendere fiato prima di andare avanti nel racconto.La voce si rompe pensando al 2008 e al sold-out di Silvio Berlusconi a PalaCatania. “Quando si affacciò e vide quella marea  si girò e mi disse: ‘Sicuri che non siamo al Maracanã?’…” 

Firrarello, si è commosso?

“Sì, mi sono commosso. Certe cose bisogna viverle per poterle capire…”

Certamente. Di quel giorno, a proposito, restano le immagini di un Berlusconi che riusce a far stare sullo stesso palco, senza litigare, lei e Raffaele Lombardo?

“Sicuramente, lui ci provò…”

E a lui però non poteva dire di no…

“Ho un ricordo bellissimo della persona, incancellabile. Tra i tanti leader che ho conosciuto, Berlusconi è colui che mi ha maggiormente impressionato”

Perché impressionato?

“Perché aveva una capacità di sintesi e un pragmatismo eccezionali”.

Che rapporto avevate?

“Mi chiamava la quercia d’oro. Anche quando non condividevo certe cose, e gliele dicevo…”

Un esempio?

“Quando ci fu da votare la Legge Severino, ci fu tanto malumore in Forza Italia. Ed io feci presente come la pensavo. Tant’è che alcuni colleghi mi chiesero di parlare con Berlusconi in solitario per fargli cambiare idea. Andai. Ma lui fu irremovibile: voleva a tutti costi che fosse approvata”. 

Una legge che non gli portò fortuna.

“Assolutamente no. Evidentemente, però, aveva preso un impegno e voleva onorarlo”. 

Negli ultimi anni non siete stati più in sintonia politica, come dimostrerebbe il passaggio il passaggio di suo genero in Azione.

“Guardi, nella mia vita ho avuto soltanto due partiti: la Democrazia cristiana e Forza Italia”.

Si definisce, ancora oggi un berlusconiano?

“Appunto, sì. E non credo che avrò altri partiti”.

Lei però non è un berlusconiano della prima ora, come avviene il suo avvicinamento a Berlusconi?

“Esatto, entrai nel partito quando ero già senatore. Nel 1994 fui contatto, ma dissi di no perché non credevo al progetto. Nel 1997, invece, fu lui stesso a chiamarmi e dissi di sì”.

Come cambierà la politica siciliana senza Berlusconi?

“Secondo me è già cambiata. Alle ultime elezioni abbiamo avuto, anche in Sicilia, un partito con un’ampia maggioranza. Ed è destinato ancora a crescere”.

Secondo lei, sarà FdI a raccogliere l’eredità del berlusconismo?

“Sì, è il partito che naturalmente saprà intercettarla”.

E lei?

“Come le dicevo, non andrò in altri partiti. Do invece la disponibilità a stare nel centrodestra, ma solo la disponibilità”. 

Cosa resterà nei libri di scuola su Berlusconi?

“È stato un uomo che ha raggiunto tutti gli obiettivi che si era prefissato: nell’imprenditoria, nello sport e nella politica. Per questo è stato odiato. Perché era un vincente”.   

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