“Posso riferire di appartenenti alle forze dell’ordine che sottraevano droga sequestrata o addirittura corpi di reato e si rendevano complici dello spaccio… inoltre ci confidavano notizie segreterie riguardanti attività di indagine in corso rivelandoci i luoghi dove erano nascoste le microspie e le telecamere avvisandoci di arresti che stavano per operare”.
Gennaio 2021, inizia così il racconto di Francesco Capodieci. L’ex capo del clan che controllava il mercato della droga nel “Bronx”, nella zona Nord di Siracusa, è seduto davanti ai pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia di Catania. Ha deciso di collaborare con la giustizia.
I finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria del comando provinciale di Catania, assieme ai polizotti della Mobile di Siracusa e del Servizio centrale operativo, alzano il velo su una vicenda maleodorante. I protagonisti sarebbero sbirri infedeli e malacarne doppiogiochisti.
C’era un’indagine aperta. I sospetti degli investigatori trovano conferma. Il neo pentito svela il patto sporco fra trafficanti e poliziotti. Tre uomini in divisa sono stati arrestati, ma ci sono altri nomi nei verbali.
“Si trattava di tre poliziotti in servizio alla squadra mobile di Siracusa e uno in servizio alla sezione di polizia giudiziaria del tribunale”, racconta Capodieci. Dei quatto nomi citati nel verbale solo due sono stati arrestati nel blitz della scorsa notte: Rosario Salemi e Giuseppe Iacono, il primo originario di Noto e il secondo di Catania.
“Mi disse di preparare 10 buste di mannitolo”
Gli agenti sequestravano la droga durante le operazioni di polizia e invece di conservarla come corpo del reato la consegnavano al gruppo del Bronx: “Ricordo ad esempio di un sequestro di 500 grammi di cocaina che poi Iacono, dietro le intese che avevo preso con Salemi, mi consegnò dietro corresponsione da parte mia di circa ventimila euro. Salemi mi disse di preparare 10 buste da 50 grammi di mannitolo per fare lo scambio con la droga sequestrata dopo che sarebbe tornato da Catania dove si era recato per fare le analisi”.
Uno stratagemma, quello della sostituzione della droga con dei mattoni o del mannitolo, che “è stato utilizzato più o meno circa una decina di volte… avrò dato al Salemi circa 100.000 euro”. Poliziotti e finanzieri hanno aperto i pacchi sotto sequestro: la droga è davvero sparita.
“Sono diventato un loro confidente”
Capodieci ha conosciuto Salemi tramite un altro poliziotto della squadra mobile, il quale è stato molto chiaro: “Se volevo continuare a lavorare con le sostanze stupefacenti dovevo diventare un loro confidente”.
Grazie a lui i poliziotti hanno piazzato telecamere e microspie nei luoghi della droga o nelle macchine dei trafficanti. La gente è stata arrestata, ma il vero obiettivo degli uomini della Mobile siracusana era quello di approvvigionarsi degli stupefacenti da rivendere.
“Si mangiava assai”
Per la consegna si davano appuntamento a Città Giardino. Una volta Salemi arrivò a bordo di una Bmw Gs e “ci consegnò 10 g di eroina chiedendoci di recuperare mille euro”. Il poliziotto ricorda i “tempi belli” quando si “mangiava assai”.
È una conversazione fra Salemi e uno zio del collaboratore di giustizia a conferma il racconto di Capodieci. “Piero Monaco non ce l’hanno fatto arrestare loro? – diceva Salemi – A Piero Monaco con 10 kg di fumo”.