“Me ne vado con il sorriso sulle labbra, non avrei potuto chiedere di meglio”. E’ morto così Lorenzo Orsetti, volontario fiorentino, barbaramente ucciso in Siria dai soldati dell’Isis. Nato quarantadue anni fa nel capoluogo toscano, era uno dei sei italiani che da tempo hanno sposato la causa curda e combattono contro l’esercito turco e lo stato islamico. Un anno e mezzo fa, Lorenzo aveva lasciato la sua vita in Italia, per raggiungere la Siria. Per gli amici era ormai il “Tekoser” (il “lottatore”).
“Ho lavorato 13 anni nell’alta ristorazione – raccontava qualche mese fa al ‘Corriere Fiorentino’ – ho fatto il cameriere, il sommelier, il cuoco. Mi sono avvicinato alla causa curda perché mi convincevano gli ideali che la ispirano, vogliono costruire una società più giusta ed equa. L’emancipazione della donna, la cooperazione, l’ecologia sociale, la democrazia: per questi ideali sarei stato pronto a combattere anche altrove in altri contesti”.
Una guerra in cui credeva realmente, così come sostenuto da lui stesso, anche dopo aver visto con i suoi stessi occhi la violenza del campo di battaglia. In una lettera, scritta da Lorenzo poco prima di morire e diffusa dai curdi siriani emerge quanto la lotta all’Isis fosse ormai parte di sé: “Ciao, se state leggendo questo messaggio significa che non sono più in questo mondo. Nonostante questa prematura dipartita, la mia vita resta comunque un successo. Sono quasi certo che me ne sono andato con il sorriso sulle labbra. Non avrei potuto chiedere di meglio”.