SIRACUSA – Quando entra nel palazzo che ha rappresentato la sua croce e la sua delizia, conserva lo sguardo freddo, stordito dagli arresti, dalle indagini. Ha già riempito migliaia di pagine di verbali. Ma lì, nel tribunale che è stato a lungo la sua casa, con amici e “nemici” dislocati in ogni stanza, comincia dall’inizio.
Dalla Sai8, azienda di gestione del servizio idrico di Siracusa, che sarebbe stata punto di incontro di vecchi e nuovi equilibri, al centro di un braccio di ferro politico – giudiziario che ha dato vita a uno scontro senza precedenti, con ramificazioni nazionali. Tutto condito da gesti di cortesia e possibili corsie preferenziali.
Sotto braccio, l’avvocato Dario Riccioli, che assiste Attilio Toscano, noto avvocato, figlio del procuratore aggiunto Giuseppe Toscano, porta i verbali del magistrato “amico” di Amara, Giancarlo Longo, richieste di archiviazione, articoli di giornale, avvisi di indagine.
Dario Riccioli pone le domande.
Punto primo: chi propone Amara come legale della Sai8?
“Il contatto iniziale era con il dottor Vinci, inizia Amara, che poi mi presenta Torrisi, poi… quindi Vinci e Torrisi proposero la mia nomina quale difensore di Sai 8”.
Nomi importanti
Amara racconta: “Franco Vinci, il padre dell’Avvocato Vinci, che all’epoca era insieme all’Avvocato Pitruzzella, mi pare l’Avvocato Comandè, gestiva il contenzioso… era tra gli Avvocati che seguiva il contenzioso amministrativo di Sai 8. Franco Vinci credo che sia stato dipendente dell’A.S.I. per un certo periodo di tempo, comunque una persona…”.
Dipendente dell’Asi, Franco Vinci, l’area di sviluppo industriale. Subito dopo l’avvocato Riccioli va al cuore della nomina, che non è solo Amara come avvocato dell’azienda.
“La scelta della sua nomina – chiede il legale – quale difensore di Sai 8 era stata discussa e condivisa con il Procuratore della Repubblica di Siracusa di allora, il dottor Ugo Rossi?”.
“Certo – risponde Amara – a me fu rappresentato che era ben gradita dal dottor Rossi, circostanza che mi colpì molto, perché come le ho spiegato fino ad un anno prima, il dottore Rossi mi sottoponeva ad indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania per una serie di vari reati”.
L’avvocato lo incalza e punta dritto alle parentele in ballo: “Quindi è coretto dire che il dottore Torrisi parlava delle questioni inerenti Sai 8 con il dottor Ugo Rossi, che era il compagno della madre del dottore Torrisi?”. Amara conferma.
Gino Foti
Subito dopo spunta un nome di peso della politica. Gino Foti, re della democrazia cristiana, ex sindaco di Siracusa, parlamentare quattro volte.
Nel 2012 Foti finisce indagato per accuse inconsistenti, proprio sulla gestione della Sai8. Il provvedimento di arresto viene annullato. Il racconto di quel periodo ha delineato il sistema dei veleni e Amara vuota il sacco. Foti aveva denunciato il sistema Sai 8, Amara stava dall’altra parte e non era solo. Fu una guerra di potere senza precedenti.
Amara era stato assunto, come legale, per querelare Gino Foti?
“Al di là della formalizzazione dei singoli mandati – risponde l’avvocato – fu sviluppato un discorso di carattere politico / giudiziario, c’era l’esigenza per un verso di rispondere a pretese, richieste concussive formulate da alcuni politici siracusani, pretese nel senso che questa era la ricostruzione dei dirigenti della Sai 8.
C’era la problematica complessiva del rapporto con i comuni e con i politici che stanno dietro ai Comuni, per esempio alcuni politici per un verso sviluppavano contezioso contro Sai 8 per altro verso cercavano delle somme di denaro per loro stessi, è questa la ragione principale per cui stanno dietro ad alcuni contenziosi, quindi… cioè l’oggetto era a 360 gradi seguire tutto il contenzioso giudiziario, extragiudiziario, nonché i profili dei rapporti politici”.
Tra concussioni, “estorsioni”, e rapporti di livello, Amara viene nominato come legale, ma in realtà deve fare da mediatore e da attaccante per “rinnovare un parco di relazioni e rapporti per tutelarli sia a livello giudiziario, sia a livello politico”.
Il pentimento
L’avvocato Riccioli chiede ad Amara di spiegare quali fossero i suoi rapporti con Gino Foti, prima della denuncia che scatenò lo tsunami di potere. “Rapporti storici, idilliaci tra mio padre e Gino Foti – dice Amara – tant’è che io me ne sono pentito insomma di questa denuncia, perché per in qualche modo ingraziarmi i favori della famiglia Rossi, mi sono andato ad intestare una guerra che avrei preferito non fare, ad una persona che bene o male ha sempre avuto rapporti con mio padre”.
L’attacco ai magistrati
Amara tira in ballo, ancora, l’ex procuratore Rossi e il responsabile dell’area Siracusa per il distretto etneo Giuseppe Toscano, magistrato di grande spessore. Giura di essersi pentito per quello che ha fatto.
“Amico di mio padre, io Foti l’avrò visto due volte nella mia vita, io in quel momento storico della mia vita, perché siccome la gestione Rossi o Toscano, di questa gente qui, della giudiziaria, è quasi assimilabile a un rapporto mafioso, piuttosto che avere problemi con questa gente, ho preferito raggiunte… poi magari le racconto anche come nasce il mio rapporto…”. CONTINUA