Loggia Ungheria, i magistrati vogliono Amara e Calafiore a processo

Loggia Ungheria, i magistrati vogliono Amara e Calafiore a processo

L'accusa è di calunnia e autocalunnia. I particolari
IL PROCEDIMENTO
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MILANO – Per la procura di Milano devono essere mandati a processo Piero Amara e il suo ex collaboratore Giuseppe Calafiore imputati per calunnia e autocalunnia il primo e solo per autocalunnia il secondo per la vicenda della cosiddetta fantomatica loggia Ungheria.

La richiesta

A ribadire la richiesta di rinvio a giudizio sono stati oggi i pm di Milano Stefano Civardi e Roberta Amadeo nel corso dell’udienza preliminare che si sta celebrando davanti al gup Guido Salvini, nella quale delle 65 parti offese una quarantina si sono costituite parti civili. Prima della discussione dei pubblici ministeri, Amara ha reso dichiarazioni spontanee riproponendo la sua tesi difensiva e attaccando il pm Paolo Storari già finito nel mirino in alcune sue interviste. L’avvocato siciliano ha spiegato in aula che, è la sintesi, le dichiarazioni da lui rese agli inquirenti milanesi non erano insinuazioni ma spunti che erano ritenuti credibili. E che le indagini sono poi “abortite” dopo che il caso è finito sulla stampa in seguito alla consegna dei verbali da parte di Storari all’ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo.

Cosa ha detto Amara

Una volta rese pubbliche le sue affermazioni, ha detto in sostanza Amara, e trasmessi gli atti a Perugia (il gip ha poi archiviato, ndr) non era più possibile indagare perché tutti sapevano tutto. L’ex avvocato esterno di Eni, dopo che hanno parlato una serie di legali delle parti civili, ha annunciato che renderà altre dichiarazioni il 21 novembre, giorno in cui proseguirà l’udienza. Amara nei suoi verbali aveva parlato di una presunta associazione segreta di cui avrebbero fatto parte esponenti del mondo della politica, della magistratura, delle forze dell’ordine e dell’imprenditoria (ora tutti calunniati), tra cui l’ex ministro Paola Severino, l’ex vicepresidente del Csm Michele Vietti l’allora generale della Gdf e ora presidente di Eni Giuseppe Zafarana e il generale di corpo d’armata e attualmente capo di gabinetto del ministro della Difesa Tullio Del Sette.


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