Era fatale l’approdo alla deriva onirica, con venature freudiane. Un mio amico, stanotte, ha sognato Delio Rossi. Il mister tornava a Palermo alla guida dell’Ascoli (!). Incedeva in viale del Fante tra due ali di folla plaudente, mandando baci e carezze, circonfuso di luce. Il mio amico è persona sobria e non coltiva altri vizi che non siano il Palermo, accanto a un’adolescenziale passioncella per Baglioni. Quello che alcuni sognano ad occhi chiusi, di notte, gli altro lo sognano a pupille dilatate, di giorno. Sognano Delio Rossi. Con punte di amarezza. Fabio Tedesco, giornalista galantuomo (lo specifichiamo per sottolineare la coincidenza dei termini, generalmente rara e azzeccata nel caso specifico), ha scritto su fb con gusto: “Ora ho capito tutto. La colpa è tutta di Delio Rossi. Se non ci avesse portato in Europa ora non saremmo così inc…”.
Acquadicielo, celebre blogger rosanero, ha pubblicato proprio nel suo blog “C’era una volta una squadra che aveva fatto innamorare i tifosi. Una squadra che aveva tanti difetti ma anche una idea precisa di gioco e una identità morale e agonistica, oltre che tecnica, che la gente aveva fatto propria. Bastava poco per rendere compiuto quel sogno, bastava poco per consentire a tutti noi di essere felici stringendoci attorno al nostro Palermo, proprio come hanno fatto i 40.000 dell’Olimpico”. E’ soltanto la cifra tenica ad avere saldato il viso pensoso del signor Rossi nel cuore dei tifosi rosanero? Sarà stato per via del suo spirito perbene e discreto? Guidolin era (è) un grande allenatore, con qualche asprezza. Sonetti era (è) una persona tranquilla e un signor mister, per segnalare qualche esempio. Rossi ha messo in campo una sincerità e una vicinanza che non sono mai apparse affettate o ruffiane. E’ stato se stesso, con la sua sagacia e con la sua malinconia. E ha portato il Palermo a sfiorare un’impresa colossale. Ecco perché adesso il mio amico lo sogna di notte. E gli altri di giorno.
