Letizia e il Festino | "La peste non vincerà" - Live Sicilia

Letizia e il Festino | “La peste non vincerà”

Chiacchierata con Letizia Battaglia. Del 'suo' Festino e di un'intera città.

Via Maqueda riassume Palermo, un po’ belvedere, un po’ maleodorante trincea, con i suoi turisti che fanno oooohhh, ammirando le vestigia e i palazzi di una bellezza che resiste a tutto, pure ai palermitani, con i suoi rigagnoli di urina, con le sue gocce di grazia, con le sue pozzanghere di inciviltà.

Un po’ salotto, un po’ ghetto è via Maqueda in un pomeriggio di martedì. Ci sono ciclisti vastasi, abbigliati in forma di Goldrake, che non rispettano i volenterosi camminanti, tanto si sa la colpa è degli automobilisti. Ci sono mendicanti che, fisicamente, non richiamano gli stenti per cui chiedono l’elemosina. Ci sono localini, odori e puzze. Non siamo forse il suk delle nostre brame?

In mezzo al cammino, c’è Palazzo Sant’Elia con la incantevole mostra fotografica ‘Per amore di Rosalia’ che raccoglie scatti storici dagli archivi di Nicola Scafidi e Pubblifoto di Enzo Brai, secondo informazioni fornite dalla locandina.

La città si avvicina, con misurati appuntamenti, al suo ingordo Festino, quando si ammirerà sudata e disfatta nello specchio di una serata dalla rovente calura estiva. Cosa vedrà? Chi può sognarlo meglio di Letizia Battaglia, officiante della mostra? Bellissima, con i capelli fiammeggianti e il peso dolce delle primavere. Gentile, nonostante certa vulgata che la dipinge scontrosa. Letizia dirige il Festino con il maestro Lollo Franco. Siamo, ovviamente, nel terreno dell’Orlandismo consacrato, nell’alone di un sogno che alcuni battezzano fedele al vero, altri, invece, no. Ma la suggestione, pure nel corso di una rapsodica chiacchierata, è suadente.

“Palermo si trova in un momento meraviglioso, si sta svegliando – è l’incipit della Signora della Fotografia – per tanti eventi che ci coinvolgono e che ci chiamano in causa. Penso alla Capitale della Cultura, a Manifesta, a tantissime cose concomitanti. Ma io sono soprattutto fiera di una comunità che sa accogliere i migranti e chi viene da fuori, grazie alla sensibilità di un sindaco che considera tutti cittadini, egualmente, senza distinzioni. E’ un principio che ci ha attirato addosso il consenso e il rispetto del mondo”.

Le stanze si riempiono per la prefissata inaugurazione. Le foto appese alle pareti sono creature che respirano nella trasparenza del bianco e del nero. Come se potessero animarsi, scendere dal muro e attutire, con una barriera, il rumore di via Maqueda con le sue fogne e i suoi belvedere. 

Arriva il sindaco, c’è Lollo Franco, ci sono supporter e semplici osservatori. L’Orlandismo, intanto, si incarna e si mette in posa per le fotocronache di rito.

“Questa Palermo – continua Letizia – mi commuove con la sua generosità. E’, per fortuna, meno ortodossa del passato, più aperta. Sta ancora cambiando e in meglio. Il Festino per me è un’esperienza nuova, l’ho raccontato tante volte da fuori, ora sono dentro. Sono emozionata”. E c’è una Santuzza da riabbracciare. “Sono curiosissima. Rosalia è una donna forte e decisa, eppure dolcissima. Abbiamo ancora la peste addosso, mi riferisco soprattutto alla mafia, alla corruzione, alla disoccupazione, alla povertà. I passi avanti sono stati notevoli e sono convinta che la sconfiggeremo completamente”.

In tanta incrollabile fede, proviamo a indossare i panni degli ‘eretici’ in terra, appunto, consacrata: siamo sicuri che ci sia motivo di essere tanto speranzosi e che tutto il peggio proceda verso il meglio, sbuffando e scalciando, sulla strada della redenzione? La risposta è un esorcismo che non ammette repliche: “Abbiamo un sindaco che è un appassionato della sua città e che lavora da tanti anni senza risparmiarsi. Luca è uno che sa prendere le decisioni giuste. La peste sarà debellata, sì. Ne sono certa, Palermo sconfiggerà i suoi mali”.

La signora, adesso, saluta e si alza dalla sediolina che l’ha sostenuta lungo la parca chiacchierata. Risalta il contrasto tra il bianco e nero delle immagini e i suoi capelli rossi: una foto nella foto. La peste verrà sconfitta, ce lo promettiamo da secoli. Ce lo ripetiamo. Ce lo bisbigliamo. E siamo ancora qui, ai piedi della Santuzza per invocare la liberazione. Siamo qui, un po’ felici, un po’tristi, un po’ fedeli, un po’ traditi. Del tutto ignari di come sarà l’ultima foto.

 

 

 

 

 

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