PALERMO – Parchi, strade, linee di tram, caserme, pali della luce, fognature, attività sociali e culturali per un importo che, in Sicilia, vale qualcosa come 400 milioni di euro. Ecco i contenuti del bando per le periferie, ossia di quel fondo che il Senato, nel decreto Mille Proroghe, ha deciso di cassare provocando le proteste non solo delle opposizioni, ma anche di quei 96 enti locali che in tutta Italia, specie nel Meridione, avrebbero dovuto ricevere quelle somme per finanziare bandi e progetti. I riflettori sono ora puntati sulla Camera, che potrebbe modificare il testo salvando i fondi.
Un tesoretto che, a livello nazionale, vale quasi quattro miliardi e che era stato destinato a 120 tra comuni e città metropolitane, secondo una graduatoria. Il meccanismo di base era semplice: massimo 18 milioni ai comuni e 40 alle città metropolitane per attivare progetti di riqualificazione delle periferie e di sicurezza urbana, in grado però di muovere cofinanziamenti pubblici e privati. Una dotazione economica partita con 500 milioni e passata poi a 2,1 miliardi, che avrebbe dovuto attivare investimenti per un totale di quattro miliardi, pur di accontentare tutti.
I primi 24 classificati (tra cui Messina città) hanno già ricevuto i soldi, mentre gli altri 96 erano in attesa. Ma il Senato ha votato un emendamento che sposta i soldi in un altro fondo, stavolta destinato a tutti i comuni italiani e non più in base a progetti e graduatorie. Una scelta che la maggioranza giallo-verde ha motivato con la sentenza costituzionale che ha bocciato il comma della Finanziaria 2016 che ha aggiunto 1,6 miliardi, vista la mancanza di un confronto con le Regioni, ma che ha mandato su tutte le furie l’Anci nazionale che aveva proposto un’intesa in Conferenza unificata per sanare il tutto. Uno scontro politico a tutto campo che adesso si sposta alla Camera, che dovrà decidere se confermare o meno il blocco.
La Regione più penalizzata è proprio la Sicilia che avrebbe dovuto ricevere oltre 200 milioni di euro: 40 ciascuno per le ex Province di Palermo, Catania e Messina, più gli interventi per i singoli comuni che ammontavo a 18 milioni a testa per Palermo e Ragusa, 16 per Catania e Agrigento, 13 Siracusa, quasi otto a Caltanissetta, meno di cinque per Trapani ed Enna. Fondi che, come detto, avrebbero avuto un effetto moltiplicatore grazie ai cofinanziamenti pubblici e privati: a Palermo, per esempio, si sarebbe arrivati a 118 milioni per la sola città capoluogo, altri 100 per l’area metropolitana; a Catania si parla di 58 milioni, tra città ed ex provincia, ad Agrigento di 33, a Siracusa di 17. Come detto, l’unica a essersi salvata è stata Messina città che è rientrata tra i primi 24 enti locali che hanno già ricevuto i soldi senza problemi; l’ex provincia di Messina, invece, è nel limbo come le altre.
Una situazione che ha portato l’Anci a protestare a tutti i livelli. “Questo provvedimento – ha scritto il presidente dell’associazione dei comuni siciliani, Leoluca Orlando, a deputati e senatori siciliani – se confermato, determinerebbe la mancata erogazione di risorse, pari a un miliardo e seicento milioni, già assegnate a 96 enti territoriali tra comuni e città metropolitane e per cui le amministrazioni coinvolte hanno già chiesto anticipazioni, sostenuto spese per la progettazione e avviato iter procedurali. Con riferimento agli enti locali della Sicilia, si tratterebbe di un danno economico di circa 400 milioni di euro che colpirebbe otto comuni capoluogo, le tre aree metropolitane di Palermo, Catania e Messina e i moltissimi comuni delle tre ex province, coinvolti nei progetti, per cui sono già stati sottoscritti impegni, e si aggraverebbe ulteriormente l’emergenza sociale in zone che sono già ad alto rischio”.
Il segretario palermitano del Pd, il deputato Carmelo Miceli, ha annunciato la presentazione di un emendamento alla Camera per salvare i fondi destinati al capoluogo: “Non resteremo fermi di fronte a questa aggressione nei confronti di Palermo – ha detto insieme al capogruppo dem a Sala delle Lapidi, Dario Chinnici – La decisione del Governo nazionale di bloccare i fondi del bando per le periferie penalizzerà enormemente Palermo”. E in effetti proprio il capoluogo è il territorio più colpito: i 118 milioni sarebbero dovuti servire a progettare le linee di tram per Mondello e Sferracavallo, a recuperare aree verdi, a costruire parcheggi, fognature e impianti di illuminazione. Progetti già redatti e che, adesso, rischiano di restare nel cassetto.