Si fa presto a parlare di cittadinanza attiva e democrazia partecipata. Le performance delle amministrazioni della provincia etnea in tal senso ne sono una riprova.
La radiografia della provincia etnea
Sono ben ventuno, infatti, i comuni che hanno disatteso quanto previsto dalla legge regionale numero cinque del 2014, cioè spendere almeno il 2% del trasferimento di parte corrente ricevuto dalla Regione per progetti di democrazia partecipata. I dati, elaborati dall’ufficio studi CentoPassi per la Sicilia, si riferiscono ai finanziamenti erogati nel 2018 da spendere entro il 2019. La ratio del provvedimento è quella di incentivare così la partecipazione attiva dei cittadini.
I soldi non spesi
Molto spesso però, le cifre (seppur esigue) non vengono spese e per tanto restituite con tutte le sanzioni del caso. Il dato provinciale nudo e crudo è abbastanza eloquente e dice quanto lungo sia ancora il cammino da percorrere: ammonta a 662.265 euro il finanziamento ricevuto dai comuni della provincia, la metà non è stata spesa, il 54% per l’esattezza.
Il dato della città di Catania
Le performance delle altre province non si discosta troppo, ma non sempre un mal comune è un mezzo gaudio. In tal senso Catania come altri capoluoghi di provincia (Palermo, Messina e Siracusa) ha mancato l’obiettivo. “Catania, che pur aveva speso correttamente nel 2017 e 2018, perderà l’intero contributo relativo al 2019”, si legge nel rapporto. Nello specifico la città etnea dovrà restituire 150.399 euro.
Mal comune mezzo gaudio?
Stessa sorte per altri venti comuni chiamati a restituire cifre indubbiamente meno rilevanti ma che avrebbero comunque potuto fruttare in termini di partecipazione attiva e non solo: Aci Catena, Calatabiano, Castel di Iudica, Linguaglossa, Maniace, Mascali, Mineo, Pedara, Motta Sant’Anastasia, Paternò, Raddusa, Randazzo, San Giovanni La Punta, Sant’Alfio, San Pietro Clarenza, Trecastagni, Tremestieri Etneo, Viagrande, Valverde e Zafferana Etnea. Insomma, c’è ancora tanto da fare.
La rabbia delle associazioni
Lo sa bene, Dario Pruiti, presidente dell’Arci Catania che commenta così i dati elaborati dall’ufficio studi CentoPassi. “Fa rabbia pensare che quotidianamente, con enormi difficoltà, scommettiamo sulla cittadinanza attiva, sull’effettiva partecipazione di tutti i cittadini e le cittadine ai processi democratici, che lo facciamo inseguendo tutte le possibilità di reperire risorse e consentire una partecipazione vera alla vita democratica del Paese, senza risorse economiche e scoprire, un giorno, che quei soldi c’erano e non sono stati spesi”, argomenta. “Fa rabbia e in questi casi l’inerzia della pubblica amministrazione equivale ad una colpa specifica e precisa in una città come Catania”, aggiunge Pruiti. “In questi anni siamo intervenuti nei quartieri più svantaggiati, da Librino a San Berillo, ogni volta, affidandoci unicamente al volontariato delle nostre compagne e dei nostri compagni di strada. Abbiamo inventato mille modi per praticare i diritti, per sviluppare la partecipazione. Molte volte la nostra azione si è dovuta fermare di fronte alla mancanza di soldi”, continua il presidente dell’Arci. “Risulta persino odioso pensare che la scarsa attenzione delle amministrazioni comunali di questa città per il mondo della promozione democratica praticata dall’associazionismo si sia tradotto in un vero e proprio spreco ingiustificabile”, dice amaramente.
La replica del Comune di Catania e la risposta dell’ufficio studi CentoPassi
I Comune di Catania replica con la seguente nota. “Per quanto concerne il Comune di Catania, è infondata la “notizia”, dei fondi non spesi dai Comuni per la democrazia partecipata diffusa da un partito politico lo scorso 18 dicembre e riportata nell’edizione di oggi del quotidiano Live Sicilia. Nessuna sanzione potrà essere comminata a palazzo degli elefanti in quanto i fondi assegnati sono stati tutti impegnati dall’amministrazione del comune capoluogo. I dati della regione semplicemente non sono aggiornati e le opere realizzate, sulla scorta delle scelte dai cittadini, stanno a dimostrarlo: nel caso di specie, per via della consultazione pubblica del dicembre 2019 la riqualificazione della fontana dei Malavoglia di piazza Verga, dove sono ben visibili i lavori in stato di avanzamento, opere per cui si sono spesi tutti i soldi destinati al Comune di Catania. Tra questi i ribassi d’asta, a seguito di una variante al progetto realizzata in corso d’opera per sopravvenute difficoltà esecutive. Si precisa altresì che il Comune di Catania, come espressamente specificato dalla legge regionale sui fondi della democrazia partecipata, poiché in dissesto economico finanziario, non soggiace ad alcun monitoraggio né tantomeno a rendicontazione. E questo il gruppo politico che ha diffuso, sic et simpliciter, i dati della regione non dovrebbe ignorarlo. Non aggiunge alcunché alla circostanza, che, seppure non esistesse alcun obbligo, i dati sono stati ugualmente comunicati nei tempi previsti dal Comune di Catania alla Regione Siciliana”.
Non si lascia attendere la risposta dello staff dell’ufficio studi CentoPassi. “I dati sulle sanzioni commutate ai comuni per le somme non spese sono ricavati dal decreto ddg 373 del 4 novembre 2020 che aggiorna la situazione dei comuni in merito alle inosservanze della legislazione regionale in materia di democrazia partecipata”, spiegano. “E sono, come è notorio, relative a spese da effettuarsi e rendicontato entro il 2019. Si precisa che il decreto contiene già eventuali rettifiche sollecitate dagli enti locali a cui è stata elevata sanzione. Qualora il comune di Catania avesse, sul gong, utilizzato le somme farebbe bene a comunicarlo, con le relative pezze d’appoggio, all’assessorato enti locali che ha elevato la sanzione e che ha più volte indirizzato ai comuni siciliani le relative richieste prima di procedere, secondo legge, agli accertamenti sanzionatori”, continuano. “Quanto alle somme relative al 2019 e da spendere nel 2020, ovviamente, non sono oggetto dello studio effettuato e non potrebbe essere diversamente in quanto la non invidiabile situazione di dissesto del comune di Catania, tra le varie problematiche, comporta anche il venir meno dell’utilizzo delle somme per finanziare interventi di democrazia partecipata nel comune”, spiegano.