"Sono del Pd, il Pd non mi vuole | E allora denuncio Lupo" - Live Sicilia

“Sono del Pd, il Pd non mi vuole | E allora denuncio Lupo”

La paradossale vicenda del deputato regionale ennese era esplosa all'Assemblea regionale del partito, quando aveva denunciato: "Non vogliono farmi votare". Oggi, pur essendo un parlamentare, non risulta iscritto al Pd. Dietro la storia anche qualche "screzio" in provincia.

Il deputato Salvatore Termine
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“Io sono del Pd, ma il Pd non mi vuole”. Il “caso ennese” era esploso nel bel mezzo dell’assemblea regionale dei democratici. I deputati regionali Salvatore Termine ed Elio Galvagno avevano persino inveito contro il presidente Enzo Napoli. “Non vogliono farci votare”, urlavano i due. Il motivo? Non risultavano iscritti al Pd. Nonostante fossero deputati regionali… del Pd.

Lo strascico di questa vicenda surreale, adesso, potrebbe giungere fino all’aula di un tribunale. “Denuncio il segretario Lupo”, ha annunciato Salvatore Termine.
“In questi giorni sono stato, mio malgrado, – racconta infatti il deputato –  protagonista di una vicenda a dir poco surreale: il segretario regionale del Pd ha cercato di dimostrare che non sono del Pd. Questa vicenda – prosegue – ha visto il suo culmine nel corso dell’ultima assemblea regionale del Pd, quando mi è stato impedito di votare perché, secondo la segreteria regionale, non sarei stato in regola con l’iscrizione al partito: una tessera da 15 euro che, per inciso, ho regolarmente richiesto on-line”.

E in realtà, dietro alla richiesta di iscrizione al Pd compiuta via web, si cela una “storia nella storia”. I due deputati, di Enna, infatti, non risulterebbero iscritti nell’unico dei due circoli della città riconosciuto dal partito. Un circolo che fa capo a Mirello Crisafulli col quale non correrebbe buon sangue a causa di un contenzioso legato a un congresso provinciale svolto proprio a Enna e non riconosciuto dai due deputati. “Lì il circolo – la protesta di Termine – viene gestito come fosse proprietà privata”.

Proprio per evitare qualsiasi “imbarazzo”, i due parlamentari avevano deciso di utilizzare l’iscrizione online, tramite la quale il partito nazionale avrebbe dovuto notificare al circolo l’iscrizione. Quindi il circolo, a sua volta, avrebbe dovuto comunicare l’iscrizione ai deputati. Cosa che evidentemente non è avvenuta.

Così, i due si trovano oggi a occupare uno scranno di Sala d’Ercole tra le file del Pd, pur non essendo, di fatto, esponenti del Pd. “Non entro nel merito della vicenda – ha proseguito Termine – per non alimentare un bizantinismo regolamentare utilizzato dalla segreteria per giustificare scelte ingiustificabili. Sento però il bisogno di sottolineare due o tre cose. Primo: da 35 anni sono impegnato in politica nel mio territorio, Enna, dove rappresento un pezzo importante della sinistra riformista e di governo. Stessa cosa probabilmente non può dire chi attualmente ricopre cariche nel Pd provinciale. Secondo: a chi contesta la mia iscrizione al Partito Democratico, – prosegue Termine – chiedo di consultare il sito dell’Ars, cliccare sulla pagina del gruppo parlamentare del PD e verificare la mia presenza fin dal primo giorno, sia in questa che nella scorsa legislatura. Per non parlare dei contributi che in questi anni ho regolarmente versato ogni mese al partito (contributi ben superiori ai 15 euro della tessera…). Terzo: – ha concluso – nel corso della recente assemblea regionale del Pd ho avuto la netta sensazione che il segretario Lupo avesse deciso di impedirmi di votare non per affermare un principio (inesistente) legato a regole e procedure, quanto piuttosto per mettere fuori gioco un delegato a lui contrario”.

Un delegato, insomma, che avrebbe potuto votare a favore della mozione di sfiducia al segretario, poi naufragata dopo gli accordi tra i vertici del partito. Ma la posizione di Termine e di Galvagno rimane in sospeso: “Dunque delle due, l’una: o sono del Pd, – chiede Termine – o non lo sono. La mia storia, le mie azioni, il mio impegno e la mia attività in questi anni, anche all’Ars, dimostrano che lo sono. Lupo finge che non sia così, e per tentare di dimostrarlo non mi dà la tessera, negandomi nei fatti uno status. Alla luce di tutto questo, per difendere la mia dignità e il mio impegno politico passato, presente e futuro, citerò Lupo in giudizio, nella qualità di legale rappresentante del Pd siciliano”. Quel partito che sembra non volerlo.


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