PALERMO – Da quasi tre mesi Beatrice Basile vive nel limbo. Sospesa dal suo incarico di sovrintendente dei Beni culturali a Siracusa dopo un’ispezione dell’assessorato. La vicenda è quella che ha portato alle dimissioni dell’ex assessore Mariarita Sgarlata, per l’ormai famosa storia della piscina nella sua villa. Una storia che ha scatenato un putiferio di polemiche la cui eco si è spinta ben al di là dell’isola di Ortigia, finendo anche sulle pagine del Corriere della sera. Dopo la sospensione della Basile, infatti, si è venuta fuori la notizia dell’imminente spostamento dei funzionari che si erano opposti alla realizzazione del mega porto nella città aretusea: Rosa Lanteri (beni archeologici) Alessandra Trigilia (paesaggistici) e Aldo Spataro (architettonici) che si erano “messi di traverso – ha scritto Gian Antonio Stella sul Corriere – ad alcuni pesanti interventi in alcune delle aree più importanti ed esposte della città di Dionisio”.
A difesa della Basile, quando la notizia della sua rimozione era ancora solo nell’aria, si erano schierati ambientalisti, movimenti ma anche personaggi come Sgarbi e Settis per il suo lavoro a difesa dei beni culturali e ambientali. Ora, l’archeologa, parla della sua vicenda con Livesicilia. A partire dal suo nuovo incarico: “Non c’è. Sono sospesa dal mio incarico di Soprintendente, a disposizione dell’Amministrazione, presso il Museo Archeologico Paolo Orsi. Non mi è stato assegnato alcun incarico”. Il direttore dei Beni culturali Salvatore Giglione, in un’intervista a La Sicilia ha spiegato che la Basile è stata assegnata al Paolo Orsi su sua richiesta. “Ho chiesto al Direttore di trascorrere il periodo di sospensione presso il Paolo Orsi, e non presso la Soprintendenza, come era stato disposto nel decreto di sospensione, per motivi di opportunità. E di dignità personale”, spiega l’ex sovrintendente. Anche se chiamarla così non è corretto: “Tecnicamente, io non sono stata – ancora – rimossa, ma sospesa – spiega la Basile -. La vicenda comincia con un’ispezione da parte del Servizio Ispettivo dell’Assessorato. Il 12 agosto il Servizio mi annuncia, telefonicamente, un’ispezione per il giorno successivo, a carico della dottoressa Alessandra Trigilia. Non mi viene specificato il motivo dell’ispezione. L’audizione della dottoressa Trigilia, da parte dei due funzionari del Servizio, avviene alla mia presenza perché io stessa avevo offerto il mio ufficio, per ragioni di riservatezza e tranquillità; ma nessuna domanda mi viene rivolta. Avendo chiesto il motivo dell’ispezione, mi viene risposto laconicamente ‘lettere anonime’. Alla fine, gli ispettori chiedono di acquisire copia di due fascicoli, ambedue inerenti a piscine prefabbricate, di cui uno inerente la ditta Sgarlata, e l’accordo di collaborazione stipulato con Legambiente di Pachino per la fruizione della fortezza di Portopalo di Capopassero”.
Con l’ispezione del 12 agosto parte l’iter che porterà alla sospensione. “Non è stato redatto alcun verbale. E neppure ci è stata inviata copia della relazione ispettiva, come avviene di norma in questi casi. Semplicemente, il 27 agosto ho ricevuto una notifica di avvio di procedimento di revoca dell’incarico, motivata, genericamente, con ‘i risultati dell’ispezione dell’8 agosto’”. Revoca che poi diventava sospensione: “Cinque giorni dopo, mi è stato notificato un decreto non di revoca ma di sospensione, ‘per accertamenti’, sempre sulla base della relazione ispettiva”.
Cosa si contestava nella famosa relazione ispettiva, la Basile lo scopre, racconta, solo dopo. “Ho scritto e ho chiesto di che si tratta? E poi ho fatto ricorso. Venti giorni dopo la sospensione mi è arrivata la relazione”.
E qual era la motivazione che si adduceva per la sospensione? “Era preponderante la vicenda della piscina della ditta Sgarlata (che nel frattempo s’era dimessa dopo essere stata denunciata dal presidente della Regione, ndr), si parlava di mancato rispetto dei termini del procedimento. E poi c’era un riferimento a un accordo di collaborazione con Legambiente per tenere aperta a fortezza di Portopalo di Capo Passero. Che si inquadrava in una serie di protocolli dell’assessore Sgarlata per i siti che non era possibile tenere aperti per mancanza di custodi”.
La Basile respinge le accuse: “Ho risposto a tutte le autorizzazioni. La Sgarata non era l’unica persona a cui avevamo concesso l’autorizzazione”. Ma si parlò di tempi molto rapidi per concedere l’autorizzazione alla piscina. “Guardi, la ditta che aveva fatto appena prima la richiesta per l’installazione di una piscina prefabbricata (che sia chiaro non è un parco eolico o una linea elettrica) ebbe tempi di quindici giorni. Quella della Sgarlata venticinque. Il tempo medio per questo tipo di pratiche è di 25-30 giorni. Abbiamo dimostrato tabulati alla mano che le pratiche vengono trattate nell’ordine in cui arrivano. Dopo di che è normale che per le pratiche che richiedono un’istruttoria più articolata, con sopralluoghi, si allunghino i tempi”. La vicenda finì in procura, ma la Basile racconta di non aver ricevuto al riguardo nessun avviso di garanzia.
La sospensione della Basile provocò proteste animate. Anche il Pd parlò di assessorato “accerchiato dai poteri forti”. “Un putiferio che ci ha fatto convincere ancora di più che qualcosa non andava”, ha spiegato il direttore Giglione nell’intervista. “Un tempo il fatto che un Soprintendente fosse difeso da quella parte della società civile che ha a cuore la tutela del patrimonio e del paesaggio sarebbe stato una garanzia del suo corretto operare – commenta Basile -, e un motivo di apprezzamento da parte dell’Assessorato. Adesso, a quanto pare è un motivo di demerito”.
Lo spinoso dossier siracusano finisce adesso sulla scrivania del nuovo assessore Antonino Purpura. La Basile intanto resta sospesa. Quanto ai tre dirigenti che si schierarono contro il cemento al Porto Grande e a Epipoli, “sono destinatari di una proposta di assegnazione a incarico diverso”, spiega la Basile. Qual è il suo stato d’animo, è fiduciosa? “No, per come sono andate le cose non ho molta fiducia”, risponde l’archeologa.