Spaccio di marijuana e cocaina |"Ora abbiamo Giardini!" - Live Sicilia

Spaccio di marijuana e cocaina |”Ora abbiamo Giardini!”

Da Fiumefreddo di Sicilia partivano gli ingenti carichi destinati alla movida di Taormina e Giardini. Le intercettazioni del blitz eseguito ieri dalla Finanza di Riposto.

 

"Tabula rasa", le intercettazioni
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RIPOSTO. Erano Giardini Naxos e Taormina le piazze più ambite per lo spaccio. Emergerebbe questo dalle intercettazioni ambientali captate dai militari della Guardia di Finanza di Riposto all’interno dell’abitazione di Roberto La Spina a Fiumefreddo di Sicilia, nell’ambito dell’inchiesta sfociata ieri mattina nell’operazione “Tabula rasa” con nove ordinanze di custodia cautelare. La Spina avrebbe trasformato, secondo l’accusa, quella casa in una vera e propria centrale operativa per il confezionamento e lo smistamento della droga.

Nella conversazione tra gli indagati Carmelo Di Leo e Roberto La Spina è chiaro il riferimento ai due comuni del messinese e al predominio raggiunto nella gestione dell’attività di spaccio. Dice di Leo: “Ora abbiamo Giardini! Ieri sono saliti i giardinesi e mi hanno detto…Ah hai erba, quelli di Ortogrande (incomprensibile) Hai erba per toglierci delle cose, me ne hanno cercato mezzo chilo solo loro”.

E ancora il 24enne di Taormina, raggiunto da ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari, prosegue: “Ci siamo solo noi! A Taormina sono sicuri, a Giardini (incomprensibile) i Carabinieri nemmeno ti fermano perché sanno che non ce l’ha nessuno. Quando ti siedi nella piazza, di solito si fermano. Ora passano e non si fermano vanno dritti, ormai sanno che non ce ne abbiamo”.

Dalle indagini, condotte tra il novembre del 2012 ed il febbraio del 2013 e avviate nell’ambito di un’altra attività anti usura, le Fiamme Gialle ripostesi si imbattono nella fitta rete di spaccio messa in piedi da La Spina. L’uomo, pur sottoposto agli arresti domiciliari per un provvedimento emesso dalla Corte d’Appello di Catania, sarebbe riuscito a gestire la lucrosa attività. La droga veniva solitamente chiamata “mangiare”, “mangiata” o “torta” per eludere eventuali intercettazioni telefoniche.

In una di quelle telefonate Davide Maccarone chiede a La Spina: “Bello ma ti posso dire una cosa? Ma io eventualmente mi organizzo per cinque persone per mangiare?”. E poi ancora in altre conversazioni si parla della consegna di una “torta”. Secondo gli inquirenti si tratterebbe di cessioni di sostanze stupefacenti. Marijuana ma anche cocaina. La polvere bianca in alcuni casi sarebbe stata tagliata anche con la penicillina.

Partite di droga ingenti, anche di 350 chili. Una di queste però definita “erba nera” sarebbe stata di pessima qualità, tanto da spingere Roberto La Spina a restituirla al fornitore. Come si evincerebbe da un’altra intercettazione ambientale. La Spina dice a Costantino Talio, un altro degli indagati: “Ascolta, qualche 350 kg, gliel’abbiamo mandata tutta indietro, Paolo ne aveva portato qualche 50 kg, io gli ho detto: Paolo tu come la devi uscire questa cosa qui…cà sta fitennu. Neanche ad 1 euro me la posso prendere…ma neanche a 0,50 centesimi…(incomprensibile)”.

Quantitativi di droga talmente ingenti, secondo la Procura, da escludere l’uso personale. Nella tarda mattinata di ieri nel corso dei primi interrogatori di garanzia, sono stati sentiti dal Gip Loredana Pezzino Giuseppe Crisafulli, Roberto La Spina, assistito dai legali Lucia Spicuzza e Salvo Sorbello, e Giuseppe Di Stefano, alla presenza dell’avvocato Michele Pansera. Quest’ultimo ha già presentato stamani istanza di scarcerazione per il suo assistito, annunciando il ricorso al Riesame.

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