CATANIA – Respinte le richieste di revisione istruttoria, si passa alla requisitoria del Procuratore generale: il processo d’appello sulla sparatoria di Librino dell’agosto si svolgerà nei prossimi mesi senza introdurre nuove prove o ascoltare nuovi testimoni.
Lo ha deciso la corte d’assise d’appello. È il troncone del processo che riguarda le responsabilità dei Cursoti milanesi nei fatti di sangue di viale Grimaldi, in cui morirono due persone. La corte ha deciso su richieste fatte sia dagli avvocati difensori che dai pubblici ministeri.
Le richieste
Nel corso delle udienze tra il settembre e l’ottobre del 2024 le difese avevano avanzato varie richieste. I difensori di Carmelo Distefano, condannato a venti anni in primo grado, avevano chiesto ad esempio di poter risentire in aula il capitano Mancuso dei Carabinieri.
La richiesta era stata fatta per verificare se ci fossero videocamere delle forze dell’ordine piazzate davanti alla casa di Distefano all’epoca dei fatti. Una richiesta simile era stata avanzata dall’avvocata di Roberto Campisi, accusato di essere il braccio destro di Distefano.
La difesa di Distefano aveva poi fatto altre richieste, tra cui quella di risentire in aula il poliziotto in servizio al commissariato in cui il boss dei Cursoti, circa un’ora dopo la sparatoria, andò a firmare a causa dell’obbligo a cui era sottoposto dall’autorità giudiziaria.
Ancora altre richieste erano state avanzate dai difensori di diversi imputati e dalla pubblica accusa, dal risentire in aula alcuni collaboratori di giustizia al riesame dei video in cui sono ritratte alcune fasi cruciali della sparatoria.
La decisione
L’ordinanza letta in aula dalla presidente della corte Giuliana Fichera chiude però la porta alle richieste di revisione istruttoria. Dopo un preambolo di giurisprudenza il documento elenca le varie richieste e le considera non ammissibili. Usando estesamente la formula della genericità e del carattere “esplorativo” della richiesta.
In generale, dunque, la corte ha deciso che le nuove prove o l’ascolto in aula di nuove persone, o il riascolto di testimoni già stati alla sbarra, sono superflue rispetto alle prove già raccolte. Esaminate e inserite in un quadro organico durante il processo di primo grado.
La decisione è dunque di passare alla requisitoria del Procuratore generale, che inizierà dalla prossima udienza in aula.
La sparatoria di Librino
Il processo in corte d’appello riguarda il ruolo che i Cursoti milanesi ebbero nello scontro a fuoco di viale Grimaldi, a Librino, dell’8 agosto 2020. Quel giorno una colonna di motociclette del clan Cappello fece un’incursione in una piazza di spaccio gestita dai fratelli Sanfilippo, affiliati ai Cursoti.
All’arrivo in viale Grimaldi la colonna di motociclisti si trovò di fronte due auto con a bordo un gruppo di fuoco dei Cursoti milanesi. Dopo la sparatoria di Librino morirono due persone, Luciano D’Alessandro ed Enzo Scalia, e altre sei furono ferite.

