Sparatoria di Librino, la storia dei Cursoti e i pentiti - Live Sicilia

Sparatoria di Librino, la storia dei Cursoti e i pentiti

La requisitoria del Pubblico Ministero avvia la fase finale del processo Centauri
IL CONFLITTO DI VIALE GRIMALDI
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CATANIA – La storia criminale dei Cursoti milanesi, i loro contrasti con il clan Cappello, il ruolo dei collaboratori di giustizia: sono gli argomenti al centro della requisitoria del Pubblico ministero nel processo sulla sparatoria di Librino. Con l’udienza di ieri il processo Centauri, iniziato nell’ottobre 2021, si avvia dunque alle sue fasi finali.

La storia dei Cursoti milanesi

A prendere la parola davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Catania è stato il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo, affiancato dal pm Alessandro Sorrentino. La prima parte della requisitoria è dedicata alla ricostruzione della storia criminale del gruppo dei Cursoti, soprattutto la nascita del gruppo dei “milanesi” con a capo Luigi ‘Jimmi’ Miano.

“La mafia catanese – ha sottolineato Fonzo – è caratterizzata dal non essere monolitica: ci sono stati mutamenti e accordi tra le diverse consorterie criminali, è una criminalità fluida”. Proprio per questo, ricostruisce il procuratore aggiunto richiamando diversi procedimenti penali, all’interno dei Cursoti e tra i Cursoti e altri gruppi criminali ci sono sempre stati conflitti, dovuti soprattutto alla ripartizione dei proventi dei traffici illeciti.

In particolare, il clan dei Cappello – Carateddi e quello dei Cursoti sono stati storicamente vicini, ma sul finire degli anni 2000 questa alleanza si è rotta in seguito soprattutto all’omicidio di Giuseppe Vinciguerra e a quello, collegato, di Nicola Lo Faro.

La scarcerazione di Carmelo Distefano

Nello stesso periodo i Cursoti riprendono di nuovo vigore. Sono le indagini del processo Revenge, richiamate in aula dal procuratore aggiunto, a svelare che nei primi anni dieci la reggenza dei Cursoti milanesi passa a Francesco Di Stefano. In quel periodo i Cursoti milanesi controllano il traffico di droga e le estorsioni nella zona di San Berillo nuovo ed entrano in contrasto con i Cappello.

Il nodo che porta alla sparatoria di Librino è la scarcerazione di Carmelo Distefano, fratello di Francesco, nell’agosto del 2018. Da quel momento Distefano, nonostante i contrasti all’interno dell’organizzazione, riesce ad assumere la reggenza dei Cursoti milanesi, diventando il punto di riferimento anche per gli altri clan e rappresentando i milanesi nelle riunioni importanti.

Il “prequel”

Proprio mentre Carmelo Distefano è a capo dei Cursoti milanesi i rapporti con i Cappello si avviano verso il punto di rottura. L’incidente che scatena la sparatoria di viale Grimaldi, in cui un gruppo di fuoco del Cappello raggiunge il quartiere e inizia a scambiare colpi di armi da fuoco con i Cursoti milanesi per strada in pieno giorno, avviene il giorno prima, in via Diaz. Lì un gruppo dei Cursoti milanesi, formato da Carmelo Distefano, Davide Agatino Scuderi, Roberto Campisi e Michael Agatino Sanfilippo, è protagonista di un pestaggio ai danni di Gaetano Nobile, nel negozio di quest’ultimo.

“Si sono dette varie ragioni – dice il procuratore aggiunto Fonzo nella sua requisitoria – sul perché sia stato messo in atto questo pestaggio. Si è detto per molestie a una signora che lavorava nella tabaccheria di Nobile, e dall’altro lato si è detto che qualcuno volesse acquisire l’attività. I fatti acclarati però sono che alcuni soggetti, identificati, sono andati da Nobile per una spedizione punitiva. Per quale motivo sia stata fatta cambia poco: quel gruppo di persone non ha potuto smentire la propria presenza a quella manifestazione di forza”.

Dopo il pestaggio Nobile si sarebbe rivolto a esponenti del clan Cappello, rivali dei Cursoti milanesi, per avere in qualche modo soddisfazione. Proprio a causa di questa richiesta i Cappello avrebbero poi organizzato il commando di più di 10 motociclette e scooter che ha assaltato viale Grimaldi, dove poi si è scontrato a mano armata con due auto dei Cursoti milanesi.


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