Il cosiddetto “consensus” vale a dire l’opinione con cui la maggioranza viene imbeccata dall’industria finanziaria, riflette ciò che “si vuole” la gente creda, e per il prossimo anno è la seguente previsione: un primo semestre in cui si raggiunge il punto massimo della recessione globale, seguito da un secondo semestre in cui inizia una lenta ripresa che dovrebbe poi culminare in espansione vera e propria nell’anno di grazia 2010, allorchè – grazie alle potenti manovre di stimolo monetario e fiscale adottate dai governi – “l’episodio” della crisi economica potrà dirsi definitivamente chiuso, e nuovi anni di prosperità e benessere si profileranno dinanzi all’umanità. Coerentemente con questa previsione, che prevede il mantenimento di tassi d’interessi nulli in tutto il mondo per tutto il 2009, poichè le borse anticipano in genere di sei mesi la ripresa economica, si consiglia di iniziare a comprare sulle fasi di ribasso, per poter godere prima o poi dell’immancabile rialzo.
C’è addirittura chi considera questa situazione “l’occasione della vita”. Analogamente si consiglia di investire in dollari perchè gli USA saranno i primi ad uscire dalla crisi. Si consigliano anche le materie prime, e tra queste è molto gettonato l’oro, quando il focus tornerà sulla crescita, e sull’eventuale rischio inflazionistico; si raccomanda cautela e prudenza solo nei confronti dei titoli di stato a lungo termine, perchè coerenza vuole che immaginando una ripresa prossima ventura si prevedano rendimenti al rialzo, a maggior ragione partendo dai minimi record attuali.
Le mie previsioni sono diverse da quelle sopramenzionate del consensus. Il motivo è semplice: per me quella attuale non è una delle tante crisi cicliche, più o meno gravi, da cui -prima o poi- si esce per riprendere un ciclo di crescita. Ritengo la crisi in corso, invece, l’inizio della fine di un sistema “insostenibile”. Quello che si sta inizando a vedere è il risultato degli errori del passato, quello che si deve ancora vedere è il risultato degli errori attuali. Se nel 2009 dovesse esserci, a sorpresa, un sussulto di ripresa dovuto alla mastodontica stimolazione monetaria in corso già da tempo, non sarà certo l’inizio di una nuova era positiva,come la massa tenderà a credere; al contrario, in tal caso seguirà molto presto, già nel 2010 un altra fase acuta di crisi, e al prossimo giro dovranno affrontarla senza cartucce residue, tranne la solita stampa di moneta ad oltranza, ma con sempre meno fiducia disponibile da parte del gregge.
Questo senza considerare altro tipo di rischi, sempre incombenti: protezionismo, svalutazioni competitive, conflitti bellici. Da quando c’è stato il G20 di Washington in Ottobre, cinque paesi – Russia, India, Indonesia, Brasile ed Argentina – hanno annunciato il programma di aumentare le tariffe sulle importazioni (la Russia sulle auto; l’India su acciaio, ferro e soia; il Brasile e l’Argentina chiedono al Mercosur l’aumento di tutte le tariffe), ma anche il Vietnam ha alzato quelle sull’acciaio al 12% dall’ 8% e l’Unione Europea vuole imporre un dazio del 79% sui prodotti in carta per colpire la Cina, la quale a sua volta ha reinserito sussidi all’export. Insomma, nonostante dichiarazioni di principio tese ad escludere il protezionismo, le tensioni in tal senso sono evidenti e l’acuirsi della crisi può intensificarle. Nella stessa logica, tutti – a cominciare dagli USA- cercano di svalutare le proprie valute. Nel frattempo due potenze nucleari come l’India e il Pakistan stanno procedendo verso un possibile scontro.Il focolaio mediorientale si sta di nuovo attizzando con l’azione bellica israeliana più forte dal 1967, compiuta subito dopo Natale. La crisi può far venire al pettine i nodi del malcontento popolare e mettere in crisi potenze autoritarie come la Cina e la Russia. La Storia insegna che in questi casi la tentazione di “distrarre” tutti con un nemico esterno è molto forte per i regimi dominanti. E questo vale soprattutto per gli USA: in poco tempo verrà digerito l’effetto novità del nuovo Presidente, e la delusione conseguente spingerà anche la prima potenza militare del mondo ad accarezzare l’idea di sfruttare l’ultimo predominio restatole.
Ciò premesso,
andando al 2009, vedo due possibilità:
– o il sistema non reagisce agli “stimoli”, ed anzi collassa subito travolto dalla prossima crisi di fiducia devastante, quella nei titoli di stato= depressione subito;
– oppure, riesce ad avere il sopramenzionato sussulto, e si avrà l’illusione momentanea che il peggio è passato, e conseguenti reazioni nei mercati, ma il collasso viene solo rimandato= depressione 2010.
Penso che vi sia una lieve maggior probabilità in quest’ultima possibilità che chiamerò quindi lo scenario base, mentre la prima situazione resta come scenario alternativo.Nello Speciale Previsioni 2008 scrivevo “L’azione indotta dall’iperinflazione, se si esprime nel primo semestre, finirà poi per sprofondare in forte recessione tutta l’economia mondiale verso la fine del secondo semestre, per cui in questo caso diviene probabile una sequenza di scenari del tipo b)-a).”
Nel 2008 si è realizzata proprio questa sequenza. Ricordo infatti che dopo le manovre di pompaggio seguite alla crisi interbancaria di inizio anno, mentre l’economia appariva ancora in crescita e si riteneva che il resto del mondo non risentisse più di tanto del rallentamento USA, vi era stata una fiammata inflazionistica senza precedenti, con le principali materie prime agricole a livelli stratosferici, e conseguenti manifestazioni di protesta popolari in tanti paesi emegenti. Il che aveva costretto le pur riluttanti banche centrali a una manovra monetaria restrittiva: molti paesi alzavano i tassi, anche in europa erano al rialzo, e la Fed che nel frattempo era scesa al 2% iniziava a parlare anche lei di possibili rialzi. Tanto è bastato per innescare una violenta crisi del meccanismo a leva su cui si basa la finanza contemporanea. Unita ai primi chiari segnali di recessione mondiale, tale crisi provocava una corsa alla chiusura degli indebitamenti in dollari e quindi un violento crollo dei prezzi delle commodities. La fiammata inflazionistica pertanto rientrava, ma al suo posto appariva lo spettro di una forte recessione globale. Ma, soprattutto, rientrava in profonda crisi lo squilibratissimo sistema finanziario e a metà settembre il colpo di scena inatteso: veniva fatta fallire la Lehman. Le conseguenze erano immediate. Tutta la fiannza e l’interbancario mondiale si paralizzavano, esplodeva la sfiducia nelle banche e tra le banche. Si è stati ad un passo dal caos totale, con la corsa al ritiro dei depositi bancari nei paesi sviluppati. Per evitarlo, e per un soffio, c’è voluta una degenerazione sistemica completa con le banche centrali che hanno sostituito le banche commerciali, stampando moneta ad oltranza e prestandola gratuitamente “urbi et orbi”; e c’è voluta la dichiarazione di garanzia esplicita dei depositi bancari da parte di tuti i governi.
Si è così passati dallo spettro inflazionistico a quello depressivo nell’arco di pochi mesi; per contrastare quest’ultimo, a parte l’azzeramento dei tassi d’interesse e la stampa di moneta ad oltranza, il 2008 si chiude con una sfilza di annunciati piani governativi di grandi opere pubbliche, e grandi manvore fiscali di sostegno all’economia, ovunque nel mondo, e conseguente impennata insostenibile dei debiti pubblici.
Tornando quindi allo scenario 2009, è probabile (scenario base) che si ripeta una sequenza di tipo inverso al 2008: l’azione indotta dalla iper recessione, finisce per far ripartire una fortissima inflazione, in seguito alla quale tornano a formarsi attese di restrizione monetaria, già solo esse sufficienti per tornare a sprofondare in depressione.
La morale è: a furia di squilibrare e di andare contro natura, chi comanda ha condannato il sistema mondiale a un dantesco girone infernale in cui è costretto a passare dalle scottanti fiammate inflazionistiche alle agghiaccianti gelate depressive, in un continuo andirivieni, sempre più breve e sempre più frenetico. Fino a quando, con la perdita di fiducia (da parte del pur pazientissimo gregge) nella solvibilità dei titoli di stato, si arriverà al kaos finale.
Dal punto di vista dei mercati, lo scenario BASE, quindi depressione rimandata al 2010, vedrà per una buona parte dell’anno (quella centrale): aumento delle materie prime, aumento pur contenuto delle quotazioni azionarie nominali, e dei rendimenti obbligazionari sui titoli di Stato, tendenziale svalutazione del dollaro.I tassi ufficiali resteranno a zero negli USA mentre scenderanno solo al 1-2% in Europa.
Tale scenario di base, ha il 60% di probabilità di verificarsi; le situazioni naturalmente non fileranno lisce e senza sussulti; il momento di maggior ottimismo, dopo un primo trimestre ancora incerto, verrà nel secondo- terzo trimestre, ma già a partire dal quarto inizierà ad evaporare rapidamente, perchè riapparirà lo spettro inflazionistico(come nel primo semestre 2008) e la conseguente aspettativa di restrizioni monetarie porterà poi di nuovo in piena depressione(2010).
Resta comunque un buon 40% di probabilità che si verifichi invece lo scenario alternativo, quindi depressione subito, con crisi dei titoli di stato nella parte finale del 2009. In questo scenario non vi sarebbero grandi novità nel primo semestre perchè, come sopramenzionato , il perdurare e l’accentuarsi della depressione globale durante questo periodo rientra già nelle attese della maggioranza. Quindi primo semestre con mercati laterali, un pò come nell’ultimo mese del 2008, con possibili tentativi di “anticipo” di ripresa. La sorpresa arriverebbe nella seconda parte del 2009 quando invece si dovesse constatare che la situazione continua a peggiorare e che le manovre governative si rivelano inutili, mentre i debiti pubbici sempre più fuori controllo iniziano a far venire dei dubbi sulle possibilità di rimborso dei medesimi. A quel punto ogni momento potrebbe essere buono per lo scoppio del caos, durante il quale vedo borse in picchiata, rendimenti alle stelle, fuga dal dollaro, tassi azzerati anche in europa.
Per quanto concerne le previsioni sui singoli strumenti finanziari, indicare prezzi precisi è semplicemente ridicolo (diffidare di chi lo fa); anche perché i mercati drogati possono andare a toccare livelli illogici, come si è visto nel 2008. Si può provare ad indicare grosso modo degli intervalli di oscillazione probabili, da prendere come approssimativi, in coerenza con lo scenario di riferimento.
Principali strumenti finanziari
1. Petrolio
Nello scenario base l’evoluzione del prezzo atteso è al rialzo, con base in area 30 e tetto in area 80; nell’ alternativo si potrebbero invece vedere puntate anche fino a 20 dollari, mentre quota 50 resterebbe il limite superiore
2. Oro
Nello scenario base l’evoluzione del prezzo atteso è al rialzo, con base in area 700 e tetto in area 1200; nell’ alternativo si potrebbe invece vedere anche un ritorno a quota 500 mentre 1000 resterebbe il limite superiore.
3. Eurodollaro
Nello scenario base l’evoluzione del cambio atteso è al rialzo, con base in area 1,20 e tetto in area 1,60; nell’ alternativo si avrà invece il superamento di area 1,60 e possibilità di andare anche a 2,00.
4. decennale USA
La curva dei tassi americani nello scenario base si irripidisce, con il decennale che torna tra il 3 ed il 4%; nell’ alternativo , si accentua, e il decennale schizza ben oltre il 10% non appena inizia la crisi di fiducia nella solvibilità.
5. sp500
L’indice più significativo della borsa americana nello scenario base è atteso tendere verso area 1200 con pavimento in area 740; nell’ alternativo , si fanno nuovi minimi in area 500.
Tabella riepilogativa per scenari:
Base | alternativo | |
Petrolio | 80-30 | 50-20 |
Oro | 700-1200 | 500-1000 |
Eurodollaro | 1,2-1,6 | 1,30- 2,0 |
Bond | 2 -4 | 2-10 |
Sp500 | 740-1200 | 500-1000 |