PALERMO – La convocazione, molti di loro, l’hanno letta solo ieri. Oggi si sono catapultati a Palermo, per rispondere alle domande del presidente Graffeo e dei magistrati Di Pietro e Carra. La convocazione, molti di loro, l’hanno letta solo ieri. Ma oggi hanno dovuto spiegare le “spese pazze” compiute dai gruppi parlamentari. Si sono alternati, uno per volta, i capigruppo dell’Ars. A quasi tutti vengono contestate, innanzitutto le spese per i cosiddetti “superminimi” concessi ai dipendenti stabilizzati dei gruppi. Soldi che secondo la Sezione di controllo della Corte, non spetterebbero a quei dipendenti visto che, alla costituzione dei nuovi gruppi, si creerebbe un nuovo rapporto contrattuale, con la perdita delle anzianità. Del resto, a questi lavoratori nel corso del tempo sono anche stati garantiti i Tfr.
I capigruppo si sono difesi, dicendo che di fatto si trattava di rapporti di lavoro “in continuità” e per questo andavano riconosciuti quei bonus. Una spiegazione che non sembra, in molti casi, avere convinto la Corte. Ma la lente dei magistrati contabili è stata puntata anche su altre spese. Da quelle telefoniche a quelle per cene e pasti all’Ars. Senza contare il pagamento di alcune “prestazioni professionali” a volte nemmeno giustificate dalla sottoscrizione di un contratto. Accompagnati dai legali o dai consulenti del lavoro, i presidenti dei gruppi hanno provato a portare pezze d’appoggio e giustificazioni. Molto dettagliata e anche apprezzata dalla corte la “difesa” del capogruppo Baldo Gucciardi. Molto breve e indolore invece la replica del capogruppo Udc Lillo Firetto. Un po’ più complessa quella di Toto Cordaro, ma soprattutto per il fatto che il parlamentare palermitano è stato, negli anni, alla guida di tre distinti gruppi parlamentari. Lo stesso Cordaro, a dire il vero, aveva chiesto ad inizio udienza, un rinvio per consentire l’approfondimento di alcuni temi. Una richiesta respinta dalla corte. I termini per chiudere l’istruttoria, infatti, scadevano oggi.
Così, si è andato avanti. E si è chiusa con l’intervento del capogruppo Pdl Nino D’Asero. Lunga e complicata in questo caso la richiesta della Corte dei conti. Sui superminimi ad esempio, la Corte pur prendendo atto che il Pdl non ha fatto ricorso a questo “bonus” ha comunque verificato che le spese concesse dall’Assemblea erano state spese interamente. Il motivo? Semplice, i “superminimi”, nel Pdl, si chiamano in un altro modo. Adesso la Sezione di controllo si riunisce in camera di consiglio. Deciderà se le spiegazioni dei deputati sono sufficienti. O se meritano un ulteriore approfondimento da parte della Procura contabile.
La diretta
20.33 Al capogruppo del Ncd, la Corte chiede anche spiegazioni sulla voce “anticipazione stipendi” e anche chiarimenti sui criteri alla base della scelta delle persone da stabilizzare. D’Asero: “Alcuni dipendenti si lagnavano. E allora, siccome avevamo risparmiato alcune somme, abbiamo anticipato in alcuni casi gli stipendi. Anche se a volte mi sono scontrato con l’ingratitudine. Anche io ho rinunciato al 10% destinato ai capigruppo”.
20.16 Anche Bernadette Grasso ha presentato una memoria sulle vicende che riguardano il gruppo di Grande Sud, dalla costituzione alla fusione col gruppo Pid-Cantiere popolare.
20.00 D’Asero: “Le somme contestate riguardano solo il rapporto tra cassa e competenza. Sui rapporti di lavoro: i lavoratori hanno rifiutato la sottoscrizione. E la giurisprudenza ha dimostrato la continuità lavorativa anche nel nuovo gruppo parlamentare”. D’Asero presenta anche copia dei necrologi contestati dalla Corte.
19.45 L’ultimo a dover fornire chiarimenti alla Corte dovrebbe essere il capogruppo del Nuovo centrodestra-Pdl, Nino D’Asero. Anche in questo caso, contestate cifre riguardanti il personale, oltre a “cifre poco chiare” per 84 mila euro. Problemi anche sui Tfr: “Quelli della scorsa legislatura non possono essere ripiantati con i fondi di questa legislatura – dicono i giudici contabili – visto che un gruppo parlamentare non è un partito politico. In questo caso, le somme contestate sono di circa 36 mila euro”. Per gli incarichi professionali richiesti, mancherebbero i contratti o le lettere di incarico. Non sarebbero stati forniti nemmeno i testi dei necrologi. In un caso, un manifesto pagato con i soldi del gruppo, ma intestato al “Popolo delle libertà”. “Ci sembra – spiega la corte – che questa denominazione rimandi al partito e non al gruppo parlamentare”. E ancora, alcune spese di carburante sono riferite a un’automobile che non risulta tra quelle noleggiate dal gruppo”.
19.25 Cordaro è tornato per integrare le dichiarazioni del primo pomeriggio. Per Cordaro, poi la nascita del gruppo Grande Sud-Pid non va visto come creazione di un nuovo gruppo, ma come un cambio di denominazione.
19.15 Tocca al capogruppo del Misto, Fazio che spiega come le presunte irregolarità sono il frutto di meri errori materiali. Mentre sui dipendenti Fazio si lega alle difese degli altri capigruppo. “Il gruppo Misto però – spiega Fazio – a differenza degli altri, non può non esistere. In quanto tale, c’è e ci sarà. L’unica dipendente quindi io l’ho trovata già lì. Una dipendente che ha continuato a fare quello che faceva prima. E io non ho fatto che attuare quanto disposto dalle delibere”.
19.03 È il turno del capogruppo dei Drs Beppe Picciolo. Anche in questo caso ci sarebbe una ‘discrasia’ tra la somma rendicontata e quella effettivamente spesa di circa 7 mila euro. Somme che Picciolo avrebbe chiesto ai collaboratori di restituire. “Uno dei due collaboratori – ha spiegato il capogruppo – ha restituito la somma per intera, il secondo ha chiesto di rateizzare le somme in tre tranches. E ne ha già restituite due. Anche io ho rinunciato alla mia indennità di capogruppo”.
18.52 Invitato a parlare il capogruppo della Lista Musumeci, Santi Formica. Secondo la Corte esistono delle irregolarità nelle spese destinate al personale. Formica: “le anomalie possono essere riferite al periodo del dicembre del 2012, quando si sono formati i gruppi, ed è dovuto a un disallineamento tra la creazione del gruppo e il trasferimento dell’Assemblea”.
18.45 Tocca ad Articolo 4. Il capogruppo Sammartino: “Tra i punti che ci contestano c’è quello che riguarda i dipendenti stabilizzati, ma la determinazione degli importi da corrispondere ai dipendenti non spetta al gruppo, semmai all’amministrazione dell’Ars. Articolo 4 ha stipulato regolari contratti di lavoro. Visto che il costo complessivo a copertura dei contratti fatti era inferiore al trasferimento dell’Assemblea regionale, abbiamo ricorso ai super minimi per adeguarci agli importi indicati dall’Ars. L’altra contestazione riguarda spese per la costituzione del sito web del gruppo, con quei soldi abbiamo comprato il dominio per il sito”.
18.20 È il turno dell’Udc. Contestate cifre per il personale di oltre 26 mila euro. Risponde il capogruppo Lillo Firetto: “Si tratta solo di un problema di cassa”. Tutto qui. Già chiarita la posizione dell’Udc.
18.12 Molto dettagliata la memoria di Gucciardi, che ha ripercorso le modifiche intervenute nelle normative riguardante il personale dell’Assemblea. Un intervento apprezzato anche dalla Corte. Ancora il capogruppo: “Un D.p.a. destina il 10% del contributo unificato ai gruppi appunto al presidente del gruppo parlamentare. Il mio gruppo, e il sottoscritto ha rinunciato a questa somma per il 2013. Una somma di circa 50 mila euro. Sulle spese del collaboratore, si tratta dell’autista che è costretto a seguire i fitti è complicati appuntamento del capogruppo. Il gruppo Pd ha anche avuto un avanzo di 470 mila euro”.
18.00 Gucciardi: “Noi abbiamo sottoscritto contratti solo ai cosiddetti ‘stabilizzati’ e sulla base di quanto indicato dall’Assemblea regionale e dai D.p.a. che disciplinano questa materia ‘speciale’ dei lavoratori dei gruppi”.
17.48 È il turno del capogruppo Pd Baldo Gucciardi. Il giudice Carra sottolinea la chiarezza con cui Gucciardi ha risposto a una serie di rilievi. Resta da chiarire le missioni del collaboratore Tinervia. Non sono indicati i dettagli poi a chi sono andati i quasi 900 euro di pasti consumati all’Ars. Tra l’altro gli scontrini presentati – ironizza il giudice Carra – riguardano solo le città di Trapani, Alcamo e Castellammare. “È come se questo collaboratore avesse fame solo in quella parte della Sicilia…”.
17.38 Cordaro: “Ho assunto la carica di capogruppo del Pid-Cantiere popolare, nel dicembre del 2012. Io ero già vicepresidente del gruppo dalla sua nascita, nel 2011. Ha, di fatto, quindi continuità col passato. Non a caso rimase uguale anche il codice fiscale del gruppo, oltre che il personale. Io non ho mai erogato un euro in più oltre a quanto l’Assemblea regionale ha disposto per i cosiddetti ‘stabilizzati’. Sulla somma di 29 mila euro di eccedenza si tratta di somme della sedicesima legislatura. Sulle spese telefoniche del mio collaboratore Lo Verde, ho chiesto al collaboratore, che svolge l’attività professionale di addetto stampa, di farci avere le ricevute per quelle spese. Sul necrologio, era destinato a Lucia Borsellino, per la morte della mamma Agnese. In quel momento il gruppo era formato dai soli tre deputati che hanno firmato il necrologio. Altre spese riguardano pasti consumati all’Ars e un pranzo da Charme per motivi istituzionali con un deputato europeo e un deputato nazionale del gruppo”.
17.23 È il turno di Toto Cordaro (Cantiere popolare). Il giudice Carra: “C’è un’eccedenza di 29 mila euro, da chiarire. Poi ci sono delle spese destinate a due persone che non si comprende se sono pagati con fondi di questa o la scorsa legislatura. Per un collaboratore, poi, ci sono delle spese telefoniche che non sono giustificate e delle spese di trasferta da chiarire. C’è poi la spesa per un necrologio che non è stato fatto a nome del capogruppo ma di tre onorevoli, quindi non può essere vista come spesa di rappresentanza”.
17.18 Di Giacinto: “I rimborsi ai collaboratori sono previsti dai contratti. Si tratta di rimborsi forfettari per spostamenti e buoni pasto”.
17.16 È il turno del Megafono-Lista Crocetta. Per i sei stabilizzati non ci sarebbe nemmeno un contratto col capogruppo. Altra spesa irregolare, secondo il magistrato Carra, alcune missioni “che non avrebbero alcuna giustificazione col ruolo svolto. Si tratta di due collaboratori. I viaggi non hanno alcuna spiegazione nè dettagli riguardanti la destinazione. Per questo appaiono più che altro dei bonus forfettarie”.
17.13 Il presidente Graffeo: “Dobbiamo respingere la richiesta di rinvio. Ma diamo tempo fino a stasera per recuperare e fornire la documentazione richiesta”.
17.11 riprende la seduta
17.09 La Corte sta rientrando.
16.51 La Corte si riunisce in camera di consiglio per decidere sulla richiesta di rinvio avanzata da Cordaro e Fazio.
16.46 Interviene anche Fazio (Misto): “I capigruppo non fanno altro che dare attuazioni e direttive della stessa Assemblea che potrà fornire tutti i deliberati”.
16.41 Il presidente della Sezione di controllo Graffeo: “Il legislatore nazionale fissa il termine di 30 giorni, che scadono proprio oggi. Purtroppo non abbiamo la possibilità di spostare i termini. Comunque sospendiamo un attimo la seduta”.
16.40 Interviene Cordaro: “La comunicazione di questa adunanza è giunta solo la notte del 30 aprile. Alcuni colleghi sono fuori, e anche io non sono del tutto pronto. Vorremmo avere il tempo di integrare la documentazione. Due o tre giorni. Chiediamo un corretto dialogo tra istituzioni”.
16.36 Sugli stabilizzati e i super minimi, Cancelleri: “Il nostro gruppo è nuovo e non eredita situazioni precedenti. Ci atteniamo a quanto indicato dall’Assemblea”.
16.30 Cancelleri: “Il nome di Ignazio Ciancio è frutto di un equivoco. Il nome giusto era Ignazio Corrao, ma il gestore dell’albergo dove hanno pernottato i deputati ha sbagliato nel registrare il nominativo. Sulle spese di circa 8 mila euro, si tratta di somme donate da privati cittadini. Per un criterio di trasparenza abbiamo deciso di versali nel conto corrente del Movimento. Abbiamo fatto una leggerezza, ma nasceva proprio dalla voglia di assicurare la trasparenza”.
16.23 È il turno dell’ex capogruppo del Movimento cinque stelle Giancarlo Cancelleri. Secondo i giudici molti dei rilievi sono stati già chiariti. Alcune irregolarità sono dovute ai titoli di studio di alcuni stabilizzati. I dubbi riguardano la presenza di Ignazio Ciancio per un viaggio a Bruxelles. Altro dubbio su una quota di 8 mila euro frutto di contributi dell’elettorato. Chiarito che non sono cifre utilizzate a scopo personale, ma la spesa di quei fondi deve rispondere alle regole.
16.18 A conferma della temporaneità dei contratti è l’erogazione dei TFR al momento, appunto, dello scioglimento del gruppo e della costituzione del nuovo. Per queste ragioni spiega sempre il magistrato Carra “si ritengono non regolari la corresponsione di quelle quote erogate come super minimi o come scatti di anzianità”.
Secondo il magistrato, non si può parlare di “stabilizzati”, visto che si tratta invece di contratti di natura fiduciaria, costituiti per compiti specifici. Legati tra l’altro al gruppo parlamentare e non all’Assemblea regionale. Lo scioglimento di un gruppo quindi comporta lo scioglimento di un contratto e la sottoscrizione di un contratto nuovo di zecca. Contratti comunque di diritto privato.
16.12Iniziata la relazione del magistrato Carra. In evidenza, il tema dei super minimi concessi ai dipendenti dei gruppi parlamentari. I cui contratti, tra l’altro sarebbero stati sottoscritti da “datori di lavoro diversi”.
16.10 è entrata la Corte.
Aggiornamento 15.00 Si è concluso da qualche minuto l’incontro tra i capigruppo all’Ars. Adesso i deputati si dirigeranno verso la sede della Sezione di controllo della Corte dei conti, per rispondere ai rilievi sollevati dai magistrati contabili. Tra loro, il capogruppo del Nuovo centrodestra, Nino D’Asero: “Abbiamo verificato tutti insieme – ha detto al termine della riunione – una serie di aspetti, di natura sostanzialmente procedurale. Riteniamo che, se c’è qualcosa da chiarire, è di natura meramente formale. Nessuno di noi ha compiuti atti di ‘mala gestio’. Insomma, nessuna preoccupazione. La Corte dei conti è andata oltre il suo compito? Per il momento credo sia giusto affrontare questi temi con un certo rispetto istituzionale, limitandoci a rispondere a quanto è stato sollevato”.
Stanno percorrendo a ritroso il lungo “ponte” di questi giorni. Stanno tornando, alla spicciolata, verso Palermo. I capigruppo dell’Ars sono stati convocati dalla sezione di controllo della Corte dei conti. Dovranno rispondere delle presunte “spese pazze” contestate nei loro confronti. E per farlo, probabilmente, faranno “fronte comune”. Per questo, tutti i presidenti dei gruppi parlamentari si sono dati appuntamento a Palazzo dei Normanni. Incontro fissato inizialmente per le 12.30, slittato di qualche minuto.
Da quanto trapela, l’intervento della Corte dei conti non è stato gradito. Non solo per l’ovvio “fastidio” legato ai motivi della contestazione. Ma anche per le modalità. Secondo qualche capogruppo, infatti, l’intervento dei magistrati contabili sarebbe andato un po’ oltre i “confini”. Pregiudicando un sereno rapporto tra le istituzioni.
Ne stanno parlando in questo momento, i presidenti dei gruppi. A loro, come detto, vengono contestate spese riguardanti soprattutto le stabilizzazioni del personale interno ai grupi stessi. I superminimi riconosciuti a molti di questi. Ma la lente della sezione di controllo della Corte è puntata anche su viaggi e cene. Una, in particolare, quella svolta qualche mese fa a Villa Clelia, un ristorante palermitano. Una cena organizzata dal gruppo del Partito dei Sicilia-Mpa. Con un ospite “d’eccezione”: il presidente della Regione Rosario Crocetta.
Livesicilia raccontò i dettagli di quell’incontro. La “cena del paolotto”, viste le preferenze a tavola di alcuni dei commensali. Presente, come detto, anche il governatore e il personale della sua scorta. Tutto pagato dall’Mpa, come sottolinea la Corte, che ha convocato il capogruppo Roberto Di Mauro per chiarire la faccenda. “Guardi – spiega Di Mauro – io su questo punto andrò fino in fondo. Mi viene contestata una spesa di circa 200 euro per la cena del presidente della Regione e del personale della sua scorta. Secondo lei cosa avrei dovuto fare? Lasciare che il personale della scorta restasse a guardare? Su questo, insisto – aggiunge Di Mauro – andrò fino in fondo. Per me è una questione di buone maniere. Poi, se mi toccherà pagare, pagherò. Nessun problema”.
Ma come detto, al di là della cena “del paolotto”, le contestazioni ai gruppi riguardano soprattutto le spese per le stabilizzazioni del personale, e il riconoscimento di superminimi che a volte consentivano di raddoppiare gli stipendi: “Anche su questo punto – spiega Di Mauro – credo che bisognerà discutere anche dei rapporti tra Assemblea e Corte dei conti. Quelle contestazioni riguardano il trattamento nei confronti di persone che lavorano lì da molti anni, ed è normale che, nel momento in cui si fa un nuovo contratto, vadano riconosciute anzianità e altri aspetti contrattuali. Del resto – aggiunge Di Mauro – quelle stabilizzazioni non sono stati atti arbitrari, ma sono il frutto di delibere del Consiglio di presidenza dell’Ars”. In questi minuti, quindi, il faccia a faccia. I capigruppo indicheranno una strategia “difensiva”. Poi, dalle 16, chi deciderà di farlo, si dirigerà verso la sede della Sezione di controllo della Corte dei conti. A fornire le proprie spiegazioni.