Spiragli sulla vertenza Almaviva | Il 20 nuovo incontro con l'azienda - Live Sicilia

Spiragli sulla vertenza Almaviva | Il 20 nuovo incontro con l’azienda

Il sindaco di Palermo al tavolo ministeriale per la vertenza Almaviva

Il Governo ha chiesto di sospendere i licenziamenti. L'azienda risponderà fra una settimana.

Dopo il tavolo al Mise
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PALERMO – Starebbe in un do ut des il destino di Almaviva. Al tavolo nazionale di questa mattina al ministero dello Sviluppo Economico, il Governo ha avanzato alcune proposte risolutive e mostrato il suo impegno per risolvere al meglio la vertenza. In cambio, però, ha chiesto all’azienda di sospendere i licenziamenti, che ammontano a quasi 3 mila nelle tre sedi. Tutto rimandato al 20 aprile prossimo, dunque, quando sempre nella sede del Mise a Roma, si svolgerà un nuovo tavolo con i vertici dell’azienda che, tra sette giorni, potrebbero fornire una risposta.

Appena poche ore dopo la veglia di ieri sera (clicca qui per guardare la fotogallery), che ha portato il popolo di Almaviva a sfilare lungo via Libertà con i lumini accesi, alcuni di loro hanno fatto rotta verso Roma. Al ministero dello Sviluppo Economico alle 11,30 è iniziato il tavolo nazionale per discutere del futuro dell’azienda leader dei call center. Un incontro ad hoc per scongiurare il rischio di 2.988 licenziamenti, al momento, nelle sole sedi di Palermo, Roma e Napoli. Il tavolo, convocato dal viceministro Teresa Bellanova, si è svolto a porte chiuse nella capitale al civico 2 di via Molise. Oltre al sindaco Leoluca Orlando, accolto al Mise da un lungo applauso, anche il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, le segreterie delle più importanti sigle sindacali, Ugl, Cgil, Uil e Ciel, il presidente di Almaviva Contact Marco Tripi e l’amministratore delegato Andrea Antonelli.

Il tavolo si è aperto con le parole dell’azienda che ha illustrato i motivi che hanno portato alla procedura di mobilità. Sostanzialmente, per l’Almaviva Concact sono quattro i motivi che segnerebbero questo inevitabile epilogo: il mancato rispetto dell’articolo 24 bis, l’uso sbagliato degli ammortizzatori sociali, le clausole sociali approvate dal Governo e, infine, le gare al massimo ribasso. Secondo l’azienda, infatti, ciò che il 7 giugno prossimo porterebbe ai 1.670 licenziamenti per Palermo, più i 918 di Roma e i 400 di Napoli, è la connessione tra i quattro punti, in grado insieme di mettere a rischio il futuro del call center.

Il viceministro Teresa Bellanova, a nome del Governo, ha chiesto all’azienda di sospendere la procedura di mobilità. Per questo ha convocato un nuovo tavolo nazionale, sempre al Mise, per il 20 aprile prossimo. L’azienda, di contro, vaglierà la possibilità di incontrare i sindacati prima del nuovo tavolo ministeriale. La Bellanova ha espresso solidarietà ai lavoratori Almaviva, soppesando tuttavia le colpe del Governo, impossibilitato ad esempio nell’imporre ai committenti privati le modalità delle gare d’appalto. Inoltre, ha proposto l’istituzione di un “fondo di innovazione” dalla duplice valenza: da una parte la ricerca della qualità, dall’altro il risparmio sui costi, necessari affinché in Italia resti la parte buona del lavoro stesso.

Durante l’incontro le quattro sigle sindacali hanno denunciato il mancato rispetto delle norme esistenti per il settore e la pratica di gare al massimo ribasso, che si sono tradotte nella crisi Almaviva. Hanno così chiesto l’intervento del Governo per il rispetto dell’articolo 24 bis del 2012. Secondo questa norma, disattesa dal concact center e per questo sanzionabile, l’utente finale dovrebbe avere la possibilità di scegliere il centralinista con base in Italia, per facilitare la comunicazione e la comprensione della lingua. Di fatto, invece, si viene indirizzati al ‘primo operatore disponibile’. Il rispetto dell’articolo di questo decreto legislativo consentirebbe di mettere la parola fine alla delocalizzazione all’estero. “Sono state riscontrate 127 sanzioni per la violazione dell’articolo 24 bis – spiega Aldo Rizzo, Rsu Almaviva Ugl telecomunicazioni -. Per ognuna il prezzo da pagare sarebbe di 10mila euro al giorno. Invochiamo l’aiuto del governo, complice in parte della delocalizzazione, ma unico capace di poter risolvere il problema”. 

A fare da eco le parole del sindaco Leoluca Orlando, giunto nella capitale questa mattina. “Sono intervenuto richiamando la gravità e la pesantezza della vertenza che riguarda migliaia di lavoratori e famiglie e in modo pesantissimo la realtà palermitana – spiega il professore -. Palermo in modo drammatico viene penalizzata da una scelta di delocalizzazione non all’estero ma arbitraria ed all’interno dei diversi territori in Italia ove opera Almaviva”. In presenza di conferma di impegno da parte del Governo, chiesto dal Comune di Palermo con i lavoratori e le Ooss, il sindaco ha chiesto alla azienda di ritirare i licenziamenti per affrontare in modo progettuale la vertenza e per dare ad essa uno sbocco produttivo e di garanzia occupazionale. “Questa vertenza riguarda soprattutto la città di Palermo dove sono annunciati oltre 1.600 licenziamenti, con una gravissima ricaduta occupazionale e sociale che riguarda l’intera comunità – ha precisato Orlando intervenendo ai lavori -. Apprezziamo l’impegno assunto dal Governo già da settimane perché la vertenza venga affrontata in modo sistemico, in un quadro di rilancio del settore e di rispetto della normativa. In particolare apprezziamo il richiamo al rispetto delle clausole sociali e della norme sulla delocalizzazione ed apprezziamo che in modo chiaro ed inequivocabile sia venuta da parte della viceministra Teresa Bellanova la richiesta all’azienda di revocare i provvedimenti di licenziamenti”. A questa dichiarazione si aggiunge quella dell’assessora alle Attività Produttive, Giovanna Marano, per la quale “resta intatta la nostra preoccupazione per la situazione che continueremo a seguire come l’abbiamo seguita fino ad oggi perché si dia certezza e serenità alle migliaia di famiglie palermitane e non che sono coinvolte”.

“Per Almaviva, con il tavolo che si è appena concluso al Mise, si riapre una questione molto complessa – spiega Davide Faraone, presente all’incontro -. Come governo abbiamo chiesto all’azienda di ritirare i licenziamenti e siamo impegnati ad affrontare le questioni che lavoratori e impresa hanno posto nel minor tempo possibile. Il tavolo Almaviva è diventato un tavolo permanente e ci riaggiorneremo il prossimo mercoledì per definire meglio le questioni sospese. Siamo ottimisti: da parte dell’azienda c’è un atteggiamento di apertura e siamo certi che tutti i soggetti coinvolti lavoreranno per risolvere la situazione nel migliore dei modi”.

Intanto sotto la sede del Ministero un corteo di lavoratori ha atteso l’esito. Sono giunti da Palermo, Napoli e Roma stessa, con la speranza di scongiurare quei licenziamenti che stroncherebbero 1.670 persone solo nel capoluogo siciliano. Un licenziamento collettivo che ha dell’unico: quasi tremila esuberi che, in molti, hanno persino paragonato alla chiusura degli stabilimenti Fiat di Termini Imerese. È proprio al Governo che si sta giocando la partita più difficile. La perdita di alcune commesse, come Enel, avrebbero spinto l’azienda leader nei call center a questo passo che, tuttavia, lascerebbe immuni le sedi di Catania, Rende e Milano, almeno fino ad ora. Tra prezzi abbattuti, commesse saltate, usi impropri di incentivi e delocalizzazioni, Almaviva è la prima realtà d’Italia in crisi nel settore dei call center. In contemporanea a Palermo i lavoratori sono scesi nuovamente in strada con un nuovo corteo che da via Libertà all’altezza di via Cordova ha attraversato tutto il centro cittadino con destinazione la prefettura di via Cavour.

LE REAZIONI:
“A seguito dell’incontro tenuto oggi al Ministero dello Sviluppo Economico, Almaviva Contact esprime apprezzamento per l’impegno del Governo a mettere in campo interventi diretti a modificare le condizioni strutturali del settore dei call center e a superare le profonde distorsioni ad oggi presenti. Almaviva Contact considera costruttiva la proposta di metodo avanzata, che prevederebbe un percorso semestrale, con azienda e parti sociali, per il monitoraggio e la valutazione degli effetti dei provvedimenti sul mercato e sull’andamento della società. Almaviva Contact, in vista dell’aggiornamento del confronto presso il Mise fissato per il prossimo 20 aprile, accogliendo l’appello del Governo a verificare la possibilità di sospendere la procedura in corso, senza mettere ad ulteriore rischio l’equilibrio aziendale, verificherà nei prossimi giorni con le Organizzazioni Sindacali le condizioni e gli strumenti necessari. L’esito positivo di quest’ultimo passaggio, considerata la gravità della situazione puntualmente evidenziata, è infatti condizione indispensabile al fine di rendere sostenibile qualsiasi percorso futuro”. Questo quanto si legge in una nota di Almaviva Contact. 

“L’azienda ha mostrato disponibilità a valutare l’ipotesi in un prossimo incontro ancora da fissare con le parti sociali – spiegano Francesco Assisi segretario Fistel Cisl Palermo Trapani ed Eliana Puma Rsu Fistel -, ma vuole garanzie che le riforme e gli impegni annunciati dal governo nazionale si concretizzino in tempi brevi”. Dalla Fistel Cisl diverse richieste rivolte ad Almaviva e governo. “Un patto di solidarietà tra governo nazionale, aziende del settore, committenti pubblici e privati affinché nell’assegnazione degli appalti non si vada sotto la soglia dei minimi contrattuali cercando l’offerta economica più vantaggiosa,  per consentire nel frattempo la riforma dei call center”. Il prossimo incontro al Mise si terrà mercoledì prossimo, ma prima l’azienda dovrebbe convocare i sindacati.  “A questo punto con l’impegno del governo, del quale verificheremo ogni passo – commenta Daniela De Luca segretario Cisl Palermo Trapani – l’azienda deve ritirare le procedure, così nel frattempo si possa attuare quella riforma del settore che ponga fine alla mancanza di regole. Ci auguriamo vengano avviati subito i controlli nel settore dei contact dei call center in Italia perché molte aziende operano nell’illegalità non versando nemmeno tasse e contributi dovuti. Palermo aspetta risposte immediate, la vertenza Almaviva colpisce tutta la città”.  

“Il futuro dei lavoratori di Almaviva è ancora appeso a un filo. Ma Governo nazionale e azienda oggi si sono impegnati a cercare tutte le soluzioni possibili per salvare queste famiglie con la chiusura delle procedure di mobilità, a fronte di una verifica del mandato degli azionisti, e un approfondimento con le organizzazioni sindacali sull’utilizzo degli ammortizzatori sociali. Il prossimo incontro è stato fissato per mercoledì 20 aprile”. Lo dice Giuseppe Tumminia, segretario generale della Uilcom Sicilia, all’incontro di oggi al Mise, che aggiunge: “Un ruolo centrale in questa vertenza lo giocano i committenti che con le gare determinano il sistema di assegnazione del lavoro, questo è un passaggio che va modificato. Non possiamo assistere ancora ad irrilevanti economie sui bilanci delle maggiori utility italiane, pubbliche e private, a fronte di migliaia di posti di lavoro ogni volta messi a rischio. Il Governo deve regolamentare e monitorare questo settore. La sostenibilità sociale del Paese passa anche da un atteggiamento responsabile del sistema delle imprese in Italia”.

“I sindacati hanno chiesto all’azienda di ritirare i licenziamenti, ma l’amministratore delegato ha ribadito di non essere nelle condizioni di farlo perché l’azienda sta attraversando forti difficoltà. Almaviva ha accettato l’invito del Mise di valutare l’utilizzo della solidarietà di tipo ‘B’ fino a dicembre, gli ammortizzatori meno convenienti per i lavoratori. E non ci sembra che dall’incontro odierno non siano giunti passi in avanti decisivi per normare il mercato e dare prospettive occupazionali al settore. Ci si vedrà nuovamente al Mise mercoledì prossimo alle 10,30”. Lo dichiarano il segretario Slc Cgil Palermo Maurizio Rosso e la componente di segreteria Slc Cgil e Rsu Almaviva Rosalba Vella, dopo l’incontro che si è svolto questa mattina al Mise sul settore dei call center. Per Maurizio Rosso e Rosalba Vella rimangono ancora intatte le preoccupazioni sull’assenza di regole nel settore, ormai da troppo tempo. Da qui le richieste della Slc, che ha incalzato il governo. “Al governo abbiamo chiesto azioni concrete per far applicare le regole e per far sì che quello dei call center sia posto al centro della discussione come il settore industriale su cui costruire prospettive di sviluppo, di occupazione e di radicamento sul territorio, condizioni fino ad oggi mancate. E abbiamo ribadito il concetto che per noi è assolutamente da scartare la decisione di applicare la mobilità solo sui tre siti di Palermo, Roma e Napoli. Per noi Almaviva è un’azienda e come tale le difficoltà vanno distribuite sui tutto il gruppo”. Secondo Maurizio Rosso e Rosalba Vella la strada degli ammortizzatori sociali non porta alla risoluzione dei problemi del settore: “Ancora una volta abbiamo cercato di capire come risolvere questa vertenza. Il governo ha detto che le soluzioni non potranno essere velocissime e ci sarà bisogno di mesi. L’azienda ha chiesto una soluzione rapida. Noi diciamo che le misure dovranno essere velocissime, sia da parte del governo che dell’azienda”.

“Per l’Italia dei valori un accordo per i 2.988 lavoratori di Almaviva, di cui il 50% è a Palermo, è possibile. In questa vertenza riteniamo fondamentale il ruolo del governo affinché si definiscano nuove regole sulla concorrenza, in particolare quando alle gare di appalto partecipano aziende che hanno delocalizzato le attività fuori dall’Europa, e si individuino delle apposite clausole sociali in caso di modifiche all’appalto originario”. A dirlo è il segretario nazionale dell’Italia dei Valori Ignazio Messina, secondo il quale “a seguito dell’adozione di questi due provvedimenti, che l’esecutivo dovrà assumere prima del nuovo incontro del 20 aprile presso il ministero dello Sviluppo, l’azienda Almaviva dovrà ritirare le procedure di licenziamento discutendo di ammortizzatori sociali per evitare di lasciare per strada migliaia di giovani che lavorano nel Mezzogiorno. Idv opererà a partire dalle sedi Istituzionali, in primo luogo in Parlamento, per regolamentare al meglio questo settore, specialmente quello delle gare d’appalto che determinano il sistema di assegnazione del lavoro. Queste regole devono, per noi, assumere i criteri, i principi e i valori presenti in Europa”.

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