"Stavolta aveva un presentimento" - Live Sicilia

“Stavolta aveva un presentimento”

Messina, il dolore per Francesco Currò
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Ha alzato un muro, un muro di dolore, mamma Currò. Ha perso Francesco, il militare morto stamani nell’ennesima tragedia consumatasi in Afghanistan. Stavolta nessun ordigno, nessuna raffica a spegnere la vita di tre “dei nostri” . Stavolta solo un destino più forte di una deflagrazione ad uccidere. L’esplosione, invece, l’hanno sentita in petto i genitori dei tre militari dell’Esercito italiano, il caporal maggiore Francesco Currò, 33 anni, di Messina, il primo caporal maggiore Francesco Paolo Messineo, 29 anni, di Termini Imerese, ed il caporal maggiore Luca Valente, 28 anni, di Lecce, morti stamani durante una missione di pace in territorio di guerra, in un incidente stradale. Una tragedia che ha sconvolto tre nuclei familiari, e in quello di Francesco Currò non c’è stato spazio per il cordoglio degli altri.

La madre del giovane militare, che abita a Cumìa, una frazione collinare di Messina, ha chiuso la porta alle visite di Stato, ai telegrammi in arrivo dalla Presidenza della Repubblica, dalla Regione. Vuol piangere da sola quel figlio scomparso. Il mezzo del contingente italiano, ( quattro a bordo, uno è rimasto ferito), è rimasto coinvolto in un incidente avvenuto a circa 20 chilometri a sud-ovest di Shindand.

Nell’attraversare un corso d’acqua il veicolo si è ribaltato intrappolando al suo interno Currò, Messineo e Valente. Il quarto, fortunatamente, è riuscito ad uscire dall’abitacolo. Facevano parte del 66esimo Reggimento fanteria Trieste che ha sede a Forlì. Forlì sembrava già lontana agli amici di Cumìa, quel piccolo villaggio di 500 abitanti, sopra Messina. Dicono che l’ultima volta che hanno visto Francesco, quando venne a salutare la madre poco prima di partire per la missione, avessse come un presentimento. Ripeteva che in Afghanistan è molto pericoloso e non c’è sicurezza. Dicono che era sempre felice quando tornava in Sicilia e parlava spesso delle sue missioni all’estero. Era fiero di servire la nazione.

Di lui, una compagna di scuola dice: “Era un ragazzo solare che voleva vivere e fare esperienze. Ricordo che era un ragazzo a cui piaceva la natura, passeggiare all’aria aperta e suonare la chitarra”. Il militare aveva un fratello gemello che si è da tempo trasferito a Bergamo per lavoro. Mamma Currò, questo pomeriggio, ha aperto la porta di casa soltanto a lui. E lo zio Pietro Morabito: “Questa volta non voleva partire era come se avesse un presentimento, che potesse accadere qualcosa, ma poi è andato lo stesso”.


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