In morte di Steve Jobs, esprimiamo un desiderio impossibile. Vorremmo che si reincarnasse nel corpo di un palermitano, con un nome palermitano: Totò, Iachino, Ruggero. Non importa. Vorremmo che prendesse il posto – come accade in un film – di una delle tante iguana panormitane abbuttate di campare. Un tischi toschi del generone alle sarde a beccafico, un fracassatore di serenità altrui nella movida del centro, un intellettuale della frittola, un luminare del cocktail. Vorremmo a Palermo un uomo capace di sognare e di realizzare un altro mondo. Vorremmo Steve sindaco, anche se si chiamasse Iachino.
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