CATANIA – Stipendi d’oro e privilegi: gli avvocati sfidano la Cassa. Non sono tempi facili per gli avvocati, costretti a fare grossi sacrifici per pagare i collaboratori e investire nell’aggiornamento professionale, dovendo però versare somme esose per la Cassa Forense. Qualcuno è arrivato addirittura a cancellarsi dall’albo per evitare sanzioni salatissime in caso di mancato pagamento della quota. Parliamo di una cifra base, per chi guadagna fino ai diecimila euro, di circa tremilaseicento euro annuali destinati a crescere per chi entrate più alte arrivando al 10% dell’imponibile e al 4% sul fatturato. Alla luce di una situazione complicata per legali che, a conti fatti dopo avere versato tanto si potrebbero ritrovare, dati alla mano, all’età di settant’anni con una pensione di 370 euro, si sommano i compensi esorbitanti di chi si occupa di amministrare e controllare la Cassa.
Negli ultimi giorni sotto i riflettori sono finiti proprio i compensi degli amministratori e da qui è partita una petizione, messa a punto da alcuni legali catanesi, contro sprechi e compensi esorbitanti. “Allo stato ci riferiamo solo a questa voce di bilancio, parliamo di quasi 3 milioni di euro, -scrivono i promotori della petizione – a questa cifra si arriva sommando gli emolumenti annuali per le cariche a titolo esemplificativo il Presidente percepisce circa 73 mila euro ed il suo vice 56 mila, a questi emolumenti fissi verifichiamo l’aggiunta di 413 euro a titolo di gettone di presenza”. “In questo momento storico la crisi dell’avvocatura è evidente a tutti, tanti troppi avvocati fanno sacrifici enormi ogni due mesi per pagare quanto dovuto, togliendo risorse economiche (ed anche emotive) all’aggiornamento professionale, alla retribuzione dei collaboratori. Assistiamo a continue cancellazione dagli albi da parte di avvocati di tutte l’età per difficoltà di ogni tipo, ma tra queste proprio il pagamento della Cassa forense”, scrivono gli avvocati. “E’ evidente, pertanto – si legge nella petizione- che simili costi di gestione, sono palesemente inopportuni e ci consentirete indecorosi. Molti giovani avvocati ritengono che le somme versate per la cassa mai rientreranno sotto forma di pensione nei loro portafogli. E se questa percezione può apparire esagerata, compiendo attraverso il sito della cassa delle simulazioni pensionistiche, tanto esagerata non lo è più. Parliamo di pensioni da fame percepite ad età molto avanzata. Per questo un numero elevatissimo di avvocati vede pagamento della Cassa come un balzello da versare esclusivamente per continuare ad esercitare la professione che si è sempre sognato : essere avvocati”.
Messo a fuoco il problema centrale, i legali avanzano una richiesta: “l’abbattimento drastico dei conti di amministrazione”. “Per questo- si legge ancora- siamo qui non chiedervi conto del vostro operato, almeno per adesso, siamo qui a chiedervi un atto di opportunità e di Giustizia professionale. L’abbattimento drastico e immediato dei costi di amministrazione e controllo di un ente che sappiamo non essere una fonte di prebende e compensi per pochi, ma una Cassa che dovrebbe assicurare un vecchiaia serena a chi ha dedicato una vita alla tutela dei diritti”. “Questi sono gli avvocati, ed un avvocato che compie sacrifici economici non è un avvocato sereno e un avvocato non sereno non potrà mai essere un buon avvocato. Servire la Cassa Forense è un onore perché si serve l’Avvocatura tutta, pertanto nessuno, men che mai voi, si potrebbe lamentare di un atto di decoro e di senso di responsabilità. Un primo, e non certo l’unico, passo per rendere meno odiosa la Cassa Forense”. “Siamo certi che non penserete che la nostra richiesta sia populista o demagogica, siete rappresentanti degli avvocati, e faremo un torto a voi e a noi che vi abbiamo eletto se qualcuno possa pensare a richieste di tal tipo. Siamo certi in un vostro pronto e immediato riscontro a quello che è allo stato una richiesta indirizzata al Consiglio tutto e non ai singoli componenti”, scrivono nella petizione gli avvocati Goffredo D’Antona (primo firmatario), Monica Foti, Salvatore Manna, Biagio Tinghino, Dario Pruiti e Francesco Auricchella. La petizione, nel giro di pochi giorni ha raccolto le adesioni di oltre tremila avvocati non soltanto catanesi tra mail e firme raccolte in tribunale.