PALERMO – La ragazza diciassettenne, reo confessa della strage di Altavilla Milicia, è capace di intendere e volere. E lo era anche quando uccise la madre e i due fratellini con la complicità del padre, Giovanni Barreca, e secondo l’accusa, di una coppia di fanatici religiosi, Massimo Carandente e Sabrina Fina.
Lo ha stabilito il perito, un neuropsichiatra infantile di Roma, nominato dal giudice per l’udienza preliminare Nicola Aiello del Tribunale per i minorenni. Il processo, dunque, va avanti. Il prossimo 6 marzo ci sarà la requisitoria del pubblico ministero. Poi, la sentenza.
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La figlia segue le sorti del padre. Giovanni Barreca prima fu dichiarato totalmente incapace e fu disposto il ricovero in una Rems. Qualche giorno fa il giudice per l’udienza preliminare che lo ha rinviato a giudizio ha deciso invece che meritava di tornare in carcere, sposando la linea della Procura di Termini Imerese.
La ragazza ha ammesso le proprie responsabilità confessando di aver agito per liberare la famiglia da presenze demoniache. Nella villetta degli orrori furono torturati e uccisi Antonella Salamone e i figli Kevin ed Emmanuel 16 e 5 anni. Legati e seviziate con gli attrezzi del camino e le padelle nella convinzione che dovessero essere liberate dal demonio. Il corpo della donna fu dato alle fiamme.
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Se Giovanni Barreca, padre e marito delle vittime, e la figlia hanno confessato, Sabrina Fina e Massimo Carandente si sono sempre professati innocenti.