Strage di Altavilla, Virga: "Alberi al posto della casa degli orrori"

Strage di Altavilla, Virga: “Alberi al posto della casa degli orrori”

La famiglia sterminata. Parla il sindaco

PALERMO- “Siamo stanchi, ma siamo orgogliosi della nostra compattezza. Andiamo avanti…”.

Pino Virga, sindaco di Altavilla Milicia, è un uomo esile di corporatura, quanto robusto nella tenacia. È un primo cittadino amato dalla sua comunità e apprezzato anche ‘oltre confine’. In qualunque frangente, perfino il più duro, non rinuncia mai al suo garbo e alla disponibilità che offre a tutti.

La ‘strage di Altavilla’ ha lasciato una cupa ombra di dolore da cui non è semplice liberarsi. Il sindaco l’ha detto più volte che l’intento non sarà mai quello di cancellare dalla memoria una tragedia, per la sua natura stessa, indimenticabile. Semmai si dovrà ricominciare a respirare con pienezza. Dalla telefonata di Giovanni Barreca in poi un abisso si è spalancato dentro l’anima della cittadina in provincia di Palermo. Pino Virga, in questa chiacchierata, mette insieme tutte le sue riflessioni, nell’arco del tempo, e annuncia la volontà di abbattere la villetta in cui si è consumato l’eccidio, se ci saranno i requisiti previsti. La voce al telefono è stanca, ma determinata.

Sindaco, come si riesce a reggere tanta tensione?
“Io sono sul pezzo ventiquattr’ore al giorno. Quando posso, mi dedico al giardinaggio che mi aiuta moltissimo e mi dà serenità. Una tradizione di famiglia… e mi pare di rivedere tanti volti cari, quando sono davanti a un albero”.

Il turbamento è, ovviamente, ancora profondo.
“Sì, non potrebbe essere altrimenti. La vicenda è atroce di per sé, in più, a me e ai miei concittadini dà fastidio la spettacolarizzazione che si sta facendo, a livello mediatico”.

Cosa, soprattutto?
“Certe allusioni su Altavilla non mi vanno giù. Siamo stati coinvolti come territorio, ma qui c’è gente sana, accogliente e generosa. Le situazioni estreme possono accadere ovunque. E noi abbiamo tanto di bello da raccontare”.

Cosa, per esempio?
“In questi ultimi anni siamo stati forti e coesi, durante la pandemia che ha seminato lutti anche qui. Tutti hanno vissuto gli ostacoli con determinazione e con l’affetto per il prossimo. Siamo pieni di tradizioni, di bellezza, di attenzione: questa è Altavilla Milicia. E non accettiamo certi stravolgimenti”.

Di quali stravolgimenti parla?
“Le cito uno dei tanti episodi, il nostro pastore, don Salvo Priola, rettore del Santuario, è stato tirato impropriamente in ballo e aveva solo proposto una riflessione generale sul male che esiste. Come esiste il diavolo, secondo la stessa Chiesa. Io mi preoccuperei piuttosto un sacerdote che negasse il punto”.

L’arcivescovo di Palermo, monsignor Lorefice, vi è stato molto vicino.
“Non possiamo che nutrire sentimenti di gratitudine per Don Corrado che ci ha fatto percepire la sua paterna carezza, in un frangente complicatissimo”.

Lei, sindaco, come ricorda il giorno in cui tutto ha avuto inizio?
“Come una esperienza che non dimenticherò mai che si è manifestata con la telefonata del comandante dei carabinieri che mi parlava di una tragedia di proporzioni inimmaginabili”.

Teme che la villetta dei Barreca, il luogo della violenza, potrebbe diventare meta di pellegrinaggi morbosi?
“Sì, infatti sul punto ho una idea precisa. Pensiamo che potrebbe essere abusiva. Se questo sarà accertato, la abbatteremo e pianteremo degli alberi di ulivo in quel perimetro d’orrore. Sarà anche questo un modo per ricominciare”. (nella foto la veglia di preghiera ad Altavilla Milicia)


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