“Sono turbato, sì, qui allo Zen, siamo tutti turbati per quello che è successo. Per le povere vittime, per le vite sconvolte di tante famiglie, dopo la strage di Monreale”.
Padre Giovanni Giannalia, parroco della chiesa di San Filippo Neri, nel cuore di un quartiere difficile, è uno spirito missionario dal sorriso gentile e dall’eloquio pacato. Nato a Villabate, è tornato in Sicilia dopo vent’anni di assenza.
La strage di Monreale
La sua voce esprime un sentimento forte di dolore in calce alla cronaca. Tre ragazzi dello Zen, Salvatore Calvaruso, Samuel Acquisto, Mattias Conti, sono gli accusati di una notte di spari e ferocia. Tre ragazzi di Monreale, Massimo Pirozzo, Andrea Miceli, Salvatore Turdo, hanno perso il dono inestimabile della vita, a causa dell’altrui violenza.
Padre Giannalia aveva già parlato, agli albori delle indagini. Ma, adesso, le presunte responsabilità si vanno allargando, cresce, se possibile, il senso d’angoscia.
“Un gruppo in azione”
“Sapevamo tutti fin dall’inizio, per quello che abbiamo letto, che non poteva essere stato uno solo, che è entrato in azione un gruppo – dice padre Giovanni – lo riferisco da semplice osservatore esterno, non addentro alle dinamiche investigative”.
“Tutto quello che di terribile è successo – continua – va pure inquadrato nel disagio giovanile, nella fragilità di persone che si sono lasciate attrarre da riferimenti apparentemente vincenti, per la tracotanza e l’aggressività. Non possiamo, secondo me, identificare l’accaduto con un contesto di criminalità organizzata. Siamo, invece, nell’ambito del deliro di onnipotenza di ragazzi, come tanti altri, che hanno sbagliato e che sono stati trascinati da un modello negativo. Chiaramente ognuno è responsabile delle proprie scelte”.
“Allo Zen persone perbene”
Come sta reagendo il rione alle notizie che si susseguono? “Spesso – dice il parroco – viene offerto un riflesso falso. Basta uno che scrive sui social o afferma scemenze e scatta la chiamata in correità. Io vedo e ascolto tanti che soffrono, magari appena con un accenno. Tanti altri si sono schierati decisamente contro la violenza e la sopraffazione”.
“La grande maggioranza della gente, qui, è perbene – conclude padre Giovanni – e non può essere confusa con una minoranza arrogante. Pure le famiglie degli indagati stanno soffrendo tantissimo, lo sottolineo col massimo rispetto e con la più affettuosa vicinanza alle famiglie delle vittime”.