CATANIA – “Siamo tutti fratelli, non dimentichiamolo”. Così ha esordito don Piero Galvano, direttore della Caritas Diocesana, durante la presentazione per la Sicilia del XXIII Rapporto Immigrazione 2013 compilato congiuntamente dalla stessa Caritas e da Migrantes. Il titolo è “Tra Crisi e diritti umani”. Le pagine sono 345 e raccontano di un fenomeno che, se da un lato ha visto nel solo 2013 un aumento considerevole degli sbarchi, dall’altro ha fatto registrare una diminuzione del numero degli immigrati che decidono di risiedere stabilmente in Italia e in Sicilia. Aumenta invece il numero di donne, neonati e giovanissimi. Numeri che risentono fortemente della crisi economica in corso, e che – secondo Vincenzo La Monica, uno dei redattori del dossier – “smentiscono i risultati della Bossi-Fini”
I dati. La popolazione straniera in Sicilia è pari a 139.410 unità. Più della metà vive nelle sole città di Catania, Messina e Palermo. Guardando alle nazionalità, i primi nel territorio isolano sono i rumeni (40.301), a seguire tunisini (16.743), marocchini (13.388), srilankesi (11.370), cinesi (6.544). Sono 23.361, invece, gli immigrati residenti nella sola Catania (+ 78,2% dal 2007 ad oggi). I minori sono 7.710. La percentuale di donne è pari al 54,8%. Le nazioni di provenienza degli stranieri che abitano il territorio etneo sono Sri Lanka, Romania, Mauritius e Cina.
Importante pure il numero degli occupati che è di 19.382 unità. La percentuale al femminile è del 40,5%, mentre l’incidenza è del 6,8% sul numero complessivo dei lavori catanesi. In Sicilia sono 8.633 le imprese intestate a stranieri, che salgono a 10.704 contando anche amministratori e soci non italiani. A Catania sono 1.819, un incremento dell’8,9% rispetto al report dello scorso anno. I più intraprendenti sono i marocchini, i cinesi e gli immigrati provenienti dal Bangladesh. Comunità che assieme raccolgono il 65% dei lavoratori stranieri. A seguire i senegalesi.
Al di la dei numeri “permangono ancora tanti interrogativi sulla realtà dei migranti”. Commenta Piero Galvano che aggiunge: “Sono altrettanti i luoghi comuni. C’è da chiarire intanto che noi della Caritas non facciamo semplicemente da ammortizzatore sociale. Vogliamo essere semmai promotori di una cultura di accoglienza. È necessario puntare quindi ad una conoscenza reciproca delle fedi e delle culture. Per questo, al momento – lancia l’appello il direttore della Caritas catanese – siamo in cerca di collaboratori stranieri”.
Se per il diacono Giuseppe Cannizzo, responsabile catanese di Migrantes, “l’emergenza sul fronte minori non può dirsi conclusa”, entra nel dettaglio della questione Teresa Consoli, docente di Sociologia giuridica presso l’Università di Catania: “Non si è ancora compreso – spiega – che parlando di immigrati minorenni si parla pure del futuro del nostro paese. La loro richiesta di miglior condizioni di vita pesa come un urlo. È necessario affrontare con urgenza questo discorso. Mi spiace che su tutto questo non si sia ancora aperto un serio dibattito nel paese. Ancor meno – ha aggiunto la sociologa – si è discusso sui meccanismi che dovrebbero regolare l’accoglienza di chi ha pieno diritto d’asilo”.