PALERMO – Sono 711 e ogni giorno, per recarsi a scuola, devono sperare che qualche amico o familiare li accompagni con un mezzo adatto, visto che il servizio pubblico che dovrebbe garantire loro il trasporto è sospeso da gennaio. L’unica cosa che le istituzioni riescono al momento a offrire è il rimborso chilometrico della benzina, ossia un quinto di quanto spendono per andare a scuola e tornare a casa, sempre che qualcuno possa accompagnarli.
E’ questa la situazione in cui si trovano da gennaio gli studenti delle scuole superiori della provincia di Palermo, dal momento che la cooperativa che fino a dicembre svolgeva il servizio (da almeno una decina d’anni) ha rifiutato la proroga e che la gara per riassegnarlo è andata deserta per ben quattro volte.
La Città metropolitana, che ha preso il posto della Provincia regionale di Palermo, non può far altro che allargare le braccia. “La legge non ci consente alternative – dice Filippo Spallina, dirigente, fra le altre cose, delle Attività sociali – e le gare sono andate deserte. Noi facciamo tutto quello che possiamo, abbiamo anche anticipato le somme per gli altri servizi”. La Città metropolitana ha infatti il compito di aiutare gli studenti disabili delle sole scuole superiori, visto che materne, elementari e medie sono di competenza dei comuni. Ma la situazione, da qualche mese, si è fatta più ingarbugliata: l’Ars alla fine dello scorso anno ha infatti deciso di assegnare la titolarità dei servizi alla Regione, cosa che dovrebbe garantire le risorse, ma lasciando la gestione agli enti intermedi che fanno da agenti di cassa. Un passaggio che non è stato però indolore.
“Nel 2016 abbiamo anticipato più di sei milioni di euro, ma la Regione finora ci ha detto che intende rimborsarne solo uno che si riferisce al periodo da settembre a dicembre – spiega Spallina – in pratica abbiamo una perdita secca di 5 milioni”. La Città metropolitana assicura una serie di servizi agli studenti con disabilità: trasporto, autonomia, igienico-personale, comunicazione per ipovedenti e ipoudenti. “Il Glis, ossia il gruppo locale inter istituzionale, stabilisce a chi assegnare i servizi e in che misura – continua il dirigente dell’ex Provincia – ma noi facciamo tutto il possibile: abbiamo addirittura ridotto il rapporto tra operatore e studenti da uno a cinque a uno a quattro. A volte veniamo accusati ingiustamente, siamo oggetto di pesanti accuse da parte di alcuni ma insieme ai miei funzionari facciamo i salti mortali, lavoriamo con abnegazione e spirito di sacrificio, cerchiamo in tutti i modi di evitare disservizi facendo gli interessi dei disabili e dei lavoratori”.
La modifica legislativa, come detto, ha assegnato la titolarità dei servizi alla Regione, il che significa che per indire le gare Liberi consorzi e Città metropolitane devono aspettare i fondi che finora hanno consentito di coprire il fabbisogno fino a giugno. Palermo ha attivato quindi le proroghe per evitare interruzioni, ma non tutto è filato per il verso giusto. La cooperativa San Giuseppe di Bagheria, per esempio, non ha accettato di continuare a effettuare il trasporto in tutta la provincia e le quattro gare indette sono andate tutte deserte. “L’unica alternativa che ci rimane è il rimborso chilometrico alle famiglie, stiamo studiando possibili soluzioni per settembre”, dice Spallina che aggiunge: “A novembre del 2015 abbiamo potenziato i controlli su tutti i servizi con un gruppo ispettivo: in alcuni dei 40 casi su 62 analizzati, abbiamo riscontrato anomalie di carattere amministrativo”.
Il sospetto è che i controlli più serrati abbiano creato delle difficoltà. “I controlli sono diventati oppressivi – dice Fabio La Mantia della cooperativa San Giuseppe – ma la verità è che non ci sono i margini per portare avanti un servizio che è pagato troppo poco. Prima ci veniva rimborsato il 25% del mezzo viaggio, ossia quando ci rechiamo dallo studente e questo, per un motivo qualsiasi, non può andare a scuola, ma adesso nemmeno quello. Un viaggio ci costa mediamente 7,5 euro, troppo poco e non ce la facciamo. Inoltre non possiamo ricomprare i mezzi ogni cinque anni, a fronte di un ritorno economico così risicato”. La cooperativa ha quindi rifiutato la proroga e adesso una cinquantina di posti di lavoro sono a rischio. “Abbiamo chiesto un tavolo di concertazione, ma abbiamo trovato un muro – conclude La Mantia – ci spiace che i disabili restino a casa, la nostra cooperativa sociale nasce appunto per fornire a loro un servizio”.
Anche un’altra cooperativa ha gettato la spugna, ossia quella che garantiva autonomia e igienico-sanitario nel lotto Palermo ovest che comprende parte della città e la zona delle Madonie. Ma qui per fortuna le cose sembrano andare meglio: la Città metropolitana ha aggiudicato entrambi i servizi a una cooperativa del Nord Italia. “Nel 2016 abbiamo avviato i bandi per l’igienico-sanitario prima ancora che la Regione intervenisse normativamente – aggiunge Spallina – proprio perché tentiamo in tutti i modi di garantire i servizi e comprendiamo i disagi delle famiglie e degli operatori. La Regione dovrebbe emanare linee guida non solo per la disabilità grave, rendendo omogenei i servizi e dialogando con le scuole, gli enti locali, le Asp e le famiglie. Si potrebbero accelerare i pagamenti alle cooperative ricorrendo alle polizze fideiussorie, mentre per evitare i disservizi stiamo studiando la formula dell’accreditamento: sarebbe la famiglia in questo modo a scegliere. Ma è necessario che la Regione intervenga”.
E se le difficoltà ci sono per i servizi mattutini, grosse criticità si riscontrato anche nei pomeridiani: “Non si è disabili solo per mezza giornata, ma 24 ore su 24 – dice Angelo Barranca della Cisal Attività sociali – ci appelliamo alle istituzioni affinché vengano garantiti tutti i servizi ai ragazzi”.